XXXI MADISON'S POV

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Apro gli occhi e ci metto qualche secondo per mettere a fuoco quello che vedo, la testa mi scoppia e non riesco a pensare lucidamente. Mi aiuto con tutta la forza che ho in corpo per riuscire a sedermi, cerco di ricordare come mai sono finita sul pavimento e perché improvvisamente sento una forte emicrania. Mi guardo intorno e vedo la porta d'ingresso aperta, prendo paura quando nella mia testa rivivo ciò che è successo. Comincio ad agitarmi quando capisco che in casa ci sono solo io. Faccio fatica ad alzarmi dal pavimento e aggrappandomi a tutti i mobili della casa riesco a raggiungere la camera di Camille, lei non è qui.

"Camille" dico, la voce esce piano.

Raggiungo barcollando anche il bagno e camera mia "Camille" dico un po' più forte.

Niente. Non c'è nessuno. Le lacrime cominciano a bagnarmi gli occhi e se già prima era difficile stare in piedi, camminare e vedere lucidamente, ora è quasi impossibile.
Mi avvicino al letto e cerco di concentrarmi il più possibile. Non so bene cosa è successo e nemmeno quanto tempo fa è accaduto ma so per certo che Camille non è qui e devo trovarla. Prendo il telefono e mi sforzo al massimo per cercare il suo numero nella rubrica, mi accorgo solo dopo aver sentito la segreteria che il suo telefono l'ho gettato nel water e che anche se non lo avessi fatto non sarebbe stata lei a rispondere probabilmente. La mia testa è molto lenta nei ragionamenti, ci metto un po' prima di decidere di chiamare Harry. Pure questa decisione è inutile perché il suo numero non ce l'ho, l'unica alternativa è chiamare Noah sperando che risponda. Fortunatamente per me e le mie capacità cognitive il telefono squilla e non passa molto prima di sentire la sua voce rispondere.

"Pronto?" Capisco di averlo svegliato dal tono che usa.

"N-Noah" balbetto tra le lacrime e l'agitazione.

"Madison cosa succede?" Si schiarisce la voce e cerca di svegliarsi.

Respiro profondamente e mi impegno a combattere il mal di testa che non mi fa ragionare.

"I ladri sono entrati" rispondo.
Devo essere più chiara non si capisce quel che è successo.
"Camille non c'è più, è entrato qualcuno e io mi sono appena ripresa ma Camille non c'è" comincio a piangere disperatamente.

"Arrivo subito, stai al telefono con me" dice agitato.

Sento un sacco di rumore dall'altra parte della chiamata. Porte aprirsi, rumori di passi di corsa, Noah che chiama Ethan e lo sveglia. Gli dice solo di alzarsi e muoversi, altre porte e altri passi.

"Merda" sbotta dopo un secondo di silenzio.

"Cosa c'è?" Chiedo preoccupata.

"Harry non è a casa, tu continua a stare al telefono, adesso arriviamo" mi avvisa.

Non riesco a pensare a come mai Harry non è a casa, non riesco nemmeno a pensare a cosa può essere successo alla mia amica. L'unica cosa che pervade la mia mente è lo stordimento e la paura. Sento il motore dell'auto accendersi, Noah che ordina ad Ethan di contattare Harry e di venire immediatamente nel nostro condominio. Torno in salotto per essere pronta ad aprirli quando arriveranno. Mi vengono i brividi quando vedo la porta ancora aperta, recupero un coltello da cucina e mi siedo vicino all'entrata. Non è molto ma per la mia testa in questo momento è il massimo che riesco a fare. Non sento bene le conversazioni dei ragazzi al telefono ma continuo a stare in linea aspettando il loro arrivo.

"Madison, ci sei? Apri siamo qui" dice Noah al telefono.

Mi alzo per aprire il portone d'ingresso e aspetto con ansia il loro arrivo in appartamento. Raggiungono il piano di corsa e quando arrivano hanno entrambi un espressione abbastanza spaventata. Noah si avvicina e mi abbraccia subito, io scoppio di nuovo a piangere. Si stacca un po' per guardarmi.

Can we surrender?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora