XVI

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I ballerini si trovavano tutti seduti sulle gradinate, mentre si ponevano domande sul perché fossero stati radunati lì.
C'era chi pensava di trattasse di un compito, chi di una sfida, chi di un provvedimento.
I loro dubbi furono chiariti quando sul televisore apparve:

GARA BALLO
"LA MIA STORIA,
LA MIA COREOGRAFIA"

Successivamente gli fu spiegato che a ciascuno degli insegnati era stato chiesto di indicare un allievo a testa, che nella prossima puntata avrebbe partecipato a questa gara.
Gli allievi selezionati avrebbero dovuto scegliere un brano sul quale creare una coreografia che raccontasse la propria storia. Sarebbero stati i coreografi di sé stessi.

<<Celentano, me>> congiunse le mani Dustin.
<<Eh si...you o Bea, please>> annuì Marisol, indicando la ragazza al suo fianco che rise.

Il primo nome a comparire sul display, scelto dalla maestra Celentano, fu proprio quello di Beatrice.
Gli altri ragazzi applaudirono.

<<Non me lo aspettavo però ringrazio la maestra per questa opportunità. Non ho molta esperienza nel coreografare, ma è una cosa che mi ha sempre ispirato>>

La scelta di Todaro invece ricadde su Gaia, mentre quella di Emanuel su Simone.

Più tardi Beatrice si incontrò con Porcelluzzi, il coreografo della scuola, per discutere di cosa avrebbe raccontato in quella coreografia.

<<Hai già qualche idea?>> chiese il professionista, sedendosi poco distante da lei ed indicando il quaderno che stringeva tra le mani.
La ragazza aveva passato le ultime ore a ragionare su quel compito, abbozando qualche idea sul quadernino dove di solito riportava tutti gli aggiustamenti da effettuare nei pezzi che le venivano assegnati.

<<Se penso alla mia storia, automaticamente penso alla danza perché tutto nella mia vita alla fine è collegato ad essa. Avevo quindi pensato di parlare del rapporto un pò odi et amo che ci lega>>
<<Come mai questo odi et amo?>>
<<Indubbiamente amo ballare, altrimenti non sarei qui, ma nella vita ho dovuto sacrificare tante cose per questo. Inoltre gli anni in accademia mi hanno fatta diventare una persona estremamente perfezionista, per cui mi rendo conto che spesso sono troppo autocritica>>

Non menzionò inoltre quanto la danza avesse influenzato il rapporto con la madre e quanto negli ultimi mesi ballare fosse diventato difficile, emotivamente parlando, per lei.

Porcelluzzi l'ascoltò attentamente, passando poi a darle qualche consiglio sulla creazione della coreografia.

Poco dopo però la salutò, lasciandola sola per iniziare a lavorare.

Beatrice scelse di raccontare la sua storia sulle note di una canzone francese, lingua che negli anni trascorsi a Parigi aveva imparato ad amare.

Rese, inoltre, parte fortamentale della coreografia proprio il piccolo quaderno in cui ogni giorno aggiungeva nuove correzioni.

Era una cosa che aveva iniziato a fare sin da piccola, spinta da quella malsana ossessione che aveva di essere perfetta nella danza, nella carriera scolastica e nella vita in generale.
Forse nasceva tutto dalla voglia di rendere la donna che l'aveva messa al mondo fiera, perché sapeva che la madre pretendeva da lei l'eccellenza.
Nonostante gli ottimi risultati ottenuti dalla ragazza, la donna non sembrava mai abbastanza soddisfatta e ciò portava Beatrice a spingersi spesso oltre i suoi limiti fisici e mentali, finendo talvolta anche con l'infortunarsi.

La ballerina trascorse così circa 2 ore e mezza in sala, provando e riprovando ciò che fin ora aveva assemblato senza mai fermarsi.

Quando tornò in sala relax per recuperare le sue cose, incontrò Joseph. Quest'ultimo aveva da poco terminato l'ultima lezione della giornata ed era pronto a tornare in casetta.

Beatrice si lasciò andare su una delle gradinate, mentre cercava di regolarizzare il respiro ancora affannato.

Lavorare a quel pezzo le stava risultando più difficile del previsto, poiché particolarmente coinvolta a livello emotivo. Sapeva però che ciò l'avrebbe portata a dare il massimo sul palco.

Teneva la testa basta, con lo sguardo rivolto verso il pavimento, quando il suo campo visivo venne occupato dalla mano di Joseph che le porgeva una bottiglietta d'acqua.
Lei la afferrò, ringraziandolo.
<<Giornata intensa?>> le chiese, prendendo posto al suo fianco.
<<Abbastanza. In puntata ci sarà questa gara dove dovremo portare una coreografia fatta da noi, che racconti la nostra storia e diciamo che non è molto semplice>>
<<Farai sicuramente un ottimo lavoro, come sempre>> la rassicurò con un sorriso.
<<Lo spero>>

I due poi si incamminarono verso la casetta e durante il tragitto il ragazzo si offrì di portare anche il suo borsone, non accettando un no come risposta.

Tornati a casa Beatrice era così distrutta che, dopo averlo salutato e ringraziato, si recò direttamente in camera sua per fare una doccia veloce e mettersi a letto.

Spazio autrice

Io perfezionista come Bea.
Non sono per niente soddisfatta di questo capitolo, ma fatemi sapere cosa ne pensate voi, vi aspetto nei commenti.
Love you, M

𝐛𝐚𝐫𝐫𝐢𝐞𝐫𝐞 // holdenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora