08- The Last Wagon

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Come da copione, alle undici in punto, con un cappotto enorme e con le mani immerse nelle calde tasche di esso, mi ritrovai in stazione, a fissare il tabellone sopra di me e ad aspettare con ansia che arrivasse il treno giusto.

Non avevo fatto altro che pensare a Lise, non avevo fatto altro che ignorare ogni chiamata di Denise, che insisteva nel contattarmi per sapere come mai avessi lasciato di punto in bianco l'ufficio e per domandarmi come fossero andate le interviste.

Avevo fissato ogni minuto il telefono, l'orario
impresso sul display, domandandomi se fosse giusto rischiare la follia o se avessi fatto meglio a chiamare la polizia e chiedere aiuto.

Ed avevo fatto tutto ciò mentre ero sdraiata nel letto della mia camera, soffocata da un'infinità di cuscini.

Ma conoscevo il patto: alle undici in stazione o in cambio non osavo immaginare la crudele fine che avrebbero fatto fare a mia figlia.

Onestamente non avevo avuto il coraggio di avvisare le autorità e chiedere aiuto a qualcuno di molto più esperto di me, in casi come quello.
Avevo lasciato il bagno in preda al panico, avevo spalancato la porta del mio ufficio ed avevo trovato quella stanza completamente deserta, priva di ogni anima viva, come ovviamente immaginavo. 

Lise era sparita, le signore con le quali stavo parlando erano sparite e qualunque cosa riguardasse il mio lavoro giornaliero era scomparsa assieme ad esse, lasciandomi con l'amaro in bocca.
Ero scappata letteralmente, portando via le uniche cose rimaste e rinchiudendomi in casa con la speranza di rivedere quello Zayn, quel pazzo oserei dire, per potergli chiedere apertamente dove fosse finita mia figlia.

Mi sentivo letteralmente morire, sotto ogni punto di vista. Mi mancava l'aria, mi sentivo impotente e volevo piangere alla sola idea di dove fosse stata portata.

Inoltre, a peggiorare la mia situazione e i miei pensieri; vi era quel costante pensiero su chi fosse quel ragazzo, sul cosa fosse, sul perché avesse quegli occhi e sul come, di punto in bianco, fosse riuscito a svanire nel nulla con mia figlia.

Volevo strillare, rinchiudermi in camera e piangere fino all'infinito, senza trovare una soluzione.

Ma alla fine di quella giornata tremenda ed infernale, proprio come aveva detto quel maniaco, mi ritrovavo a fissare il lunghissimo treno che era appena arrivato difronte a me, alzando la polvere dalle rotaie e richiamando la mia attenzione con quel frastornate rumore.

Sbarrai gli occhi non appena notai le porte dell'ultimo vagone spalancarsi, presi a correre e giusto in tempo balzai al suo interno, esattamente nel posto che mi aveva indicato in quel foglietto ed esattamente all'orario previsto.

Erano le undici e dieci, per essere precisi, ma non era di certo dovuto da un mio problema.

Mi guardai intorno, spaurita, sentendo le porte automatiche rinchiudersi alle mie spalle e notando che a mio sfavore, quella sera, l'ultimo vagone fosse completamente deserto.

Presi un profondo respiro e continuai a scrutare ogni sedile, ogni posto vuoto e qualsiasi finestrino appannato dall'umidità, assicurandomi che non ci fosse davvero nessuno.

E tremavo alla sola idea di essere lì con tutti quei pensieri, con tutti quei problemi, mentre il buio avvolgeva il cielo e le luci chiese illuminavano quel vagone con armonia.

'Alla buon'ora!' Sentii esclamare di punto in bianco, esattamente dal lato opposto da dove stavo guardando.

Sobbalzai, scattai a guardare alla mia sinistra e sbarrai gli occhi, trovando la chioma corvina e spettinata di quel pazzo su uno degli ultimi sedili, mentre sedeva comodamente e reggeva i suoi piedi sul sedile difronte.

Sightings - ZAYNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora