XL

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I giorni seguenti li passo così, sdraiata sul letto a piangere e singhiozzare. Non mangio, non mi alzo, non parlo con nessuno. Non ho voglia di fare niente, neanche guardare il telefono, che ho lasciato spento sul comodino. Kyl, i primi giorni, dormiva abbracciato a me, ma non riesco più ad avere un contatto fisico, toglievo, e tolgo, bruscamente le sue braccia dal mio corpo. Lo ha capito anche da sé. Ogni volta che entra in camera, non mi rivolge neanche la parola, come se si fosse arreso. Lo sento più distaccato e, per quanto possa farmi male tutto ciò, non voglio che nessuno mi dica niente. Mi sono chiusa in me stessa.
Addie ha provato a parlarmi, ma l'ho subito cacciata, anche mio padre ci ha provato, ma l'ho mandato via.

Adesso sono due giorni che sono buttata sul letto a piangere, come una disperata.
Improvvisamente, sento qualcuno bussare alla porta. Sussulto lievemente, sono in dormiveglia. Mugolo qualcosa di incomprensibile perfino a me.
"Non voglio vedere e sentire nessuno."
Dico, fredda.
"Io non me ne vado finché non avrò parlato con te."
Dice la voce, seria e dura, di mia madre.
"Va via, mamma. Voglio restare sola."
Dico.
Sento la porta aprirsi e chiudersi.
Mia mamma prende la sedia della mia scrivania e si siede di fronte a me, incrociando le braccia sotto al seno.
"Noi due dobbiamo fare quattro chiacchiere, signorina."
Afferma.
Sbuffo ed alzo lievemente lo sguardo.
"Muoviti e poi vattene."
Dico.
"Mi sembra di averti insegnato l'educazione ed il rispetto, o sbaglio?"
Dice, zittendomi.
Alzo gli occhi al cielo.
"Bene, so che per te questo ora è un periodo difficile, tra tuo fratello in ospedale e l'aborto, ma ciò non significa che tu debba stare da sola a piangere e disperarti buttata sul letto. Sei in queste condizioni da tra giorni, ti sembra normale? So che stai male, che ti senti vuota, lo so e lo capisco. Ma a vederti così, sto male anche io, lo capisci? Anche tuo padre è in pensiero per te, Addie è preoccuoatissima per te, Simon chiede h24 di te. E per rnon parlare di Kylian. Quel raragazzo è talmente preoccupato, triste, rammaricato, che non mangia, non parla, non gioca con Simon. Sta solo buttato sul divano a fissare il vuoto. Nei suoi occhi, rossi, quasi come se da un momento all'altro potesse scoppiare a piangere, vedo il dolore che prova. Lui ha bisogno di te. E tu di lui. Non lo allontanare, sta soffrendo, non meno di quanto stia soffrendo tu, tesoro mio. Non continuare a chiuderti in te stessa, non ti serve. Adesso tuo papà sta provando a parlare con Kyl. Ed io son qui. Tesoro mio, devi, dovete andare avanti, non fatevi separare da quanto vi è successo. Sono cose che, purtroppo succedono, ma bisogna riprendersi ed andare avanti."
Afferma mia madre, accarezzandomi la testa.
Le lacrime continuano a scendere.
"Mamma, non ce la faccio...mi sento in colpa nei suoi confronti..."
Ammetto.
"Non devi, amore mio, sono cose che capitano, purtroppo..."
Mi dice.
"N-non m-mi sento le forze..."
Affermo.
"Sei tu che non vuoi alzarti, che ti sei arresa...adesso ti aiuto ad alzarti, e ti fai una bella doccia fredda."
Afferma mia madre, asciugandosi le lacrime ed accarezzandomi il viso.
Mi tiro su e mia mamma mi prende sottobraccio, portandomi in bagno.
Mi aiuta a lavarmi e sciacquarmi viso e corpo.
"Ora torno giù,preparo qualcosa da mangiare e te lo porto."
Mi dice.
Annuisco ed esce dalla stanza.
Mi siedo sul letto, appoggiando la testa al muro.
Dopo circa venti minuti passati a fissare il vuoto, mia madre rientra nella mia stanza, con un piatto di Quiche Lorraine tra le mani, poggiandomelo sul comodino.
"Ecco a te, se hai bisogno di qualcosa, sono giù."
Afferma, baciandomi la fronte.
Si avvicina alla porta, ma, prima di andarsene, la chiamo.
"Mamma!"
Esclamò.
"Dimmi, tesoro mio."
Dice.
"Mi dispiace se siete stati tutti così in pensiero per me."
Ammetto.
Ammicca un sorriso.
"L'importante ora che tu abbia capito."
Dice.
Annuisco.
"Ah, e la notte, dormi talmente tanto, mia cara, che non senti il tuo ragazzo alzarsi la notte, chiudersi in bagno e scoppiare a piangere. Consolalo, non voglio vederlo così triste, mi fa tenerezza."
Mi dice.
Mi mordo il labbro inferiore ed annuisco.
Esce dalla mia stanza.
Kyl la notte piange ed io neanche me ne accorgo? Come sarebbe a dire?
Prendo il piatto sul comodino e lo appoggio sulle mie gambe, iniziando a mangiare.
La mia mente è invasa da dubbi e domande.
Lentamente, in circa dieci minuti, finisco la Quiche Lorraine. Poi, mi alzo e vado in bagno a lavarmi i denti.
Torno a sdraiarmi sul letto.
Sento la porta aprirsi e chiudersi, qualcuno che entra. Uno sguardo che si posa sul mio corpo. Kyl. Ha gli occhi rossi, come ha detto mia mamma, come se potesse scoppiare da un momento all'altro.
Alza lo sguardo, puntandolo nel mio. Nei suoi occhi vedo tutto ciò che prova, tristezza, rammarico, preoccupazione, ma anche rabbia.
Vorrei dirgli qualcosa, che mi dispiace; vorrei corrergli incontro e stringerlo tra le mie braccia, ma mi sono bloccata.
Sposta il suo sguardo ed entra in bagno chiudendosi.
Sospiro rumorosamente e mi copro il volto con entrambe le mani.
Perché alle volte sono così stolta? Così idiota? Così scema? Non mi capisco da sola, certe volte.
Dopo un quarto d'ora, Kyl esce dal bagno e, senza dire niente, si sdraia sul letto dandomi le spalle.
Mi giro per di lui.
Poggio la mia mano sinistra, tremolante, sulla sua schiena. Lo sento sussultare per il contatto.
"Perdonami."
Riesco solo a dire.
"Buonanotte."
Dice, dopo due minuti di silenzio.
Sospiro, tolgo la mano dalla sua schiena e chiudo gli occhi, addormentandomi.

Sento dei rumori in un'altra stanza. Apro lievemente gli occhi, è ancora notte: sono le 03:15. Chi sarà mai? È entrato un ladro in casa? Tasto il letto vicino a me, ma è vuoto. Mi alzo con il busto di scatto. Kyl.
Rapidamente, mi alzo dal letto e raggiungo la porta del bagno. Apro e subito la chiudo alle mie spalle.
Trovo Kyl seduto sul water, mentre respira affannosamente e piange. Merda, sta avendo un attacco di panico.
Mi avvicino lentamente a lui.
Appoggio le mani sulle sue spalle, salendo al collo.
Lui, bruscamente, me le toglie.
"Torna a dormire, Char."
Dice, duro, continuando a respirare sempre più affannosamente.
"No, non posso. Senza di te, non torno di là."
Affermo.
Alza lo sguardo, guardandomi male.
Ha gli occhi rossi dal pianto e delle lacrime che continuano a scendergli.
"V-VAI V-VIA...N-non v-voglio che t-tu mi veda c-cosí..."
Dice, alzando la voce.
Prendo il suo volto tra le mie mani e gli asciugo le lacrime con i pollici.
"Shhh, gli altri dormono e dovremmo dormire anche noi."
Dico.
"Io s-sto b-bene...t-torno t-tra d-due minuti..."
Dice, respirando sempre più velocemente.
"No, tu non stai bene. Stai avendo un attacco di panico. Fatti aiutare da me."
Affermo, baciandogli la fronte.
Mi guarda, con sguardo rammaricato, come se mi volesse supplicare, o chiedere qualcosa.
"Respira con me...bravo... così...ancora più lentamente...ottimo, bravo, amore...continua così..."
Dico, imitandolo con il respiro.
Dopo circa dieci minuti riesce a calmarsi totalmente.
Gli accarezzo le guance, sorridendo lievemente.
Mi prende per i fianchi e mi fa sedere sulle sue gambe.
Senza dire una parola, appoggia la testa sul mio petto, all'altezza del mio cuore.
Gli accarezzo la testa e le spalle.
"Perdonami, sarei dovuta rimanere al tuo fianco, invece mi sono chiusa in me stessa."
Ammetto.
Mi stringe i fianchi.
"Mi sei mancata. Mi sono mancate le tue carezze, le tue parole, i tuoi sorrisi, le tue risate. Mi manca anche il tuo imbarazzarti tanto facilmente."
Afferma, sempre con la testa sul mio petto.
Gli bacio la testa.
"Anche tu mi sei mancato."
Affermo.
Dopo due minuti di silenzio, lo sento sospirare.
"Ho avuto diversi attacchi di panico dopo che mi sono lasciato con Zara...da allora, ne ho sempre sofferto...mi venivano, e vengono, soprattutto quando succede qualcosa di brutto, quando sto male..."
Si apre con me.
Stringo la testa sul mio petto e gliela bacio. Gli faccio i grattini sulla nuca e sulle spalle.
"Ora va tutto bene. Grazie per esserti aperto con me."
Affermo.
"Questi giorni sono stati duri e brutti per noi, ma ora dobbiamo andare avanti. Quindi, perdona i miei errori. Perdonami per esserti stata lontana, per averti cacciato quando volevi starmi vicino, quando avevi bisogno di me."
Dico.
"Per questo, mi sono un po'...offeso e rammaricato. Mi hai fatto preoccupare tanto."
Afferma, alzando lo sguardo e puntandolo nel mio.
Gli accarezzo le guance.
"Scusami...mi odio da sola, per questo."
Dico.
"Promettimi che andremo avanti...insieme."
Dice, prendendo le mie mani tra le sue.
"Te lo prometto."
Dico.
Mi bacia le mani, mentre mi guarda negli occhi.
Lo bacio.
Poi, mi accarezza i capelli e le guance, sorridendo.
"Ti amo, Ky."
Dico, abbracciandolo.
Ricambia, accarezzamdomi la schiena.
"Anche io "
Dice.
Mi prende in braccio e torniamo in camera.
Ci sdraiamo e ci riaddormentiamo, abbracciati.

~L'enchevêtrement de la vie~Kylian Mbappé Where stories live. Discover now