45- The Legend Of Bradford

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Era notte ma per una donna che aveva sistemato sua figlia a letto ed indossato degli abiti puliti, la notte continuava ad essere giovane e lunga.

Non pensavo di doverlo fare prima dei prossimi tre mesi, onestamente. Ma vista la lucidità mentale di mia madre e la sua incessante voglia di introdursi nella mia vita per cercare di migliorarla, non avevo valutato altre alterative.

Ero a Leeds, difronte all'appartamento di Zayn. Da sola, sottolineerei.

Mia madre era rimasta in macchina dopo infiniti e noiosi discorsi sulla pericolosità e la poca stabilità mentale di qualcuno che si faceva credere scomparso da oltre sei anni.

Bussai alla porta del suo appartamento e lanciai un'occhiata alle finestre, dove una sottile luce calda si infiltrava sotto le tapparelle e mi lasciava intuire che fosse a casa.

Passarono dieci minuti, forse di più, e l'ansia di dover avere a che fare con uno Zayn non era affatto quello che ricordavo e a cui mi ero abituata, cominciava a crescere.

Il tempo correva, il vento soffiava fra i miei capelli e attraverso il mio cappotto.
E di Zayn non vi era alcuna traccia.

Passai quindi al campanello, suonando più volte.

Aspettai ancora qualche minuto immersa nella tensione e in fine,  probabilmente motivata da alcuni leggeri rumori che potei udire dall'interno, bussai nuovamente, spazientita.

'Zayn Malik, so che ci sei, potresti deciderti ad aprire questa cazzo di porta, per favore?' Domandai ad alta voce, sottolineando con un tono più marcato il suo nome; quello che sapevo, avrebbe inevitabilmente attirato la sua attenzione.

E senza che potessi fare in tempo a chiudere la bocca che la porta davanti ai miei occhi si spalancò di colpo, lasciandomi alla visione della sua figura inusuale, illuminata dalla sola luce dell'interno.

Riuscii a notare la sua mano immobile sulla maniglia, mentre cercava di tenere la porta aperta il minimo indispensabile per guardarmi in faccia, e sull'altra una bottiglia di vetro la quale non potevo riconoscere a primo impatto ma che, indipendentemente da questo, intuii non fosse analcolica.

I suoi capelli scombinati in testa e il suo corpo vestito da dei soli pantaloni di tuta; insomma, l'esatta rappresentazione dello Zayn con il quale non ero mai andata d'accordo.

'Ti sei bevuta il cervello!?' Domandò irritato, stringendo i denti per trattenersi dall'urlare.

Sbuffai così, aspettandomi la sua reazione. 'Ciao, Zayn', alzai con superficialità gli occhi al cielo.

Lui guardò alle sue spalle con preoccupazione e in fine tornò a guardarmi con la fronte aggrottata, 'non so, vuoi urlare a tutto il vicinato anche il mio codice fiscale?' Chiese a bassa voce, spalancando gli occhi.

'E tu avevi intenzione di aspettare un'altra mezz'ora prima di aprire?' Ammiccai, indicandolo.

Zayn fece una falsa risatina: 'forse non avevo intenzione di aprire, Luveny!?' Presuppose, spalancando gli occhi con seccatura.

'E forse c'è qualcosa di importante che devi sapere se suono come una pazza al tuo campanello!?' Lo seguii imperterrita, portando le mani ai fianchi.

Perciò senza lasciarmi dire altro, sbuffò sonoramente e si spostò poi sul lato, lasciandomi lo spazio per entrare all'interno dell'appartamento seppur contro le sue volontà.

Non me lo lasciai chiedere. Camminai spedita fino a varcare la soglia della sua abitazione e Zayn chiuse con calma la porta alle mie spalle, restando lì dove non potevo vederlo e dove, in silenzio, aspettò che fossi abbastanza dentro da lasciare ai miei ciò che di più losco vi era oltre quell'entrata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 13, 2021 ⏰

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