25. Anche tu

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I ragazzi erano rimasti ad ascoltare delle informazioni riguardanti W.C.K.D. per tutta l'ora di pranzo, Frypan aveva portato il pranzo per tutti in modo da non dover fare tutto dopo.

Ogni cosa raccontata da Aris aveva un senso, come diceva lui, era tutto premeditato.
Minho sembrava tremare per tutto il discorso.

«Scusami, occhi a mandorla, sei per caso il generale Minho?» chiese poi il rosso interrompendo Aris, Sonya lo guardò con occhi truci.

«Si?» sbuffò l'asiatico mettendosi a braccia conserte.
Tutti lo guardarono sorpresi: nessuno era a conoscenza del suo ruolo di generale, nessuno di loro era nel loro esercito, soltanto Thomas, ma era da un po' che non si presentava nei posti richiesti, quindi non era a conoscenza del nuovo ruolo dell'amico.

Beh, questo spiegava il perchè fosse sempre sveglio di mattina presto.

«Scusi, volevo chiederle cosa ha fatto alle nocche, posso medicarla?» chiese Alec cominciando ad utilizzare un linguaggio più formale.
Tutti spostarono lo sguardo sulle sue mani tranne Newt e Thomas che avevano già notato le nocche spaccate dell'amico, ma non gli avevano chiesto perché sapevano che non avrebbe risposto, una cosa però era certa: c'entrava Brenda.

«Ci penso io.» si aggiunse la ragazza castana camminando verso l'amico.
Minho la guardò per qualche secondo senza mostrare alcuna emozione, poi spostò lo sguardo sul pavimento.

-

Aris non aveva più parlato, sembrava scosso dalle tante cose accadute e questo gli toglieva le parole di bocca.
In quel lasso di tempo era cambiato tutto: dal vivere una vita normale, a essere consegnati alla W.C.K.D., al finire rinchiusi in un labirinto, a essere rinchiusi sta volta nella struttura di Janson, dal salvarsi tutti assieme -quasi- da loro e finalmente al sicuro in Porto Sicuro.

Tutto andava troppo velocemente, cos'altro avrebbero dovuto affrontare? Avevano solo 17 anni e avevano vissuto tutto quello, chissà cosa avrebbero passato negli anni a venire.

La tensione era presente nell'aria, nessuno si stava più rivolgendo parola, ma erano rimasti lì, immobili.

Thomas aveva avvolto fra le sue braccia Newt e lo teneva stretto a se, come se potesse scappare: ovviamente non lo avrebbe fatto, e in ogni caso aveva la caviglia gonfia, gli faceva male anche solo tenerla appoggiata.

Minho dopo essere stato medicato era rimasto seduto a fianco a loro a braccia conserte, Brenda a pochi passi da lui con i pugni stretti.

Il resto delle persone erano rimaste in piedi -oltre Aris e Sonya- a testa bassa e con lo sguardo che vagava per la stanza.

Già, l'aria era un po' pesante.

Aris prese un respiro profondo portando l'attenzione su di lui e poi parlò.
«Nathan lo avete trovato? Era ferito.» chiese, lo sguardo era puntato verso l'asiatico. Newt tenne lo sguardo basso e si strinse di più al bruno che stava ascoltando la discussione.

«No, nessuna traccia di lui, e in ogni caso non ci avrei neanche fatto caso se fosse stato presente.» rispose infatti lui con nonchalance, non sembrava importargli neanche un po'.
«Non ha aiutato August a massacrarvi?» chiese poi sviando altre probabili domande che avrebbe potuto fargli il ragazzo.

«Sì, soprattutto a Newt, ma poi si è ribellato ad August perché sembrava non voler più aiutarlo» disse con tono fermo.

Il biondo ingoiò un groppo di saliva sentendo stringere la presa da parte di Thomas, lo sentì tremare per qualche secondo. Quando alzò gli occhi per guardarlo lo vide con il mento contratto dalla rabbia e gli occhi puntati sulla porta della cabina.

«Voleva andarsene, infatti aveva preso quello che gli serviva ed era uscito. Poco dopo credo di aver perso di nuovo i sensi perché non ricordo molto altro se non delle voci.» continuò Aris, adesso il suo sguardo era proprio puntato sul bruno, lui però non ci fece caso.

Il silenzio tornò nuovamente ad occupare la stanza, si sentiva soltanto il fruscio del vento provenire dall'esterno.

Rimasero fermi senza dire nulla per almeno 20 minuti buoni.

***

Una sirena cominciò a risuonare in tutto Porto Sicuro, si erano tutti fiondati lì, gli unici che non si erano presentati erano Sonya e Aris, probabilmente lei era rimasta con lui per fargli compagnia perché ancora non riusciva ad alzarsi.

Quel suono significava soltanto una cosa: qualcuno era appena varcato la soglia e adesso si trovava lì.

Vince fu uno dei primi a presentarsi lì.

Un ragazzo accompagnato da quelli che dovevano essere i genitori si trovavano feriti di fronte a loro, impalliditi e magri probabilmente per la fame.
Brenda, Alec e altri medicanti si affrettarono a portarli in una delle cabine di infermeria scacciando tutti quelli che erano intorno.
Vince ovviamente li seguì perché era preoccupato per il bambino, a prima vista sembrava essere quello messo peggio.

Una volta arrivati in una cabina vuota la famiglia venne "ospitata" al suo interno e vennero subito sottoposti alle cure necessarie, potevano essere infetti.
I genitori alla fine erano a fin di vita, il sangue perso era di sicuro tanto, non respiravano regolarmente, avevano veramente tanti tagli profondi difficili da ricucire. Il bambino invece aveva un taglio lungo tutto il polpaccio destro, qualche graffio lungo il suo corpicino magro che finivano sulla schiena.

Quel bambino poteva avere massimo 10 anni.

Aveva i capelli neri che gli scendevano fino al collo, mossi e arruffati, i suoi occhi invece erano di un azzurro intenso e sotto ad essi delle occhiaie violacee che segnavano la sua probabile insonnia, la sua pelle era invece bianca come il latte.

Questo venne rimesso poco dopo con qualche punto e garze che gli coprivano gran parte della gamba ferita.
Venne dato subito a Vince dato che era il primo che si sarebbe messo ad aiutare i più piccoli e perché sapevano che aveva bisogno di compagnia in quel momento.

Stessa cosa non si poteva dire dei genitori: la madre aveva perso i sensi e il padre stava delirando.

-

Vince accompagnò nella sua casetta il bambino, ancora non avevano parlato.

«Come ti chiami ragazzo?» chiese poi per rompere il ghiaccio e togliere l'imbarazzo che si era creato. Intanto chiuse la porta dietro di sé e si avvicinò al suo letto, si accovacciò e tirò fuori da sotto di esso un materasso.

Lui rimase a guardarlo per qualche secondo fermo senza fare nulla.
«Nathan.» disse con voce flebile e tremante, in quel momento era probabilmente confuso e spaventato.

Il cuore dell'uomo perse un battito.
«Anche tu.» sibilò sensa farsi sentire, i suoi occhi erano puntati sul materassino che aveva tirato fuori.

«Cosa sta succedendo?» chiese confuso poi Nathan con voce ancora tremante.

«Succede che adesso sei al sicuro.» gli sorrise lui, il bambino gli sorrise a sua volta leggermente sollevato.
Vince si alzò e gli si avvicinò aprendo le braccia, l'altro non esitò capendo le sue intenzioni e con i lacrimoni gli corse in contro per abbracciarlo.
«Sei al sicuro, non soffrirai più, te lo prometto..» bisbigliò con tono rassicurante accarezzandogli la schiena.

Il ragazzo cominciò a singhiozzare mollandosi poi ad un pianto liberatorio.

"Anche tu." pensava ripetutamente Vince.

Survivor // newtmas fanfictionWhere stories live. Discover now