XXXVIII

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Sento un peso sul mio corpo, sul mio petto.
Apro lievemente gli occhi, la luce proveniente da fuori si è appoggiata proprio suo miei occhi, portandomi al risveglio mattutino.
Abbasso lo sguardo e vedo il corpo di Kyl. Dorme ancora. Appoggio delicatamente le mani sul suo viso, la mano destra sulla nuca e la sinistra sulla guancia. Sulla nuca gli faccio i grattini, mentre gli accarezzo delicatamente la guancia.
"Nostro figlio è la piccola luce che porto...in questi giorni, è il piccolo spiraglio di luce che vedo in questo tunnel buio...e tu...tu sei la grande luce che mi aiuta."
Dico, a bassa voce.
"Ed ora sei qui, tranquillo, che dormi sul mio seno. A me va bene così, mi piace risvegliarmi così, con te che ancora dormi."
Continuo.
Poi, mi zittisco e continuo ad accarezzarlo delicatamente.
Dopo circa dieci minuti, Kyl si muove  sul mio corpo, segno che si sta svegliando.
Mugola qualcosa che non capisco, poi alza lo sguardo, con gli occhi semiaperti, e mi sorride.
"Bonjour, ma amour."
Dice, dolcemente, con la voce ancora impastata con il sonno.
Gli accarezzo le guance.
"Buongiorno, frenchie."
Dico.
Prendo il suo viso tra le mie mani e poggio delicatamente le mi labbra sulla sua fronte.
Sorride.
"Come sei bella, amore mio."
Afferma, facendomi sorridere.
"Ti amo."
Dico.
Riappoggia la testa sul mio seno, baciandomi il seno sinistro.
"Moi aussi."
Dice.
Prendo il telefono sul comodino e controllo che ore sono, le 10:10. Cavolo. I miei saranno svegli già da un po'.
"Mmmh...Kyky, sono le 10:10, conviene che ci alziamo ed andiamo giù...poi, sai, ti volevo portare in un posto."
Dico, continuando a fargli i grattini sulle spalle.
Si alza sui gomiti e sorride.
"Va bene, va bene. Però, mi dispiace alzarmi da questo bel cuscino naturale."
Ammette, ridacchiando.
Gli faccio la linguaccia.
Avvicina il suo volto al mio e mi dà il bacio del buongiorno.
"Ky, dai, l'alito puzza, non ho mica lavato i denti, eh!"
Esclamo.
"Non me ne frega niente. Ti voglio e ti posso baciare quando mi pare, cherie."
Afferma, baciandomi di nuovo.
Sorrido.
Si alza, permettendomi così di alzarmi.
Mi cambio ed indosso un top celeste monospalla e dei jeans neri a 3/4 a cui abbino delle Adidas bianche e rosse.
Mi lavo il volto e raccolgo i capelli in due trecce francesi laterali.
Anche Kyl si veste. Mette una camicia bianca e dei jeans blu un po' strappati sulla coscia a cui abbina delle Nike di ultimo genere. Quanto sa essere figo.
Mi mordo il labbro inferiore e lo nota.
Ghigna.
Si avvicina a me e mi attira a sé, tirandomi per i fianchi.
"Che c'è? Non mi resisti?"
Mi chiede, sfottendomi, all'orecchio.
Sento di essere arrossita. Non dico niente.
Poggio le mani sul suo petto e lo sposto da me.
"Andiamo a fare colazione, Kyl."
Dico, cambiando discorso.
Ridacchia.
Usciamo dalla camera e scendiamo al piano inferiore.
Andiamo in cucina da mia madre.
"Buongiorno, mamma. Anche a te, papà."
Saluto entrambi, sorridendo.
"Buongiorno a te, tesoro mio."
Mi dice mamma.
"Buongiorno, piccola."
Saluta.
"Buongiorno."
Saluta Kyl.
"Buongiorno, Kylian."
Lo salutano i miei.
"Mamma, hai fatto la colazione, lo vorrei portare in un posto..."
Affermo.
"Ma certo, andate pure di là che qui puzza di caffè."
Ci caccia mia madre.
Ridacchio ed usciamo dalla cucina.
Ci sediamo a tavola vicini.
Dopo due minuti arriva mia mamma con i caffè e dei biscotti i su di un vassoio che poggia sul tavolo.
"Addie e Simon?"
Chiedo, non avendoli visto.
"Uh, Addie ha portato Simon dal pediatra, la caviglia si è gonfiata di nuovo."
Ci dice mia mamma.
Sento Kyl sospirare ed abbassare lo sguardo.
So che si sente terribilmente in colpa.
Appoggio la mia mano destra sul suo braccio sinistro e glielo accarezzo dolcemente.
"Ky, non è colpa tua, ok? È un bambino. I bambini si fanno male. Non posso credere che tu, all'età di Simon, non ti sia mai fatto male."
Affermo, per confortarlo.
"Sì, però, questa è una situazione diversa. Ci ho messo lo zampino io, stava giocando con me."
Dice lui.
Porto la mano dietro la sua nuca e gli bacio la guancia.
"Stai tranquillo."
Dico.
"Ma sì, infatti, dai, Kylian, stai pur tranquillo che Simon si riprenderà."
Lo rassicura anche mia madre.
Ky abbozza un sorriso.
"Grazie."
Dice.
Mamma se ne va e noi facciamo colazione.
Dopo, saliamo in camera per lavarci i denti.
Mi trucco lievemente: mascara e lip gloss.
Dopo, andiamo di sottodove troviamo i miei seduti sul divano.
"Mamma, papà, noi usciamo...ah, papy, ho preso le chiavi della tua macchina, tranquillo te la riporto intatta."
Li informo.
"Va bene, a più tardi, cari."
Ci salutano.
Kyl mette un cappello con la visiera, abbassando quest'ultima fino al naso.
Usciamo di casa e saliamo nella macchina di mio papà.
"Dove mi vuoi portare, cherie?"
Mi chiede Kyl, poggiando la mano sinistra sulla mia coscia.
"Lo scoprirai solo vivendo, mio caro."
Dico, facendogli l'occhiolino.
Mi guarda male.
Ridacchio.
Accendo la radio e parte la musica.
Il viaggio continua per un quarto d'ora, poi parcheggio. Siamo arrivati a destinazione.
Chiudo la macchina ed infilo le chiavi nella mia borsetta nera a tracolla. Kyl infila di nuovo il cappello. Mi prende per mano ed intreccia le nostre dita.
Passiamo il cancello del parco pubblico e percorriamo un sentiero di ghiaia che porta in un altro parco isolato immerso nel verde con un laghetto.
"Wow, che bello!"
Esclama Ky.
Sorrido.
"Qui ci venivo sempre con Edu, ci portavano mamma e papà qui. Ci lasciavano fare quello che volevamo e noi...noi giocavamo ad acchiapparella, sempre."
Dico, sedendomi per terra.
Kyl si siede davanti a me e si sdraia, poggiando la testa sulle mie gambe.
"Non pensarci. Più ci pensi più ti fa male, amour. Ora ci siamo noi due, solo noi due, qui...vuoi fare qualcosa?"
Mi chiede, accarezzandomi una gamba.
Abbozzo un sorriso e gli accarezzo il volto, poi mi abbasso e gli bacio le labbra.
"Grazie di esserci, frenchie."
Affermo.
Sul suo volto compare un piccolo sorriso.
"Grazie a te di essere entrata nella mia vita."
Dice.
Gli sorrido.
Continuo ad accarezzare li dolcemente le guance.
Lo sento sbuffare.
"Senti, ma c'è gente in questo parco?"
Mi chiede.
"Mmmh...no, di solito in questa parte del parco non viene nessuno."
Rispondo.
Annuisce e si toglie il cappello.
"Stavo sudando."
Ammette.
Ridacchio.
"Tranquillo, tanto qui non c'è mai nessuno."
Dico.
Si alza da me sedendosi di fronte a me con le gambe incrociate.
Mi siedo sulle sue gambe, poggiando la schiena sul suo petto.
Poggia le mani sulle mie coscie, accarezzandomele.
Mi bacia la nuca.
Sale con le mani ai fianchi.
"Sei bellissima."
Sussurra al mio orecchio.
Sento di essere arrossita lievemente.
Poggio le mani sulle sue, accarezzandogliela.
"Anche tu, mon frenchie."
Dico.
Lo sento sorridere sulla mia pelle.
"Tu di più, io non sono tutta questa bellezza."
Dice lui.
Lo guardo male.
"Sei bello, fidati."
Gli dico.
Sorride e mi bacia la guancia.
"Non puoi capire quanto ti ami."
Afferma.
Mi giro, sedendomi di nuovo a cavalcioni su di lui e poggio le mie labbra sulle sue, unendoci in un casto bacio.
"Anche io, tanto."
Dico.
Stringe delicatamente i miei fianchi.
Mi sorride dolcemente.
Poggio la mia fronte sulla sua, ricambiando il suo sorriso.
"Se la cosa migliore che mi sia capitata."
Dice Ky.
Lo abbraccio, poggiando la testa nell'incavo del suo collo.
Mi accarezza lentamente la schiena scendendo fino all'inguine.
"E tu la mia."
Dico di rimando.
Mi bacia la testa.
Restiamo così per una decina di minuti, poi mi alzo.
Si alza anche Ky.
"Vieni con me, ti faccio vedere una cosa."
Dico, prendendogli la mano.
Annuisce.
Mi incamminò verso un sentiero di ghiaia abbastanza stretto che porta in un altro giardino con cespugli di rose rosa, bianche e rosse. È sempre stato uno dei miei luoghi preferiti.
"Wow, è bellissima questa parte del parco!"
Esclama, stupito, Kyl, guardandosi intorno.
"È la mia parte preferita di questo parco."
Affermo.
Mi sorride.
Si avvicina ad un cespuglio di rose rosse e, facendo attenzione alle spine, ne stacca una. Si volta verso di me.
"Per la mia principessa. Una rosa rossa bella come te, segno dell'amore e della passione."
Afferma, dolce, porgendomi la rosa.
Con attenzione, la afferro e me la porto al naso, annusandola.
Sorrido. Mi avvicino a lui e lo bacio a stampo.
"Non dovevi. Ti saresti potuto pungerti."
Gli dico, accarezzandogli la guancia ed il collo dolcemente.
Sorride.
"Questo ed altro. Sarebbe stato solo un graffietto, sarei sopravvissuto, tranquilla."
Afferma, ridacchiando.
"Scemo!"
Esclamò, dandogli uno scappellotto sulla nuca.
"Ti amo, Char. Sono felice che tu sia entrata nella mia vita."
Afferma, serio.
Sorrido e lo abbraccio, circondandogli il collo con le braccia.
"Ed io sono felice di averti conosciuto, amour. Sei la persona più premurosa e gentile nei miei confronti, davvero. Sei come...come il ragazzo che ho sempre desiderato."
Affermo, poggiando la testa nell'incavo del suo collo.
Mi accarezza dolcemente la schiena e mi bacia il collo.
"Ne sono onorato, allora."
Dice, al mio orecchio.
Involontariamente, stringo la rosa nel punto esatto in cui ci sono le spine.
Mugolo qualcosa. Guardo l'indice della mia mano destra, c'è una goccia di sangue.
"Ti sei punta tu e non io. Mah."
Ironizza Kyl.
"Certo che sei proprio scemo, certe volte."
Affermo, mandandogli un'occhiataccia.
Scoppia a ridere.
Prende la mia mano e si porta l'indice alle labbra, asciugando la goccia di sangue.
Arrossisco.
Passa a baciare i polpastrelli delle altre dita.
Arrossisco di più.
Ritiro la mano.
Mi guarda interrogativo.
"Mi fa strano."
Ammetto.
Ridacchia.
"Allora, aspettati di tutto da me."
Afferma, prendendomi per i fianchi e baciandomi intensamente.
Dopo il bacio, ci sorridiamo a vicenda.
"Vuoi restare ancora un po' o preferisci che ti porti da un'altra parte?"
Gli chiedo.
"Tu sei la guida. Decidi tu, a me va bene tutto."
Dice.
Ridacchio, annuendo.
"Allora, ti porto da un'altra parte, vieni con me."
Affermo, avviandomi verso l'uscita del parco, con Ky al seguito.
Apro la macchina e saliamo.
Però, prima di mettere in moto, prendo un cerotto dalla borsa e lo metto all'indice. Fortunatamente, mi porto sempre un cerotto dietro.
Metto in moto ed andiamo.
Stiamo in macchina per circa dieci minuti. Parcheggio davanti ad un palazzo, se così si può definire. Le mie ex scuole superiori.
"Ti conviene abbassare più che puoi il cappello, frenchie."
Gli consiglio, prima di uscire dalla macchina. Dopo pochi secondi, esce anche Kyl con il berretto molto abbassato. Si avvicina a me ed intreccia le nostre mani, accarezzando, con il pollice il dorso della mia.
Gli sorrido dolcemente, ricambiando il gesto.
"Dove mi hai portato, ma cherie?"
Mi chiede, puntando il suo sguardo nel mio.
"Queste erano le mie ex scuole superiori. Poco più in là ci sono le elementari e le medie, poi il nido e la materna."
Gli spiego
Annuisce.
"È anche linguistico, scientifico e scienze umane, oltre che classico."
Dice, leggendo la targhetta vicino all'antrata principale.
Annuisco.
"Esatto, proprio così."
Ammetto.
"Beh, è grande."
Afferma.
Ridacchio.
"È bello avere una fidanzata che ha studiato, si è laureata e balla."
Ammette, baciandomi la guancia.
Gli faccio la linguaccia.
"A dir di tua madre, ci saresti potuto riuscire anche tu, frenchie."
Dico, sfottendolo.
"Oh, certo, dovevo solo avere la voglia di studiare."
Dice.
Ridacchio.
"Ma a me vai bene anche così."
Dico, voltandomi verso di lui.
Mi sorride. Un sorriso lievemente coperto dalla visiera del cappello.
Mi accarezza la guancia destra e mi bacia la fronte.
"Charlotte?"
Mi sento chiamare alle spalle da una voce femminile.
Mi fermo di colpo.
Quella voce mi è molto familiare, mi sembra quasi...
Mi volto di scatto e mi ritrovo davanti Renée, una mia carissima amica delle elementari, delle medie ed anche delle superiori. Siamo praticamente cresciute insieme qui a Nizza, ma, da quando mi sono trasferita a Parigi, ci siamo perse.
"Renée?"
Chiedo, stupita.
"Oddio, sì, sono io. Mi fa troppo piacere rivederti, Char!"
Esclama, felice, abbracciandomi.
Ricambio.
"Ma come ti trovi a Parigi, eh?! Tutto bene? Oddio, ho tante di quelle cose da chiederti. Non è che un giorno di questi ti andrebbe di uscire a pranzo con me? Così parliamo un po'."
Mi propone, con un sorriso a 32 denti stampato in faccia.
"Oh, devo vedere. Ti faccio sapere. Comunque, sì, a Parigi va tutto bene, ormai son già due, quasi tre anni, che vivo lì, lo sai. È una città grandissima, rispetto a Nizza, ma sono comunque riuscita a farmi qualche amica ed..."
Provo a continuare.
"...ed a trovarti un fidanzato, lo vedo. Beh, mi fa davvero piacere, soprattutto dopo ciò che ti è successo con quel tuo ex."
Continua lei al mio posto.
Le sorrido.
"Sì, esatto. Scommetto che vuoi sapere chi è, no?"
Dico.
Annuisce.
"Ormai mi conosci."
Dice.
Ridacchio.
"Sali in macchina."
Le dico, indicando la macchina di mio padre alle mie spalle.
Alza un sopracciglio, interrogativa.
"Tu fallo, ti prego."
La invito.
Lo fa.
Mi volto verso Kyl.
"Tranquillo, è una brava ragazza, come me non sa niente di calcio, ma il suo fidanzato conosce quasi tutte le squadre francesi. Fidati di me."
Dico, accarezzandogli il collo.
Sorride dolcemente.
"Mi fido di te, cherie."
Dice.
Gli sorrido.
Saliamo in macchina anche noi.
"Perché questa cosa?"
Mi chiede Renée.
"Beh, vedi..."
Non ho il tempo di finire la frase che Kyl si sfila il cappuccio.
Renée fa una faccia strana strana, poi spalanca gli occhi.
"Ma..a tu sei quello che ha vinto gli ultimi mondiali, giusto? Il giocatore più giovane del mondiale! Oddio, Char, ma davvero!?"
Mi chiede, stupita, lei.
Annuisco, mordicchiandomi il labbro inferiore.
"Beh, sì, sarei io."
Dice Kyl.
"Renée, però, mi devi promettere che non lo dirai a nessuno, neanche al tuo ragazzo, va bene?"
Le dico, seria.
Annuisce.
"Lui non lo saprà mai, ci siamo lasciati lo scorso mese."
Dice, abbassando lievemente lo sguardo..
"Oh, mi spiace. Ma come mai? Sembravate così innamorati."
Dico.
"Te lo dirò se accetterai, anzi accetterete di venire a cena a casa mia stasera."
Dice, estendendo l'invito anche a Kyl.
"Oh, che ne dici?"
Chiedo a Kyl.
Mi sorride ed annuisce.
"Per me va bene."
Dice.
"Allora, accettiamo l'invito."
Dico a Renée.
"Benissimo, allora, vi aspetto a casa mia, solito posto, alle 19:30. A più tardi!"
Esclama, salutandoci ed uscendo dalla macchina.
"Tranquillo, è una brava ragazza. La conosco dalle elementari, ci siamo un po' allontanate da quando vivo a Parigi."
Spiego a Ky.
Annuisce.
"Tranquilla."
Dice.
"Torniamo a casa, va bene?"
Propongo.
"Va bene."
Conferma.
Rimetto in moto l'auto e, dopo un quarto d'ora, arriviamo a casa.
Parcheggio l'auto in garage ed entriamo in casa da una porta che unisce il corridoio al garage.
Raggiungiamo il salotto dove troviamo Addie con Simon seduti sul divano e mamma e papà sulle poltrone.
"Buongiorno, ragazzi, ma dove eravate finiti?"
Ci chiede Addie.
"Buondì...ho portato Kyl in un posto e gli ho fatto vedere le mie ex scuole superiori. Simon, come stai, cucciolo?"
Chiedo a mio nipote, dolcemente.
"Zia, va tutto bene, grazie."
Risponde lui.
"Semplice slogatura di caviglia, tranquilli. Si riprenderà tra due-tre giorni."
Ci spiega Adelaide.
Sento Kyl sospirare di sollievo.
Gli poggio la mano sinistra sulla spalla e lo guardo.
"Vedi? Si riprenderà. Tranquillo ora?"
Dico.
Ridacchia.
"Ah...mamma, papà, stasera io e Kyl non ci siamo per cena."
Li informo.
"E perché, ragazzi?"
Ci chiede mia madre.
"Ho incontrato Renée davanti alla scuola e ci ha invitati a cena a casa sua, vuole recuperare un po' il tempo perso."
Affermo.
"Oh va bene, portale un mio caro saluto ed un grande abbraccio. Quella ragazza ti vuole un sacco di bene."
Afferma mia mamma.
Sorrido.
"Lo so."
Ammetto.
Mi avvicino al divano, mi abbasso e dó un bacio sulla guancia a mio nipote, che mi sorride.
"Quindi stasera ti e zio non ci sarete?"
Mi chiede, mettendo il broncio.
Ridacchio e gli accarezzo la testolina.
"No, piccolino, non ci saremo."
Dico.
Mette il broncio.
"Dai, amore di mamma, gli zii hanno bisogno di un po' di spazio per loro."
Dice Adelaide, accarezzando le guance del figlio, che sbuffa.
Si avvicina anche Kyl.
"Ehy, piccolo campione, se vuoi, domani possiamo giocare un po'."
Propone Ky a Simon.
Simon sorride a trentadue denti ed annuisce.
"Sì, va bene, zio!"
Esclama, acconsentendo alla proposta.
Kyl sorride e gli passa una mano tra i capelli biondi, scompigliandoglieli.
Restiamo a chiacchierare con i miei ed Addie per circa dieci minuti, poi saliamo in camera.
Mi avvicino a Kyl ed appoggio le mani sul suo petto, all'altezza dei primi bottoni della sua camicia.
Ammicca un sorriso.
Gli sbottono i primi tre bottoni.
Iniziò a lasciare una scia di baci sul suo collo e parte del suo petto
Continuo a sbottonargli la camicia e, quando arrivo agli ultimi bottoni, Kyl mi ferma, bloccandomi i polsi.
"Ehy, ehy, ehy. Vacci piano, cherie."
Dice.
"Sei troppo sexy con questa camicia bianca, mette in evidenza la tua pelle, e sai che amo la tua pelle."
Affermo, accarezzandogli petto ed addominali.
Si morde il labbro inferiore.
Ghigno.
Mi carica in spalla, come un sacco, e mi butta sul letto.
Si sdraia su di me e poggia la testa nell'incavo del mio collo. Gli accarezzo delicatamente le spalle e la schiena e gli faccio i grattini.
Lo sento sorridere sulla mia pelle.
Gli piace quando gli faccio i grattini.
"Mi piace quando mi fai i grattini."
Ammette, lasciandomi un bacio a schiocco sul collo.
Sorrido e gli bacio la fronte.
"Lo so, per questo te li faccio, amour."
Dico.
Continuo a farglieli. Lo sento rilassarsi, tranquillizzarsi.
Passo ad accarezzargli la testa e la nuca.
Si alza sui gomiti e, dopo un breve contatto visivo, poggia le sue labbra sulle mie, unendoci in un dolce bacio.
Approfondisce il bacio, inserendo la lingua nella mia bocca.
Passo le mani sotto la sua camicia, arrivando alla sua schiena.
Attiro lievemente il suo corpo contro il mio.
Continuiamo a baciarci per circa due minuti, quando qualcuno bussa ed entra in camera. Addie.
"Raga..."
Inizia a dire, ma si blocca vedendo le nostre posizioni e cosa stavamo facendo.
Io e Ky mettiamo fine al bacio e voltiamo il viso verso di lei. È diventata paonazza.
"Addie?"
Dico, arrossendo lievemente.
"Beh...v-volevo solo dirvi che il pranzo è pronto."
Ci dice.
"Oh, arriviamo."
Dico.
Annuisce ed esce subito dalla stanza.
Io e Kyl ci guardiamo negli occhi e poi scoppiamo a ridere.
Mi bacia la fronte e si alza da me, riabbottonandosi la camicia.
Mi alzo anche io, sistemandomi i vestiti.
"Che figura di merda con tua cognata, eh!"
Esclama, ancora ridacchiando Kyl.
Ridacchio anche io ed annuisco.
"Troppo. Dopo le spieghiamo che non era come sembrava."
Dico, andando in bagno e sistemandomi le trecce.
"E perché? Cosa sembrava?"
Chiede lui, sfottendomi.
Lo guardo male.
"Non fare l'idiota, Kyl."
Lo ammonisco.
Mi fa la linguaccia.
"A volte sei un bambino un po' troppo cresciuto, sai."
Dico.
"Ah sì? È questo quello che pensi di me, quindi? Guarda che mi offendo io."
Mi prende in giro.
Ridacchio.
"Sì, ma sei il mio bambinone troppo cresciuto."
Dico, stampandogli un bacio sulla guancia.
Scendiamo in salotto.
Addie è seduta sul divano e, appena si volta verso di noi, arrossisce di colo, voltandosi rapidamente.
Mi avvicino a lei.
"Volevo chiarire che non stavamo facendo niente di che, prima, sai...quando sei venuta a chiamarci...ci stavamo solo...solo coccolando, ecco..."
Dico, lievemente in imbarazzo.
Abbozza un sorriso.
"Va bene, tranquilli. Non c'è bisogno che vi scusiate."
Dice.
Le sorrido.
"Va bene, ci tenevo solo a spiegare la situazione."
Dico.
Mia cognata si alza e mi accarezza le spalle.
"Ehy, siete ragazzi, giovani, fidanzati, è logico che ci siano situazioni del genere tra voi...ci sono stata e ci sono ancora tra me ed Edu...e poi sono stata anche io ad entrare senza permesso."
Afferma, ridacchiando.
Ridacchio anche io.
"Beh, hai ragione."
Dico.
Prima di dire altro, Simon esce dalla cucina.
"Nonna mi dice di dirvi che il pranzo è pronto."
Afferma mio nipote, dritto come un soldatino.
Addie sorride.
"Certo, amore mio, adesso arriviamo."
Dice lei.
"Arriviamo, cucciolo."
Gli dico, regalandogli un sorriso.
Simon annuisce, poi si volta verso Kyl e, sorridendogli felice, gli cammina incontro, zoppicando.
"Zio!"
Esclama il piccolo.
Ky gli sorride e lo prende in braccio, facendogli un buffetto sul naso.
"Campione!"
Dice il mulatto.
Simon gli butta le braccia al collo, abbracciandolo.
Ky ride.
Sorrido per la dolce scenetta, anche Addie lo fa.
"Sarà un ottimo padre, Chacha."
Mi sussurra.
"Lo so, ama i bambini."
Affermo.
Sorride.
"E tu sarai un'ottima madre."
Dice ancora.
Le sorrido.
"Grazie."
Dico.
"Dai, andiamo in cucina se no mamma si preoccupa."
Dico, avviandomi verso la cucina.
Entriamo e troviamo mamma ancora ai fornelli, che prepara i piatti, e papà già seduto al tavolo.
"Oh, siete arrivati. Sedetevi pure, è pronto."
Dice, voltandosi, mia mamma.
Annuiamo e ci sediamo ai soliti posti.
Kyl mi accarezza delicatamente il ventre.
Poggio la mia mano sinistra sulla sua e gli sorrido.
Mamma porta i piatti a tavola. Polpettone con patate al forno, uno dei miei piatti preferiti.
Il mio sguardo si illumina e sorrido a trentadue denti.
"Mamma ti adoro!"
Esclamo.
"Lo ami da quando eri piccola questo piatto, cara."
Dice mia madre, accomodandosi all'altro capotavola.
Iniziamo a mangiare.
"Comunque, ragazzi, i genitori di Kyl lo sanno che siete in attesa di un bambino?"
Ci chiede mio padre, curioso.
Io e Ky ci blocchiamo e ci guardiamo.
"In realtà, non lo sanno ancora..."
Ammetto.
"Glielo dovete dire, ragazzi."
Ci dice mia madre.
"Appena torneremo a Parigi lo faremo, li andremo a trovare e coglieremo l'occasione di dirlo anche a loro."
Afferma Ky, accarezzandomi la mano e sorridendomi.
"La prenderanno benissimo, già si sono affezionati tutti a Char, anche il mio fratellino, che solitamente è un gran gelosone."
Continua lui.
"A me Ethan non sembra così tanto gelosone, Kyky."
Dico.
"Oh, perché ora si sta lasciando un po' andare, ma ti assicuro che lo è, ed anche tanto."
Dice lui, ridacchiando.
Annuisco.
Continuiamo il pranzo tra chiacchiere e battutine. I miei genitori fanno domande varie sui genitori di Kyl .
Appena finiamo di pranzare, io ed Addie aiutiamo mia madre a sparecchiare, mentre Kyl, papà e Simon vanno un po' in salotto.
"Comunque, non sapevo che Kyl avesse un fratello."
Ammette Addie.
"È uguale a lui, è la sua sosia in miniatura."
Dico.
"Beh, allora, è un bel ragazzo anche lui."
Dice mia mamma.
"Beh, sì."
Dico.
"Ma penso che per te, comunque, Kyl sia più bello, vero?"
Dice Addie.
Mi mordo il labbro inferiore.
Sento mia mamma ridacchiare. Mi accarezza le spalle .
"È normale, tesoro mio, tranquilla. Pensa, quando conobbia tuo padre, avevo circa la tua età ora, se non più giovane, ero letteralmente pazza di lui, mi piaceva, e mi piace, tutto di lui."
Mi dice mia mamma.
Abbozzo un sorriso.
"Dammi un po' questi piatti, cara."
Mi dice mamma, sfila domi i piatti dalle mani.
La guardo interrogativa.
"Perché? Tu voglio aiutare."
Dico.
"Vai da lui."
Mi ribadisce.
"Starà giocando con Simon."
Dico.
"E Simon si accontenterà di giocare con il nonno, lo ha stressato anche troppo."
Dice Addie, incrociando le braccia sotto al seno.
Mi mordo il labbro inferiore.
Dopo avee mandato un'occhiataccia ad entrambe, esco dalla cucina.
"Pa', dov'è Kyl?"
Chiedo a mio padre, seduto sulla sua amata poltrona.
"In giardino con Sim."
Risponde.
Annuisco.
Esco fuori in giardino e li vedo giocare ancora a carte.
"Ehy, amore di zia, posso rubarti per un po' lo zio?"
Chiedo, avvicinandomi a loro e baciando la testolina di Simon.
"Che succede?"
Mi chiede, con tono lievemente preoccupato, Kyl.
"E va bene, però zio domani mattina hai promesso che giocheremo insieme!"
Esclama mio nipote puntando il dito contro Ky, che ridacchia ed annuisce.
"E manterrò la promessa, campione."
Gli dà conferma Ky.
Simon si alza ed entra in casa.
Mi siedo per terra, di fronte a lui.
Kyl mi accarezza delicatamente le gambe.
"Cherie, va tutto bene?"
Mi chiede.
"Oh, sisi, volevo stare un po' con te."
Dico.
Sorride dolcemente e mi attira a sé, tirandomi per un braccio.
"Mmmh, non so perché, ma non penso che tu me la racconti buona. Vuoi aprirti un po' con me?"
Mi chiede, accarezzandomi la schiena.
Sospiro ed appoggio la testa sulla sua spalla sinistra.
"Cosa ti fa pensare che Et sia geloso?"
Gli chiedo.
"È mio fratello, sangue del mio sangue, lo conosco fin troppo bene e posso affermare che è geloso."
Risponde.
"A me non è sembrato tanto geloso."
Dico.
"Tu credi che tuo fratello sia geloso di te?"
Mi chiede.
"Se Edu è geloso di me? Eccome se lo è. Quando avevo 14, 15 e 16 anni e volevo uscire con i miei amici non potevo se non li conosceva anche lui...era fin troppo geloso ed iperprotettivo, direi. Voleva, e vuole solo il meglio per me, solo ora l'ho capito."
Ammetto.
"Et è così, solo che detesta vedermi con tante persone intorno, vuole sempre sapere dove vado e cosa faccio, è troppo attaccato a me...non so, ma con te è diverso, è come se fosse più aperto."
Dice Ky, facendomi i grattini sul braccio.
"Non so se posso dirtelo o meno, ma penso che tu abbia il diritto di saperlo, anche se di certo, te lo dirà anche lui."
Inizio a dire.
"Cosa devo sapere? C'entra Et? Che cosa sai?"
Mi chiede, alzando lievemente la voce.
Mi mordo il labbro inferiore.
"Ethan...ti invidia. Invidia te come persona, invidia la tua fama, invidia il fatto che, secondo lui, tutti, nella tua famiglia, vogliano più bene a te che a lui. Et crede che i vostri genitori siano più orgogliosi di te che di lui. In breve, è geloso della tua fama. Mi ha detto che prova a fare di tutto pur di attirare l'attenzione dei vostri genitori, ma, secondo lui, fallisce in tutti i modi. Ora, te l'ho detto perché ritengo sia giusto che tu lo sappia, ma penso che un giorno Et troverà il coraggio e te lo dirà lui."
Affermo.
Sospira rumorosamente e si passa le mani in fronta, portandosele alla nuca. Sospira di nuovo.
"Mio fratello mi invidia, ottimo...ecco perché, alcune volte, si comporta in modo distaccato con me...penso abbia visto in te la figura di una sorella che non ha mai avuto."
Afferma, con lo sguardo basso.
"Mi sento un fallito come fratello...ho fallito nella mia idea di fare crescere Et senza problemi, senza invidia e senza gelosia. Ho fallito in tutto...spero solo di non fallire con te."
Dice, quasi sull'orlo del pianto.
Spalanco gli occhi e prendo il suo viso nelle mie mani, guardandolo dritto negli occhi.
"No. Non ti azzardare più a dire una cosa del genere, Kylian, chiaro? Non devi sentirti un fallito perché non lo sei. Sei circondato da persone che ti voglio un mondo di bene e che ti amano. I tuoi fan, i tuoi amici, i tuoi genitori, Jirès, Melissa, Lana ed Isa, anche i miei genitori, anche Addie e Simon e, ti assicuro, che anche Ethan ti vuole tanto bene, sei suo fratello, sei anche un esempio per lui, ecco perché prova invidia per te, vorrebbe essere come te. Non dire mai più una cosa del genere, ok? Non fallirai con me. Sei la tua precedente relazione è fallita, non è colpa tua, me lo hai detto tu, no? È colpa di quella tua ex...ma ti assicuro che con me  non fallirai. Io ti amo, sei il mio fidanzato ed il padre del nostro fagiolino. E poi, come si fa a non amarti?! Sei così gentile con tutti."
Affermo, dolcemente.
Dai suoi occhi scuri iniziano ad uscire delle lacrime che gli asciugo con i pollici.
"Non devi piangere, frenchie. No."
Dico.
Ammicca un sorriso.
Gli bacio la fronte. Lo sento sospirare di sollievo per questo piccolo gesto.
"Grazie."
Dice.
Senza dire niente, gli accarezzo di nuovo la guancia, sorridendogli.
"Ci si aiuta a vicenda in una relazione, no? Tu mi stai aiutando in questa situazione, con mio fratello in ospedale, ed io ti aiuto con Et."
Dico.
Mi abbraccia, baciandomi la guancia.
"Sei tutto."
Due parole che hanno molto significato per me.
Mi stringo a lui.
"Cosa...cosa pensi debba fare con Et?"
Mi chiede, staccatosi dall'abbraccio.
"Intanto, aspetta che te lo dica lui, tutto ciò che ti ho detto. Fallo prima aprire con te. Poi, prova a fargli capire che non è vero che i vostri genitori non sono orgogliosi di lui, non credo non lo siano, vogliono bene a te, a Et ed a Jirès. Poi, non so, fagli capire che, non per forza, deve essere come te per rendere i vostri orgogliosi di lui."
Mi spiego.
"Va bene, lo farò. Perché hai deciso di dirmelo tu?"
Mi chiede.
"Te l'ho detto, volevo spiegarti perché Ethan ai tuoi occhi appaia così geloso."
Dico.
Mi sorride, ricambio.
"Spero che possa capire."
Ammette.
"Capirà, è un ragazzo intelligente."
Dico.
Ridacchia.
"Anche troppo, capisce fin troppe cose."
Dice Ky.
Alzo un sopracciglio, interrogativa.
"Hai capito bene, capisce e sa fin troppe cose."
Dice.
"È in quell'età in cui si è abbastanza incuriositi dalle varie cose di cui ci si circonda volontariamente ed involontariamente."
Dico.
"Sì, ma vuole sapere anche fin troppo cose."
Continua lui.
"Lascialo fare, capirà da solo fino a che punto può spingersi o meno."
Dico, accarezzandogli la spalla.
Sospira.
"Me lo ricordo quando era appena nato e lo presi per la prima volta in braccio, avevo 8 anni compiuti da nove giorni. Era così piccolo. Ed adesso ha già 12 anni ed è uguale a me."
Dice.
"Il tempo passa per tutti. Io ricordo Sim quando era nato 6 anni fa, avevo 14 anni. Edu aveva appena 20 anni ed Addie 18 compiuti un mese prima della nascita di Simon. Era così piccolo."
Dico.
"E pensa a lui, o lei, quando nascerà. Sarà molto amato da tutta la sua famiglia."
Dice, poggiando una mano sul mio ventre.
Sorrido e gli accarezzo il volto dolcemente.
"È già amato."
Dico.
"Beh, a pensarla bene, anche noi saremo giovani, come genitori."
Dice Ky.
"Eh sì, pensa, quando avrà 20 lui o lei, tu ne avrai 42 ed io 40."
Dico.
"Non farmi i pensare, non riesco ancora ad immaginarmi da 40enne."
Dice
Scoppiamo a ridere.
Controllo l'orario, le 16:00.
"Che ne dici di videochiamare un po' Ney e Bebe? Non li sentiamo da un po' e non si sono fatti sentire."
Propongo.
Annuisce.
Prendo il telefono e, dopo aver aperto la chat con Bebe, faccio avviare la videochiamata. Squilla per cinque secondi, poi la mia amica risponde.
"Chacha! Ma buon pomeriggio! Finalmente ti sei fatta viva, eh!"
Esclama, sorridendo, la bionda, dall'altro capo del telefono.
Ridacchio.
"Bebe! Eh, vedi? Mi stavo preoccupando, non ti sei più fatta sentire e da te è strano, ti fai sentire ogni giorno!"
Esclamo.
Scoppia a ridere.
"Es in questi giorni no, lo so. Ciao Kyl!"
Afferma lei
"Ciao, Bebe!"
Ricambia il saluto il mio ragazzo.
"Allora, come ve la passate lì?"
Ci chiede.
"Oh, va tutto bene. Lì a Parigi?"
Chiedo.
"Oh, beh, caldo bestiale, si muore...Ney ha detto che domani, dopodomani ed il giorno dopo ancora mi vuole.portare da una parte, quindi sto anche preparando le valigie."
Ci dice.
"Ecco perché quel brasiliano non si fa sentire."
Sbotta Ky.
"È qui, giù in salotto, se vuoi te lo chiamo, così ci parli."
Dice Bebe.
Ky ghigna ed annuisce.
"Con piacere."
Dice.
"Mi fai paura con questa faccia, Kyky."
Gli dico.
Ridacchia e mi bacia la tempia destra.
"NEY! CI SONO CHACHA E KYL IN VIDEOCHIAMATA, VIENI!"
Urla Bebe per farsi sentire.
"Bebe, non urlare, dai."
Dico.
"Se non avessi urlato, Ney non mi sentirebbe. Eccolo!"
Dice, girando il telefono verso il brasiliano.
Appena ci vede, ci sorride.
"Olà, coppia preferita, come state?"
Ci chiede, felice.
"Alla grande, e tu? Davi come sta?"
Gli chiedo.
"Bene bene, proprio ieri abbiamo fatto una videochiamata, vi saluta."
Afferma.
"Oi, scemo, non ti sei fatto più sentire!"
Esclama Kyl.
"Ma anche tu non ti sei più fatto sentire, francesino. Hai avuto meglio da fare, vero?"
Chiede Ney, ghignando.
Che doppio senso.
Arrossisco di colpo.
"La faccia di Chacha mi ha già risposto, tranquillo. Certo che voi due non sapete stare un giorno senza farlo, eh?!"
Esclama, ghignando, il sudamericano.
"Scommetto neanche voi."
Dico.
"La tua amica lo fa forte, quindi ne approfitto."
Ammette.
Spalanco gli occhi.
"Per tua informazione, spero che i miei genitori, mia cognata e mio nipote non ti abbiano sentito, siamo in giardino ed i miei sono in salotto, Addie e Simon sono di sopra. Spero per te che non abbiano capito cosa hai detto."
Lo ammonisco.
Fa una faccia strana.
"Scusa, scusa."
Dice, alzando le braccia a mo' di resa.
Ridacchio.
"Un piccione ha detto che andrete in vacanza, vero?"
Dico.
Neuly ridacchia.
"Vero. La voglio portare in un posto bellissimo."
Afferma lui.
"Romantico?"
Chiedo.
"Se così lo vuoi considerare, sì. Ma perché queste domande, Chacha? Non ti piace stare in vacanza con quel francesino lì?"
Mi chiede, ridacchiando e provocandomi una risata.
"Ehy ma che ridi tu!"
Esclama, fingendosi offeso, Kyl.
"Mi fa ridere lui."
Dico.
"Eddai Kyky, non prendertela per tutto!"
Sbotta Ney.
Ky lo fulmina con lo sguardo.
"Dai, frenchie, stava scherzando."
Dico, accarezzandogli la nuca.
Ci fa la linguaccia.
"Ah, come va la gravidanza?"
Mi chiede Bebe, intervenendo.
"Bene, va alla grande...anche se la pancia ancora non si vede."
Dico, portandomi, involontariamente, la mano destra sul ventre.
"Inizia a crescere più o meno dal 2°-3° mese. Lo dico per esperienza."
Dice Ney.
"Oransei diventato ginecolo?"
Scherzo.
Alza gli occhi al cielo e mi fa la linguaccia.
"Può darsi, chi lo sa."
Scherza anche lui.
"Ah, bro, dobbiamo organizzare una vacanza tutti e quattro insieme, trova un posto, una location ed un hotel decente, ti prego."
Dice Ky.
"Oh, ma che bella idea!"
Interviene Bebe.
"Grande, bro! Vedo di trovare qualcosa."
Dice Ney.
"Simon come sta?"
Mi chiede Bebe.
"Sta bene. È felice più che mai di avere come zio il suo calciatore preferito."
Affermo, ridacchiando, imitata da Kyl.
"Quel bambino può considerarsi felice di aver incontrato uno dei suoi grandi personaggi preferiti."
Ammette la mia migliore amica.
Annuisco.
"A differenza di noi povere che non siamo ancora riuscite ad incontrare i nostri attori preferiti!"
Esclamo.
"Chacha, ci riusciremo! Non perdere le speranze!"
Afferma Bebe.
Ridacchio.
"Sì signora."
Dico.
"Ah, e comunque devi farmi conoscere tuo nipote!"
Esclama Ney, puntandomi un dito.
Annuisco, ridacchiando.
"Alla prossima videochiamata te lo presento."
Dico.
"Ottimo!"
Esclama il brasiliano.
"Dai, vi lasciamo liberi di preparare le valigie! Mi raccomando, nei prossimi giorni videochiamateci, eh!"
Esclamo.
Scoppiano a ridere ed annuiscono.
"Bro, salutami Davi!"
Interviene Kyl.
"Sarà fatto, fra'!"
Gli dà conferma Ney.
"Ciao ciao, belli!"
Ci salutano.
"Ciao!"
Salutiamo noi, per poi mettere giù.
"Mmmh...direi di andare in camera nostra, così ci laviamo e poi ci prepariamo."
Dico.
Saliamo in camera nostra.
"Come ci organizziamo per il bagno?"
Chiedo.
"Mmmh...fai prima tu? E poi io?"
Propone.
"Va bene."
Dico.
"Oppure, la possiamo fare insieme, la doccia."
Dice lui, ghignando, e tirandomi a sé per i fianchi.
Arrossisco lievemente e lo guardo male, avendo capito il doppio senso della frase.
"Certo che sei proprio un pervertito, alle volte!"
Esclamo, tirandogli uno scappellotto sul braccio destro.
Mi fa l'occhiolino.
"Dai, lasciami, vado a lavarmi."
Dico, spingendolo lievemente via da me.
"Come desidera, mia signora."
Dice, ironico.
Vado in bagno ed inizio a spogliarmi, raccolgo i capelli con un mollettone ed entro in doccia.
In un quarto d'ora, mi lavo. Avvolgo il mio corpo nella mia solita asciugamano e vedo in camera.
Poggio lo sguardo su Ky, che guarda il telefono.
"Frenchie, il bagno è libero."
Lo avviso.
Alza lo sguardo ed annuisce. Posa il telefono e si alza.
Mi bacia lo fronte, sorridendo.
Ricambio il sorriso, poi entra in bagno.
Tolgo l'asciugamano di dosso e metto i primi indumenti intimi che mi capitano tra le mani. Devo decidere cosa mettere, di sicuro niente di elegante. Opto, alla fine, per una maglietta bianca a maniche corte attillata e dei jeans neri strappati sulla coscia e sulle ginocchia, a cui abbino delle Adidas. Lascio i capelli sciolti. Decido di non truccarmi.
Dopo cinque minuti, Ky esce dal bagno, con un asciugamano legata lungo i fianchi.
Arrossisco lievemente ed abbasso lo sguardo.
"Non capisco perché continui ad imbarazzarti e ad arrossire nonostante sia il tuo ragazzo."
Ammette, poggiando il pollice sotto il mento ed alzandomi la testa, per poi puntare il suo sguardo nel mio.
"Non imbarazzarti mai con me."
Dice, poggiando le labbra sulla mia fronte.
"Vestiti."
Dico, poggiando sle mani sul suo petto e spostandolo da me.
Ridacchia ed apre l'anta della sua metà dell'armadio.
Si mette una maglia nera della Nike e dei jeans con le tasche alle ginocchia colore panna, a cui abbina delle snickers della Nike. Prende anche il suo solito cappello e gli occhiali da sole neri.
"Sei troppo figo così."
Ammetto, dandogli uno scappellotto sul petto.
Ghigna e ridacchia.
"Grazie grazie...ma abita in campagna o in città? Così vedo se è meglio portare una felpa per coprirmi meglio o meno."
Mi chiede.
"Abita in periferia, a venti minuti da qui, non c'è quasi nessuno in giro la sera, per quanto mi ricordi."
Dico.
Annuisce.
"Ok, allora vado bene così."
Dice.
Usciamo dalla camera e scendiamo in salotto.
"Mamma, papà, noi andiamo. Pa', prendo sempre la tua macchina."
Dico, prendendo le chiavi.
"Certo, tesoro."
Mi dà conferma lui.
"A più tardi."
Saluto.
"Divertitevi e salutaci Renée."
Mi dicono i miei.
"Sarà fatto."
Dico.
Usciamo di casa e saliamo nella macchina di mio padre. Metto in modo e partiamo.
"Tu ci tieni tanto a Nizza, vero?"
Mi chiede, ad un certo punto, Ky.
Mi mordo il labbro inferiore.
"Sì, tantissimo, come tu tieni a Parigi."
Dico.
"Beh, è la mia città Natale, ci sono nato e cresciuto."
Dice.
"Io sono nata e cresciuta qui, a Nizza, Kyl."
Dico.
"Perché mi hai fatto questa domanda, frenchie?"
Gli chiedo.
"Niente, così."
Dice, scuotendo le spalle.
Ma ho capito che c'è qualcosa sotto, che nasconde qualcosa. Però, non voglio insistere, me lo dirà lui quando si sentirà pronto.
"Va bene."
Dico.
Mi accarezza la coscia, sorridendo.
Ricambio.
Accendo la radio e faccio partire la musica.
Dopo circa venti minuti di viaggio, arriviamo davanti alla piccola villa di René, parcheggio davanti al suo cancello.
Scendiamo dall'auto e raggiungiamo il cancello con il citofono, suono.
Dopo due secondi, il cancello viene aperto, anche la porta d'ingresso.
Entriamo e chiudiamo il cancello alle nostre spalle.
Appena arriviamo al portone, Renée lo spalanca, facendoci entrare.
Ci sorride a trentadue denti.
"Buona sera, ragazzi. Sono tanto contenta che abbiate accettato il mio invito! Accomodatevi pure, fate come se foste a casa a vostra."
Ci dice.
"Renée, grazie a te per averci invitati."
Affermo.
Ci accompagna in sala.
"Sedetevi pure, io vi raggiungo subito, vado un attimo in cucina."
Dice la mia amica d'infanzia, andando poi in cucina.
Io e Kyl ci sediamo sul divano.
"È una brava ragazza."
Gli dico.
"Ne sono certo."
Mi dice, accarezzandomi i capelli.
Sorrido.
Dopo due minuti, Renée torna da noi e si siede su di una poltrona al fianco del divano.
"Allora, dimmi un po', Chacha...stai continuando danza?"
Mi chiede.
"Oh, sì, la sto continuando. Sono stata presa dall'Operà."
Affermo, ammiccando un sorriso.
Sorride a trentadue denti.
"Congratulazioni! È sempre stato un tuo sogno!"
Esclama.
Annuisco, ridacchiando.
"E tu? Stai continuando pallavolo?"
Le chiedo.
"No, ho smesso l'anno scorso, ho avuto un infortunio grave al ginocchio destro e non posso più giocare."
Afferma, abbassando lo sguardo.
"No, davvero? Mi dispiace tanto. Ora come va? Meglio?"
Le chiedo.
"Sì, dai, ho finito la riabilitazione proprio la settimana scorsa. Adesso va meglio, solo che non potrò più giocare."
Dice.
"Mi dispiace, davvero. So che il tuo sogno era quello di entrare a fare parte della Nazionale di Pallavolo."
Dico.
Sorridere amareggiata e scuote testa e spalle.
"Ormai...in compenso ho più tempo per dedicarmi a ma, alla chitarra e...e a mia figlia."
Afferma.
Spalanco gli occhi dallo stupore.
"Hai...hai una figlia?"
Le chiedo.
Annuisce.
"Si, Audrey, di due anni. Adesso, sta riposando. Quando si sveglia, c'è la faccio vedere."
Dice.
"Oh, congratulazioni."
Affermo, alzandomi ed abbracciandola.
"Grazie."
Dice, ricambiando il mio gesto.
"E voi? Come e quando vi siete conosciuti? Tu non ti intendo proprio di calcio, Chacha, come hai fatto a finire con un calciatore?"
Mi chiede Renée.
Io e Ky ci guardiamo e ci sorridiamo.
"Beh, tu sai che un mio carissimo amico di infanzia è Anto Griezmann, vero?"
Dico.
Annuisce.
"Beh, Anto gioca nella nazionale di calcio francese e lui anche.  Come hai detto tu, io non mi intendo proprio di calcio, ma ad un'amichevole tra Francia e Spagna, Anto ha insistito perché andassi ad assistere. Ci sono andata e poi ci siamo conosciuti. Abbiamo iniziato a frequentarci e...ed eccoci qui."
Dico.
Ky prende la mia mano ed intreccia le nostre dita, accarezzando con il pollice il dorso della mia mano.
Gli sorrido.
"Oh, ma come siete carini insieme. Dovete vedervi!"
Afferma la mia amica.
Ridacchio.
Qualcosa inizia a a suonare, un timer.
"Oh, scusate, sarà pronta la cena, vado a controllare."
Dice, alzandosi ed andando in cucina.
"Stavolta hai detto tu come ci siamo conosciuti, eh."
Mi dice Ky, ridacchiando.
Loguardo male e gli faccio la linguaccia.
"Non fare lo scemo, dai."
Dico.
"E tu non fare l'offesa."
Dice, iniziando a farmi il solletico sui fianchi.
Mi trattengo dalle risate per non svegliare la figlia di Renée.
Gli fermo le mani.
"La figlia di Renée sta dormendo e non voglio svegliarla per colpa tua, quindi basta."
Lo ammonisco.
"Ragazzi, la cena è pronta, venite pure."
Ci chiama Renée.
Ci alziamo ed andiamo nella sua sala pranzo, attaccata alla cucina.
Ci sediamo e Renée ci porta i piatti, omelette, tra i miei piatti preferiti.
"Tra i miei piatti preferiti."
Dico, sorridendo.
"Vedi che le cose me le ricordo? Quando eravamo più piccole ed uscivamo a mangiare fuori io e te, prendevi sempre l'omelette."
Mi dice, sedendosi di fronte a me.
Scoppiamo a ridere.
"È vero."
Dico.
"Comunque, ma cosa è successo tra te e George, sembravate così innamorati, sembravate fatti per stare insieme!"
Affermo.
Sospira rumorosamente.
"Fino all'anno scorso sì, ma poi le cose sono peggiorate. Litigavamo quasi ogni giorno anche solo per una cazzata qualsiasi, anche davanti ad Audrey, che scoppiava subito a piangere. Mi dispiace per questo perché non avrà una figura paterna, come dire...fissa. In realtà, le cose sono andate a peggiorare proprio da quando è nata Audrey, io ero nel mio periodo post-partum, quindi ero un po', come dire, isterica, mi arrabbiato molto spesso, ero quasi sempre agitata, mi sembra che tutte le cose, pulire casa, cucinare, allenarmi, allattare e prendermi cura di mia figlia,e dovessi fare io, George non mi aiutava quasi mai. Anzi, prendeva ed usciva la sera, rientrando a sera tarda. Doveva stare quasi ogni sera sveglia fino alle 02 di notte, per aspettarlo e per fare addormentare Audrey, non è mai andata a letto presto nei suoi primi mesi. Niente, poi l'anno scorso c'è stato anche un periodo in cui abbiamo trovato un compromesso, ci siamo divisi in po' le faccende di casa ed il prendersi cura di Audrey. Poi...poi, il mese scorso lo scoperto a letto con un'altra e, dopo un'ennesima litigata, ho deciso di porre fine alla mostra relazione. Non poteva più andare avanti così, non ce la facevo più."
Spiega, iniziando poi a mangiare.
"Cavolo, ti dico che non me lo sarei mai aspettata sinceramente."
Dico solo.
Scuote le spalle.
"Va be', è andata così. Quindi, vedete di non lasciarvi voi due, quando avrete un figlio o una figlia."
Ci dice, ridacchiando.
Io e Kyl ci guardiamo sorridendo.
"Non penso potrà succedere, lui adora, ama i bambini, ed anche io."
Affermo.
"Siate felici, allora. Ah, e comunque tuo fratello deve essere felice che ti sia fidanzata con lui, eh!"
Esclama lei, ridacchiando.
Mi morod il labbro inferiore, abbassando lo sguardo.
"Beh, sì ne sarebbe felice."
Dico.
Mi guarda interrogativa.
"È successo qualcosa, Char?"
Mi chiede, con tono preoccupato.
"Ecco, Edu è... è in coma, ha fatto un incidente ed è finito in coma."
Affermo, mi si ferma un groppo alla gola.
A pensare ancora a questo, mi viene da piangere, però, riesco a trattenermi.
"Merda, mi dispiace un sacco, spero si riprenda."
Dice.
Abbozzo un sorriso.
"Grazie."
Dico.
"Addie e Simon come stanno?"
Mi chiede.
"Stanno bene, sono tristi ma provano ad essere forti."
Dico.
"Sii forte anche tu. Sono certa che si risveglierà."
Afferma, incoraggiante.
"Senti, posso farti una domanda?"
Le chiedo.
"Certo."
Dice.
"I rapporti ora con George, almeno per Audrey, sono pacifici? Gli permetti di vedere sua figlia?"
Chiedo.
"Certo. Rimane comunque il padre, le vuole bene, lo vedo dai suoi comportamenti, ma con me, mi dispiace dirlo, non avrà altre speranze. Ci vediamo due, alcune volte tre, volte a settimana o qui da me o da lui o al parco, così passano alcuni giorni insieme, ma non di più."
Spiega.
Annuisco.
Improvvisamente, si sente il pianto di una bambina. Sua figlia si sarà svegliata.
Renée alza di scatto la testa e si alza.
"Scusatemi, Audrey si è svegliata. Ogni volta che si sveglia, inizia a piangere."
Afferma, correndo al piano superiore.
"Speriamo che il nostro o la nostra non pianga appena si sveglia, eh."
Afferma Ky, accarezzandomi il ventre.
"Se piangerà, ci sarò io, come mamma, a cercare di calmarlo, o calmarla e tu, come padre, per farla, o farlo, divertire."
Dico.
Annuisce.
Dopo circa dieci minuti, Renée torna giù con una bellissima bimba dai grandi occhi azzurri ed i lunghi capelli biondi e ricci, uguale alla madre, tranne per il colore dej capelli che ha preso sicuramente dal padre. La bimba ha ancora gli occhi rossi per il pianto.
Ci guarda con i suoi grandi occhioni azzurri come il cielo, curiosa.
"Cucciola mia, saluta una cara amica della mamma ed il suo compagno."
La incita Renée, accarezzandole il volto e prendendo la sua manina, sventolandola a mo' di saluto verso di noi.
Sorrido dolcemente.
"È bellissima. È uguale a te!"
Esclamo, sorridendole.
"Me lo dicono in molti."
Dice la mia amica, accarezzando il volto di Audrey.
"Mamma, chi essere loro?"
Chiede la bimba, indicandoci.
"Tesoro, te l'ho detto, lei è una mia amica d'infanzia, lui è il suo ragazzo."
Dice di nuovo la ragazza.
La bimba ci guarda di nuovo, incuriosita.
Renée la mette per terra e la piccola ci viene incontro camminando.
Poggia una mano sul mio ginocchia e l'altra su quello di Ky.
"Come chiamare voi?"
Ci chiede.
Le sorrido dolcemente e le accarezzo la testolina bionda.
"Io sono Charlotte."
Dico, amorevolmente.
"Io sono Kylian."
Si presenta Kyl, sorridendole dolcemente.
"Voi siete amici di mamma?"
Ci chiede ancora.
"Io sì, lui è il mio ragazzo, la tua mamma oggi lo ha conosciuto."
Rispondo io.
"Io non avervi mai visti."
Dice, stringendo le labbra.
Io e Kyl scoppiamo a ridere.
Renée la riprende in braccio e la mette nel suo seggiolone.
"No che non li hai mai visti, amore della mamma, è la prima volta che vengono qui."
Afferma Renée, accarezzandole il viso.
"Mamma, ho fame."
Dice Audrey.
"Allora, vado a fare la tua pappa, ti lascio con loro, fai la brava."
Le dice la mamma.
La bambina annuisce e Renée torna in cucina.
"Dopo volte giocare con me?"
Ci chiede sorridendo.
Addolcisco lo sguardo.
"Ma certo, piccola!"
Dico.
"Evviva!"
Dice, battendo le mani euforica.
Dopo circa ci que minuti, Renée torno con la pappa per la figlia, si siede al suo fianco e la imbocca.
Dopo pranzo, la aiuto a sparecchiare, mentre Kyl gioca un po' con Audrey, che non fa altro che ridere e sghignazzare.
Mi ritrovo a sorridere.
"Hai capito cosa ho detto, Chat? Terra chiama Char, tutto bene?"
Mi chiede la mia amica, schioccandomi le dita davanti agli occhi.
"Ehy, va tutto bene?"
Mi chiede.
Scuoto la testa.
"Oh, sì, ero un attimo sovrappensiero."
Dico.
"Stavi sorridendo, perché?"
Mi chiede.
"Niente, pensavo al fatto che Kyl sarebbe un buon padre, no?"
Dico, guardandolo giocare.
"Beh, so poco di lui, ma per come vedo Audrey divertirsi, direi di sì."
Mi dice.
"Perché?"
Insiste.
"Niente, così."
Dico, scuotendo le spalle.
"Sicura?"
Chiede, accarezzandomi le spalle.
Annuisco.
"Cosa mi stavo dicendo, non ho capito."
Dico.
"Stavo dicendo che penso sia ora di iscrivere Audrey al nido, vorrei dedicarmi anche un po' di più a me stessa."
Afferma.
"Devi decidere tu questo, non penso di poterti essere utile, non avendo ancora figli."
Dico.
"No, infatti, tranquilla. Volevo solo parlartene. Però, mi sa che la iscriverò."
Dice.
Finiamo di sparecchiare e raggiungiamo Kyl ed Audrey in salotto.
"Mamma! Mamma! Lui essere molto divertente e simpatico!"
Esclama, ridendo, Audrey, indicando Kyl, che ridacchia.
Renée sorride.
"Mi fa piacere, amore. A cosa state giocando?"
Le chiese la ragazza al mio fianco.
"A questo!"
Esclama la bimba, mostrando alla madre il gioco che stava facendo con Kyl, che poi le fa il solletico.
Mi ritrovo di nuovo a sorridere.
"Che ne dici di fare una storia Instagram? Sono noi due, ricordo quello che mi hai chiesto oggi, tranquilla."
Mi dice.
Annuisco.
"Va bene."
Le do conferma.
Prende il telefono e fa un selfie a noi due, condividendolo su Instagram. Lo condivido anche io.

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Piace a barbare.marion, anto.griezmann...

Torniamo a guardare Ky e Audrey che giocano.
Dopo circa una quindicina di minuti, mi inizia a girare fortemente la testa, inizio a vedere tutto sfocato, non riesco a focalizzare nessun punto.
Mi porto rapidamente le mani alle tempie.
Ancora tutto gira.
"Char, stai bene?"
Mi sento chiede da una voce femminile, con tono preoccupato.
Provo a balbettare qualcosa.
"S-sí..."
Dico.
Improvvisamente, mi viene una forte fitta al basso ventre, gemo e mi piego in quattro dal dolore.
"Merda, Char, respira con me!"
Mi incita, preoccupata, la mia amica, tirandomi su per le spalle.
Sento un liquido caldo e denso uscire dalla mia intimità, ma non ho il tempo di capire cosa che mi accascio per terra come svenuta. Sento qualcuno gridare e qualcuno tirarmi su la testa.
Sento i singhiozzi di qualcuno che piange, ma non capisco chi. Qualcuno mi accarezza la testa.
"No, no, itnprego, torna da noi!"
Qualcuno esclama, tra le lacrime.
"Perde sangue!"
Dice un'altra voce allarmata.
"La porto a casa. Grazie comunque per la bella serata."
Dice la voce mascolina del mio ragazzo che, nonostante sia incosciente, ho riconosciuto.
Mi tira su in braccio.
"Fammi sapere qualcosa."
Dice l'altra voce, femminile.
Sento qualcosa che si mette in moto.
Svengo definitivamente.

~L'enchevêtrement de la vie~Kylian Mbappé Where stories live. Discover now