01- Unresolved Cases

5.7K 450 83
                                    

"Aveva soltanto sedici anni quando Zayn Malik, un giovane ragazzo dalle origini inglesi, era scappato di casa ed era sparito nel nulla nel buio di una fredda notte di Novembre.
Era un ragazzo silenzioso, spesso riservato e scontroso nei confronti di chi si divertiva a disturbare la sua quiete.

Amava l'arte, l'arte del voler ritrarre o comporre qualcosa in generale, indipendentemente da dove essa veniva manifestata.

A scuola non era uno di quegli alunni in grado di animare la classe, ma non era nemmeno un semplice studente che riportava ottimi voti ad ogni compito in classe.

Era un ragazzo normalissimo ma alquanto particolare per il suo modo di vedere e vivere le cose che aveva attorno.
Aveva una chioma di capelli corvini e dei grandi occhi castani, incorniciati da delle lunghe ciglia e da una carnagione olivastra, probabilmente dovuta dalle sue origini.
Non amava particolarmente la sua numerosa famiglia, detestava le feste affollate e i luoghi stretti, pieni di gente.
Più di ogni altra cosa adorava stare da solo.
Solo nella sua cameretta a disegnare qualcosa che probabilmente nessuno avrebbe mai visto o a suonare scoordinate note di qualche strofa che nessuno avrebbe mai ascoltato.

Non aveva molti amici, per lo meno sua madre ne ricordava soltanto uno.

E a parte gli stupidi avvistamenti nelle metropolitane di Bradford che nel corso degli anni erano stati segnalati alla polizia, questo era quel che ne restava di quel ragazzino di sedici anni, ormai scomparso da tempo.

Soltanto un ricordo, un ormai offuscato e remoto ricordo di un ragazzino particolare e destinato a chissà quale crudele fine.
Un ragazzino che scomparve nel nulla e che non lasciò alcuna traccia, se non la sua semplice faccia pulita su qualche volantino e i suoi dati anagrafici su qualche vecchio fascicolo impolverato, nel fondo dei cassetti di una caserma".


Leeds, United Kingdom

Finii di leggere quell'ennesima bozza dal foglio che reggevo fra le mani ed alzai poi la testa, intravedendo quelli che erano i volti interessati ed attenti dei due ragazzi che avevo difronte.

I miei colleghi: Lake alla mia destra e Denise alla mia sinistra, seduti attorno al tavolo con le braccia conserte.

'Un altro articolo su quel povero ragazzo, non posso crederci', commentò la ragazza, Denise, con un tono notevolmente seccato.

Notai Lake al suo fianco lanciarle un'occhiata fulminea pur di azzittirla una volta per tutte, visti i suoi soliti interventi fuori luogo.

Ma in quel caso non potei far a meno di confermare ciò che aveva appena detto, alzando gli occhi al cielo: 'non finiranno mai di farmi scrivere cazzate su di lui', lo assecondai, lanciando quel foglio al centro del tavolo: 'non lasceranno mai perdere questo caso', sbuffai ancora.

Scivolai poi sulla sedia girevole nella quale ero seduta e sprofondai la mia testa nel vuoto: 'detesto dover scrivere cazzate', mi lamentai.

'È morto, lo sanno tutti!' Esclamai con esasperazione, scattando a sedere sulla sedia e spalancando gli occhi con irritazione: 'come si sentiranno i suoi genitori quando leggeranno questa roba?' Domandai, alternando lo sguardo tra i due, con interesse: 'chi è che dovrebbe sentirsi in colpa?' Chiesi ancora, indicandomi.

'Stai soltanto facendo il tuo lavoro', cercò di giustificarmi Lake, con comprensione.

'Esatto Lake, sta soltanto facendo il suo lavoro', sentii dire subito dopo, alle mie spalle, prima che potessi contraddirlo.

E riconobbi subito la voce di Chris, il nostro capo, colui che da quando aveva messo piede in redazione ed aveva preso il posto della vecchia e cara Sidney, aveva letteralmente rovinato l'umore di tutti.

Sentii il mio cuore battere leggermente più veloce non appena mi resi conto che oltre alle mie riflessioni, proprio nella realtà presente, Chris era alle mie spalle ed aveva sentito tutto.

E prima che potessi immaginare la mia morte nel giro di pochissimi secondi, Chris fece il giro del tavolo e si trovò proprio dall'altro lato, tra le sedie di Denise e quella di Lake, con uno sguardo severo.

Ispezionò la mia faccia sbiancata, prima di aggrottare la fronte.

'Signorina Cox, abbiamo i posti contati in questa redazione, sa che dovrebbe essermi grata di lavorare qui?' Chiese cortesemente, squadrandomi con riservatezza.

Era calmo, tratteneva la rabbia, le sue mani ferme sugli schienali delle sedie dei miei colleghi dimostravano che se soltanto fosse passato qualche altro minuto senza le mie scuse, avrebbe preso ad urlare come un pazzo, senza tregua.

'Io vorrei soltanto occuparmi di altro...' cercai di difendermi, ma senza alcun risultato.

'E invece no!' Sopraffece la mia voce, spalancando le palpebre: 'è questo il genere di roba che vendiamo, è questa la roba che la gente vuole leggere!' Strillò, indicando i fogli sul tavolo, precedentemente gettati lì dalla sottoscritta.

'Non voglio fallire o rischiare di non vendere per colpa della sensibilità di qualcuno', spiegò, iniettando i suoi occhi nei miei, con freddezza: 'perciò ora non dovrai scrivere soltanto degli articoli sulla famiglia Malik e sul loro figlio scomparso, ma dovrai letteralmente occuparti soltanto di questo!' Sbraitò.

Sussultai letteralmente a quel tono di voce.

E di tutta risposta abbassai il capo verso il tavolino, soffermandomi su di esso e prendendo contemporaneamente un profondo respiro.

'E se per te va bene, sarò lieto di averti tra noi', decretò, senza preoccuparsi minimamente delle mie condizioni, 'altrimenti sarò contento di cambiare tutto il personale'.

Sentivo di dovermi trattenere e lo feci stringendo i miei denti ed ignorando la sua voce severa, come al solito imperativa.

'Perciò Cox, mi raccomando', enunciò, impedendomi una tregua, 'cerchi di tenersi il posto e cominci a lavorare su questa vicenda'.

E prima che i suoi passi potessero allontanarsi abbastanza da farmi calmare e da potermi permettere di riaprire nuovamente gli occhi; udii nuovamente quell'orribile e vomitevole tono di voce, pronto a dare il colpo di grazia.

'Sarò contento di leggere le sue interviste ai genitori del ragazzo, nel prossimo numero', concluse.

E fu così, probabilmente nel modo più imbarazzante e schernevole del mondo, che mi immersi totalmente nella storia di una famiglia che non mi apparteneva e che mi lasciò affogare nei loro drammi, inconsapevolmente.

Sightings - ZAYNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora