Capitolo 20

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-sono morta- quasi urlò Merida buttandosi a peso morto su quello che sapeva essere il letto di Dante. Come aveva detto la ragazza la riunione di Simon era stata incentrata sullo scegliere la futura carriera e dopo aver presentato ai ragazzi i vari corsi avevano avuto un po' di minuti per pensarsi e poi ognuno aveva compilato la scheda per il corso che voleva frequentare e l'aveva consegnata a Simon stesso. L'idea di Dante era stata quella di chiedere agli altri tre suoi amici cosa avessero scelto appena usciti ma si erano trovati davanti Alan che li aveva mandati a fare il percorso e il resto della giornata lo avevano passato a pensare e parlare di altro.

-a chi lo dici, stanotte voglio dormire- borbottò Yamato indirizzando la seconda parte a Felip che annuì concordando con lui.

-ma dormo sotto con te- specificò poi il castano.

-che avete scelto?- domandò velocemente Dante sedendosi sul suo letto accanto a Merida -non ne abbiamo ancora parlato-

-ormai lo sapete tutti che sono entrata qui per lo stipendio- iniziò Merida mettendosi seduta a sua volta -essendo solo io e mia madre e con lei che aveva perso il lavoro perché incolpata di aver passato le prove delle verifiche agli studenti. Non è stata lei e io...io sono decisa a non far sentire nessun altro come si è sentita mia madre accusata di qualcosa che non ha mai fatto-

-polizia?- domandò Dante sgranando gli occhi e Merida annuì confermando.

-anch'io- disse Felip ridendo -ho mio zio che è poliziotto e ho sempre adorato seguirlo a lavoro e mi divertivo a far finta di risolvere casi per questo mi sono imposto con i miei genitori per poter entrare qui dentro e poi volete mettere le divise?- e tutti e quattro scoppiarono a ridere.

-o siamo telepatici o non si spiega- sussurrò dopo un po' Yamato guardando anche lui il suo ragazzo.

-cosa? Tu non sei entrato qui per aiutare la tua famiglia come Merida?-

-certo, vi ho anche aggiornati tutti sui miei fratelli che finalmente vanno tutti a scuola. Comunque all'inizio lo volevo fare ma non ero tanto sicuro. Ho sempre amato smanettare con i computer o con qualunque cosa che sia tecnologia e nella polizia c'è anche la sezione adatta a me per essere un hacker bianco- rivelò poi.

-e sai farlo?- domandò curioso Felip che sotto sotto era anche felice di aver scelto lo stesso corso del suo ragazzo.

-conosco la tua password del telefono e quella di Dante da anni ormai-

-e?- Yamato porse la mano e Felip gli passò il suo telefono che il moro sbloccò in meno di un secondo inserendo la password corretta.

-vuoi provare anche tu?- domandò poi a Dante che scosse la testa.

-ti credo-

-dai tre su quattro- sorrise Merida mentre Felip ancora guardava sconvolto il suo telefono.

-vuoi dire quattro su quattro- disse Dante per far girare tra paia di occhi sconvolti su di lui -si anch'io polizia-

-perché?- domandò sinceramente curioso Yamato che non aveva mai pensato, nemmeno per un secondo, che Dante avrebbe scelto quella strada.

-la ragione è simile a quella di Merida- iniziò Dante -sapete perché sono finito qui?- domandò poi ai tre.

-credo per punizione per quanto sei arrivato all'improvviso ma ho sempre ipotizzato per qualche comportamento irrispettoso- disse in un sussurrò Merida.

-per punizione è corretto. Prima frequentavo la Royal Academy che è un'accademia per ricchi dove si studia per le proprie passioni e appena esci da li sei già nel settore. Un po' come qui solo che senza tutto il nostro allenamento massacrante-

-aspetta centra il fatto che sembri un mp3 a volte?- domandò Felip interrompendolo e Dante scoppiò a ridere.

-avete sempre le cuffiette non credevo mi sentiste cantare-

-ti ho sentito quando stavo passando da una canzone all'altra e sei fottutamente bravo. Ammetto che ultimamente le metto ma non ascolto la mia musica ma te che canti- spiegò il castano.

-si io...io ero nel corso di canto- sospirò Dante -solo che quando ero al terzo anno qualcuno fece esplodere il laboratorio di chimica e sono stato incolpato io. Sono stato espulso solo sulla base di quella soffiata anche se io avevo un alibi bello potente e i miei genitori non hanno mai creduto alla mia versione dei fatti e per loro ero il colpevole che doveva essere punito severamente-

-ci stai dicendo che ti hanno mandato qui a pagare per qualcosa che non hai mai fatto?- domandò sorpreso Yamato -ma questo è...è orribile. Noi almeno abbiamo scelto consapevolmente-

-già- sussurrò Dante -non voglio che nessun altro si senti come mi sono sentito io per questo voglio diventare un bravo poliziotto e fare del mio meglio per non prendere mai la persona sbagliata-

-io vorrei sapere chi ti ha incolpato- sussurrò Merida -non è giusto. Ovviamente non ti avremmo mai conosciuto se non fossi stato incolpato ingiustamente ma comunque sto male per te-

-anch'io vorrei saperlo ma non credo che riuscirò mai ad indagare su quel caso, sono passati tre anni ormai e fino alla nostra laurea ci vuole ancora molto tempo quindi non avrò mai le mie risposte-

-è un accademia privata...non aveva telecamere?-

-a quanto pare non c'erano- sussurrò Dante sospirando -ormai sono passati anni ragazzi e ci ho messo una pietra sopra. Ovviamente se mai mi capiterà di trovare chi ci ha incastrati mi ci vorrà molta forza di volontà per non picchiarlo-

-ci?- domandò confusa Merida e Dante si maledisse per aver usato il plurale: non aveva mai parlato del gemello li.

-me e mio fratello, frequentava...frequenta anche lui quell'accademia e la soffiata era che avevano visto uno dei gemelli Monstant. La preside ci ha convocati dicendo che uno dei due doveva essere espulso anche se non aveva fatto niente e il mio gemello non ci ha pensato due volte prima di usare i miei voti orribili come pretesto per espellermi e restare-

-gemello?- urlarono in coro i tre sconvolti e Dante annuì.

-spero ti abbia chiesto scusa- borbottò Merida.

-non lo sento da anni. All'inizio non ho risposto ai suoi messaggi perché arrabbiato ma poi ho perso il suo numero quando ho cambiato telefono ed è finita li-


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