34- Show Me What You Got

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Non amavo le scuole e non amavo nemmeno comportarmi nel modo opposto a quello secondo cui mi sarei dovuto comportare secondo il mio pensiero.

Ma dopotutto ero Zayn e, non che sia abitualmente ipocrita e coglione, ma spesso mi capitava di non agire in base alle mie aspettative.

Per questo ero davanti alla scuola che Lise, Elisabeth Styles frequentava da meno di un giorno.

Le mamme erano in anticipo ad aspettare i loro figli nel corridoio, i padri guardavano il telefono aspettando che suonasse la campanella ed io ero appoggiato ad un angolo, con un cappuccio abbastanza copriente e con le mani nelle tasche dei miei jeans.

Notai un tipo al mio fianco, il classico uomo d'affari che indossa la cravatta anche per portare il cane al parco.

Reggeva in mano un giornale e fortunatamente sembrava essere impegnato a leggere qualche statistica sul business, piuttosto che l'articolo dedicato al sottoscritto.

Perciò mi voltai e contemporaneamente suonò la campanella, squillante ed irritante proprio come lo era ai miei tempi.

Proiettai lo sguardo lungo il corridoio, dove diverse porte si aprivano e insieme ad esse correvano da tutte le parti bambini capricciosi, bambini cge strillavano ed altri piuttosto scettici che si guardavano attorno.

E proprio fra quelli silenziosi notai Lise, ferma accanto alla porta della sua aula, con gli occhi verdi impegnati a cercare qualcuno dei suoi familiari.

Camminai verso di lei e passai lontano dagli sguardi indiscreti della gente, ammassat, mentre abbracciavano i loro figli ed imitavano vocette ridicole per parlare con loro.

'Zayn?'

Mi sentii chiamare, fortunatamente da nessuno degli adulti impiccioni che avevo attorno, però.

Ma nonostante la voce palese di una bambina e la somiglianza con il timbro delicato di Lise, sobbalzai letteralmente nell'udire il mio nome.

E i miei occhi si proiettarono quindi a lei, lontana da me di pochisismi metri, che mi osservava accigliata.

Continuò a fissarmi fin quando non la raggiunsi e mi piegai sulle ginocchia, così da poter parlare con lei senza fingere di star conversando con le mie scarpe.

'Sei l'amico di mamma a cui non devo parlare?' Domandò subito, mentre iauoi occhi simili a quelli del padre, mi scrutavano attentamente.

Alzai gli occhi al cielo. Cercai subito di rimediare a quella cattiva reputazione. 'In realtà la mamma ha detto quella cosa soltanto perché non vuole che ti insegni a giocare con i coltelli ma...' – 'andiamo a giocare con i coltelli!?' Mi interruppe lei, con una voce così squillante e con uno sguardo così entusiasta che quasi mi venne voglia di ucciderla.

Mi guardai attorno, assicurandomi che nessuno l'avesse sentita.

'Oh cazzo, non oggi Lise', dissi tra i denti, tornando a guardare lei con rimprovero.

E alla mia affermazione, non fece altro che alzare un sopracciglio nello stesso modo in cui faceva sua madre ogni volta che dicevo qualcosa di sbagliato.

Mi osservò e io feci lo stesso, prestando attenzione alla sua uniforme scolastica, fottutamente simile alla mia, soltanto sostituita da una gonna e dei calzoncini neri: 'le scuole inglesi hanno una fantasia agghiacciante, devo dire', commentai.

'Cosa significa agghiacciante?' Domandò subito lei, facendomi scattare a guardarla: 'e cosa significa cazzo?'

'Cosa!?' I miei occhi si spalancarono.

Sightings - ZAYNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora