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Hyunjin camminava lungo i corridoi scuri del palazzo. Tutto era identico a come lo aveva visto l'ultima volta, se non per i quadri che erano appesi alle pareti. Yeji amava cambiarne la disposizione, comprarne di nuovi, metterne di vecchi e impolverati, che erano stati dimenticati in cantina o in soffitta.

Yeji amava l'arte, quanto il fratello.

Nei Hwang l'arte era sempre stata disprezzata, considerata qualcosa di inutile e che perde tempo. L'arte, per le generazioni passate, era insignificante.
Era stata Lilibet Hwang a passare l'attrazione verso l'arte.

Hyunjin era un'abile pittore. Dipingeva disegni realistici, trasportando la fantasia sulla tela e rendendola realtà. Amava catturare le proprie emozioni e imprimerle su fogli, che spesso nascondeva sotto al letto, per non dimenticare ciò che provava e ricordarsi dolori e sentimenti. Il suo pennello si muoveva delicato, tracciando linee che prendevano vita e che davano forma a ciò che più provava. Riusciva a disegnare ogni dettaglio alla perfezione, rendendo l'immagine viva.

Yeji leggeva i dipinti. Passava ore e ore a decifrare ciò che il disegno racchiudeva. Vedeva storie impresse in una pennellata. Sentimenti che venivano rappresentati. Riconosceva un dipinto originale da uno falso. Sapeva capire quale autore aveva dipinto il quadro che vedeva, semplicemente dal modo in cui le emozioni erano racchiuse dentro quella semplice tela. Il suo preferito era Claude Monet, perché sapeva rappresentare ciò che gli altri non vedevano. Ciò che era semplice, riusciva a renderlo speciale.

I due fratelli Hwang, avevano dovuto tenere quella passione segreta, siccome considerata da tutti proibita. Lilibet li proteggeva, in un senso, comprando loro libri d'arte all'insaputa del marito, procurando al figlio maggiore pennelli e acquerelli e alla figlia minore stampe di dipinti famosi.

Ma nella maggior parte dei casi, Hyunjin disegnava e Yeji guardava.

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Hyunjin entrò nella grande camera della sorella, trovandola a fissare il dipinto a parete accanto al letto. L'aveva dipinto lui, un giorno d'inverno, li aveva visti felici e non aveva potuto non scattare una foto. L'aveva poi trasportata su quel pezzo di muro, per il compleanno della sorella.

-Yeji. Dobbiamo parlare- disse. Era doloroso vedere la sorella minore, la sua piccola sorellina, lì a guardare con occhi spenti chi più amava e che aveva perso.

La donna annuì, alzandosi e uscendo dalla stanza in silenzio.

Nessuno sapeva cosa avesse rovinato il rapporto tra i due fratelli. Prima erano uniti, sempre pronti a proteggere l'altro, e poi avevano iniziato a non rivolgersi più la parola.

Entrarono nell'enorme sala da pranzo, privata, della vedova, che fece sedere il fratello su una sedia, per poi accomodarsi accanto a lui.

-Felix non da segni di ricordare e non ho intenzione di sforzarlo. Jay dice che ci vorrà del tempo, ma il tempo è troppo poco. Baylee ha richiamato. Ieri notte- iniziò Hyunjin, attirando subito l'attenzione della sorella. Negli occhi di Yeji si accese una scintilla. Non una scintilla di felicità, di amore o di sorpresa. Una scintilla, che stava a segnalare una tempesta. Tempesta che era meglio evitare.

-Cosa ti ha detto? -.

-Vuole Felix. Dobbiamo incontrarci-.

-E' avventato, dev'esserci qualcosa sotto. Perché volerlo con urgenza, e rischiare? - ragionò lei. Hyunjin prese un sorso della bevanda che un cameriere aveva prontamente portato, schiarendosi la gola prima di parlare. -Ne è dipendente. Il sangue di Felix crea dipendenza, ne ha un estremo bisogno. Il rischio che corre è alto e possiamo usarlo a nostro favore-.

-Dici che dovremmo usare il ragazzo? A nostro vantaggio? Eri il primo a dire di non volerlo sforzare- ridacchiò Yeji, poggiando il calice di cristallo sul tavolo. Non si sarebbe aspettata che Hyunjin offrisse quella proposta di sua spontanea volontà.

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