28. Padre e figlia (rev.02)

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Adriel stava finendo il secondo bicchiere di succo d'arancia quando Ben le raggiunse. Notò che il padre aveva ripreso colore in viso, ma quando i loro sguardi si incrociarono, spostò rapida l'attenzione su Max, nella vana speranza di riuscire a non dare a Ben il piacere di sentire il suo sollievo.

Il ragazzo però fu istantaneo nella lettura, fece però finta di nulla e prese silenziosamente posto al tavolo, di fronte a lei.

Estrasse poi il pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni e se ne infilò una in bocca. Max gliela levò con uno scatto.

"Scherzi?! Billie mi ammazza se sente odore di fumo in casa."

"O questa o un whisky doppio." La sfidò lui, fulminandola con lo sguardo.

Aveva bisogno di alleggerire la tensione degli ultimi avvenimenti e fumare era il solo metodo naturale che da sempre aveva effetto su di lui.

Max, intenzionata a farlo desistere, seppur consapevole dell'incapacità dell'amico di reggere l'alcol, andò al pensile più vicino e tornò al tavolo con una bottiglia di whisky e un bicchiere che riempì per metà. Lui, preso in contropiede, con nonchalance, scansò il bicchiere e iniziò a parlare.

"Ti chiedo scusa." Disse rivolto alla figlia, la sigaretta stretta tra l'indice e il pollice della mano sinistra, lo sguardo basso incollato al tavolo.

La sincerità con cui pronunciò quelle tre parole spiazzò entrambe. Nessuna delle due si aspettatava un esordio così pacato e schietto. Max era francamente sorpresa nell'essere riuscita a convincerlo ad aprirsi subito completamente; Adriel, invece, era convinta che avrebbe esordito vomitandole addosso il peggiore tra i rimproveri.

"La capacità di assorbire le energie può essere letale per gli altri. Avevo bisogno che tu capissi subito fino a che punto puoi arrivare." Con un cenno della mano bloccò l'intervento di Adriel per concludere: "se ti avessi detto prima quello che avevo in mente di fare, non saresti stata naturale."

"Cosa c'è di naturale nell'uccidere qualcuno senza volerlo?!" ribatté lei sgranando gli occhi e scuotendo la testa.

"Non saresti stata te stessa" proseguì lui calmo, "e non avresti capito come controllare la tua capacità."

"Scusa!?" lo interruppe lei al limite della confusione. "Forse ero troppo presa dal panico per potermi controllare e capire come evitare di succhiare la vita dal tuo corpo!"

"Hai sentito la sete, vero?" tagliò corto lui, guardandola con un'intensità disarmante. "La sete di energia, quando gli altri vedenti ti hanno spaventato e quando Burt poi ti ha terrorizzato."

Adriel si bloccò. Le parole di Ben avevano scoperto una sensazione precisa che non ricordava di aver provato, ma che tornò a farsi sentire pulsante, come quando l'aveva avvertita nascere dentro di lei solo qualche ora prima.

Ben lesse chiaramente la sua reazione. Era profondamente mortificata nell'essersi sentita attratta, anche solo per qualche istante, dal piacere di quel richiamo istintivo.

Anche Max sapeva a cosa Ben stesse alludendo. In passato lui stesso le aveva raccontato di essersi trovato in bilico su quella sorta di limite proibito che solo la sua energia sembrava essere in grado di creare. Rivide negli occhi grandi ed espressivi di Adriel, lo stesso senso di colpa che avevano quelli di Ben il giorno in cui lo aveva ascoltato aprirsi con lei.

"Solo io e te siamo in grado di percepirla. Ci può capitare di avvertirla quando siamo a corto di energia o se siamo in balia di uno sbalzo di livello che non riusciamo a controllare. L'energia che ci circonda, se intensa e confortante, diventa una specie di fonte cui attingere per sentirci meglio e la sete che proviamo ci spinge ad assorbirla."

La Rivelazione di AdrielWhere stories live. Discover now