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Cos'è la perfezione? Ma soprattutto, esiste?
Perfetto è ciò che il mondo ha, ma che non può avere.
Perfetto è ciò che tutti siamo, ma che non possiamo essere.
Perfetto è ciò che vogliamo, ma che non possiamo ottenere.

Perfetto è ciò che è astratto, ma concreto.

Hyunjin si sistemò gli scarponi neri. Yeji aveva accettato l'incontro e tra un'ora esatta avrebbe dovuto essere da lei. Non era preoccupato, o comunque non lo dava a vedere. Di certo, però, era sicuro che sarebbe andato tutto alla perfezione.
Indossava un completo nero. Pantaloni neri, camicia nera e cappotto nero.

-Che sei? Il vedovo nero? - lo prese in giro Jake, che lo aspettava appoggiato allo stipite della porta. Le mani nelle tasche e il viso sorridente, nonostante il nervosismo. Non era di certo contento di dover tradire il marito, per cui provava un forte amore, ma doveva. Per il bene suo, di Sung-hoon e di Felix.

-Forse- rispose il vampiro, alzando le spalle.

Scesero le scale. I passi che risuonavano per tutto il corridoio e l'entrata.
Minho li raggiunse, dopo aver dato un veloce bacio a Jisung, il quale lo guardò uscire triste. Sapeva che sarebbe tornato, ne era certo. Hyunjin non avrebbe messo mai in pericolo il cugino, che tanto aveva sempre sostenuto.
La macchina nera sfrecciò per le vie di Seoul, mentre tutti si ripassavano mentalmente il piano. Non potevano errare, non quel giorno.

Un incontro tra i due Hwang. I vampiri più potenti al mondo. Un incontro da segnarsi sull'agenda. Un incontro per determinare la proprietà rubata di uno. Anche se Hyunjin aveva in mente una menzogna perfetta, era palese che fosse lì per tutt'altro motivo. O almeno, palese per lui.
Non capitava molte volte, soprattutto dopo che Yeji era rimasta da sola, che i due Hwang si incontrassero per lavoro. I Hwang non amano parlare, mai nessuno nella generazione aveva fatto più di 3 convegni all'anno, siccome nessuno aveva mai avuto motivo di discutere con loro. Quando la ragazza era andata a casa del fratello, era stato un incontro inaspettato, forse anche non voluto.

Ma ora, tutto era progettato nei minimi dettagli. Tutto era stato perfezionato.

La macchina si fermò davanti al palazzo nero. La luna era coperta dalle nuvole.
Un servitore andò loro ad aprire le portiere, facendoli entrare nella dimora della principessa. Jake arrivò con un'altra macchina; siccome doveva sembrare che non fossero insieme, si erano separati. Il primogenito Park e il fidanzato uscirono dopo di lui.
Hyunjin e il vecchio amico non si guardarono minimamente, dirigendosi silenziosamente nella sala riunione.

-Avanti- disse una voce femminile, appena il servitore bussò alla grande porta di legno. Le ante si aprirono, mostrando la graziosa sala circolare. Un tavolo rotondo era piazzato in centro, Yeji sedeva capotavola, mentre il Signor Park era alla sua sinistra.

Hyunjin entrò per primo, seguito da Minho.

-Fratellone! Prego, accomodatevi. Vi aspettavamo- disse la donna, indicando le sedie accanto a sé. Appena Sung-hoon vide il marito entrare, seguito dal figlio e il futuro genero, sorrise, indicando i posti accanto a lui.

Jake si sedette subito, chinando il capo in segno di rispetto.
Il marito poggiò, prontamente, una mano sulla sua gamba, accarezzandola delicatamente. Come per iniziare un discorso, di cui solo i due amanti conoscevano le parole.

A Hyunjin il gesto non sfuggì e nemmeno il sorriso pieno d'amore che invase il volto del vecchio amico, con cui si era alleato. I due si amavano, ma sapeva che Jake non si sarebbe tirato indietro.
Non in quel momento.

-Bene, direi di incominciare. Cosa ti porta qui, Hyunjin? -.

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Ji-eun camminava lentamente per i corridoi deserti del castello scuro. La cantina doveva essere lì vicina. Seungmin l'avrebbe raggiunta appena gli avesse dato il segnale, come avevano deciso nel piano.

-No..no...ma dov'è? - si domandò, non trovandola tra le miriadi porte che bucavano il muro di marmo nero. Sentì dei rumori, forse chiacchiere, provenire da lontano. Delle ombre vennero proiettate sulla parete. Uomini. Alti. Robusti. Armati.

La donna non si fece prendere dal panico, attaccandosi alla parete e chiudendo gli occhi. La pelle scintillò, le cellule vibrarono e poi sparì alla vista.
Le due guardie le passarono davanti. Parlando.

-Non ci credo. Il ragazzino è proprio qui e noi non possiamo avere il suo sangue- borbottò uno, visibilmente spazientito.
-Lascia perdere, è inutile litigare contro lei, sai che non cambia mai idea- rispose un altro, sistemandosi il fucile sulle spalle.

La ragazza si mosse, camminando lentamente e oltrepassandoli.
La porta doveva essere lì distante. L'ansia era a fior di pelle, pronta per uscire fuori dal suo controllo. E se ci fossero state altre guardie, e Seungmin non fosse riuscito a raggiungerla?
Poggiò la mano trasparente su una porta in legno. Era nera, sporca, con una scritta incisa.

"Don't open"

"Finalmente!" pensò. Prese il telefono e scrisse a Seungmin, che prontamente mentì al padre ed uscì dalla stanza, dirigendosi verso Ji-eun, che l'aveva informato delle guardie. Il ragazzo sospirò sollevato, la menzogna aveva avuto successo, ma non era ancora finita.

Aprirono la porta con non poca difficoltà. Era chiusa con più mandate e Ji-eun non riusciva ad oltrepassarla, essendo anti magia. Seungmin prese la spilla che teneva la camicia bianca e la donna sfilò una forcina dall'elegante chignon che si era fatta.
La serratura scattò. Si affrettarono ad aprire la porta, impazienti di uscire da quel posto. Subito il legno scricchiolò. Le scale di cemento si illuminarono della luce del corridoio. Per primo entrò il ragazzo, scendendo lentamente i gradini ripidi ed estraendo l'arma.
Non si sentiva alcun rumore provenire dal fondo della camera; Ji-eun si affrettò a chiudere la porta, per evitare guai.

-Felix? - sussurrò, -Felix? -.

Si sentì un lamento strozzato, flebile.
La donna fluttuò giù dalle scale, seguita da Seungmin che si alzò in volo.

Fu lì che lo videro. Nell'angolo della stanza, incatenato al muro. Gli occhi spenti. Il collo bucato più volte. La pelle bianca più del normale. Le labbra blu. Il respiro affannato e il petto che si alzava troppo lentamente.

-Felix! - esclamò, silenzioso, il ragazzo, cercando di rompere le catene, che essendo molto vecchie furono facili da distruggere.

Ji-eun si affrettò a prendere dalla borsetta che portava una siringa, che prontamente infilò nel braccio, estraendo un po' del suo sangue. Quando fu piena, infilò l'ago nel braccio del ragazzino biondo, che sentendo il sangue di cui tanto aveva avuto bisogno, tirò un sospiro di sollievo.

-Grazie- bisbigliò.

-Non ti preoccupare, ora andiamo, Hyunjin ci sta aspettando-.

La porta si aprì, cigolando. La luce fioca illuminò le scale e i tacchi a spillo ticchettarono sul cemento grigio.

Seungmin si voltò di scatto, mentre Felix si irrigidiva. Ji-eun non perse tempo, prendendo per mano i due ragazzi e chiudendo gli occhi.

Luce, tremore e poi nero.


-💔-

amatemi, non so come abbia fatto a scriverlo.
se ci sono errori, perdonatemi, ma non ho avuto tanto tempo per sistemarlo.

non odiatemi, non sono così cattiva!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Buon week-end!

baci😘!

The Vampire's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora