LIII

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Mi volto, di nuovo, di scatto. Non è Ethan.

I ricci impeccabili sono di Harry, il suo sguardo verde intenso incrocia il mio mentre cammina sicuro nella nostra direzione. Indossa dei pantaloni marroni e una t-shirt polo bianco panna, è a maniche corte il che mette in risalto i suoi muscoli e i nuovi tatuaggi che non avevo mai visto prima d'ora. Cerco di rimanere composta ma se potessi mi scioglierei, è talmente bello che non mi reggo in piedi.

Mi riprendo, ricordandomi tutto il lavoro che ho dovuto fare in questi mesi per non crollare a causa della nostra rottura definitiva. Scovo con la coda dell'occhio una stanza secondaria dove poter scappare, senza pensarci due volte mi incammino in quella direzione per tenere le distanze. Perché è venuto qui? Non credo che Isobel lo abbia invitato sapendo com'è la situazione, tutti sanno che non ci parliamo da tempo ormai. Perché è venuto allora? È così cattivo da volermi rovinare pure il girono del mio compleanno? Stava andando tutto a gonfie vele.

"Camille aspetta" lo sento urlare da dietro.

Erano mesi che non sentivo il suono della sua voce, Dio come vorrei fermarmi e lasciarlo parlare di qualsiasi cosa solo per sentirlo ancora. Scaccio via i pensieri e cammino più velocemente entrando in un'altra stanza.

"Camille fermati" dice ancora.

No, non farlo, ripeto nella mia mente.

Afferra il mio polso e mi ferma immediatamente, mi tira verso di se per farmi girare senza mollare la presa. Incrocio di nuovo il suo sguardo e tutto il mio corpo rabbrividisce, sento che tutti i pianti superati, le frasi motivazionali che mi sono ripetuta per andare avanti, le giornate passate in compagnia per ricercare la serenità perduta, improvvisamente si frantumano e mi sento fragile sotto i suoi occhi.

"Mollami" dico duramente.

Rimane a fissarmi con la presa salda sul polso, sembrano attimi interminabili, mi sento così indifesa, mi ha presa alla sprovvista, l'ultima cosa che mi sarei aspettata era di vederlo arrivare qui. Allenta finalmente la presa, mi massaggio delicatamente il polso e distolgo lo sguardo dal suo.

Harry rimane in silenzio, mi aspettavo che avesse qualcosa da dire, è venuto fino a qui per cosa? Mi ha rincorsa senza lasciarmi andare via e non ha nulla da dirmi?

Alzo il viso per incrociare i suoi occhi verdi, faccio un gesto espressivo per sollecitarlo a parlare, che sputi il rospo così posso tornare a divertirmi e lui può andarsene.

"Buon compleanno" dice, leggermente titubante.

Mi prende in giro?

"Sei venuto fino a qui per farmi gli auguri?" Mi sembra ovvio che non è questo il motivo, il fatto che me lo abbia detto mi fa innervosire perché vivevo meglio senza, stavo bene poco fa.

"No" dice.

Aggrotto la fronte, non capisco cosa vuole e forse non voglio neanche saperlo a questo punto, non voglio arrabbiarmi il giorno del mio compleanno.

Comincio a camminare, questa volta in direzione della festa, lasciandomi Harry alle spalle. Non doveva venire, ha rovinato tutto. E per di più non ha nemmeno il coraggio di dirmi cosa vuole, viene qua come se avesse il diritto di trattarmi come vuole, si mostra a me per ricordarmi che non sono ancora del tutto passata oltre alla nostra storia e poi non dice nulla.

"Fermati un attimo cazzo" Harry richiama la mia attenzione.

"Che vuoi?" Sbotto.

"Perché ti comporti sempre così?" Sembra un po' disperato.

Così come? Auto protettiva nei miei confronti? Perché so quanto puoi spezzarmi ancora, so quanto i pezzi che ho ricomposto con tanta cura sono fragili e solo la sua presenza qui potrebbe distruggermi.

Can we surrender?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora