Dieci.

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Erano le tre di notte quando Momo si era svegliata di soprassalto a seguito di un rumore di passi. Il suo appartamento ospitava soltanto lei e non era normale che ci fosse qualcuno.

Si era alzata a fatica dal letto, ancora stordita dalla febbre, e si era messa a barcollare per raggiungere il piccolo salotto a malapena arredato.

Jihyo era ferma in mezzo alla stanza, i capelli castani sciolti che le cadevano poco sotto le spalle ed una busta stretta in mano "non dovresti stare in piedi"

"Come hai fatto ad entrare in casa mia?"

"Hai presente il metodo che usano i detective per individuare le impronte digitali? Mi è bastato utilizzarlo sulla pulsantiera per aprire la porta" aveva fatto spallucce, comportandosi come se fosse tutto normale.

La mora non aveva nemmeno la forza di arrabbiarsi "hai tinto i capelli?"

"Te ne sei accorta subito anche se sei rincoglionita dall'influenza, complimenti" si era toccata le punte con un sorriso compiaciuto "mi ero stufata del giallo e così mi vedo più bella"

"In effetti lo sei" non riusciva a smettere di fissarla, sentendosi ancora più accaldata.

Il modo in cui la castana aveva ricambiato le sue occhiate era totalmente diverso "non ti reggi nemmeno in piedi, stai prendendo le medicine?"

Momo aveva cercato appoggio nel muro dietro di sé, inspirando profondamente "non mi servono, sto bene"

"Stronzate, adesso muovi il culo fino al letto e ti porto tutto quello che ti serve. Sbrigati o ti stendo e non nel modo che vorresti tu"

"Non ho voglia di litigare con te, sei insopportabile" aveva fatto come le era stato ordinato, buttandosi di faccia sul materasso e non curandosi di metterci anche le gambe, infatti le aveva lasciate per metà esposte al freddo.

Jihyo l'aveva raggiunta con una delle medicine all'avanguardia della famiglia Myoui "fai sul serio? Così non puoi mica prendere questa schifezza"

"Lasciami stare, sto comoda" l'aveva detto quando si era sentita sollevare leggermente, consapevole che fosse troppo tardi e ritrovandosi a guardare il soffitto "voglio morire"

"Mi pare una reazione un po' eccessiva" si era messa a sedere contro il suo fianco "apri la bocca, facciamo una cosa rapida ed indolore"

"Te lo scordi, non ci tengo a mandare giù quella robaccia" aveva serrato le labbra, mostrando il suo lato più capriccioso ad ogni tentativo di fargliela prendere a forza.

La castana era sul punto di perdere la poca pazienza di cui era provvista e le aveva premuto le dita sulle guance "vuoi guarire o no?"

Momo stava facendo fatica a tenere gli occhi aperti "che ti importa se resto a letto per un giorno o una settimana?"

Lo sguardo attento della combattente aveva individuato delle goccioline di sudore sulla sua fronte "ci servi per le missioni"

"Credevo di essere una schiappa che si lascia buttare giù da un calcio"

"Devi sicuramente lavorare sulla resistenza ad un certo tipo di colpi, ma la tua forza è innegabile. Mi hai salvata e, nonostante fossi molto stanca, ti sei presa cura di me. Non sono il tipo di persona che dimentica queste cose" aveva preso un asciugamano per tamponare delicatamente le aree umide, fermandosi quando una stretta leggera le aveva bloccato il polso.

Il modo in cui la mora la stava guardando racchiudeva un'emozione sconosciuta "sei così bella, è vero che i capelli più scuri ti donano. Mi piacevi anche prima" le aveva tirato il braccio, abbastanza da poterle baciare il palmo della mano.

Criminal LoveWhere stories live. Discover now