20- Self/Less

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Quella sera, dopo tantissime ore trascorse in ospedale tra numerosi verbali e risposte a domande da parte della polizia; arrivai finalmente a casa.

Ero stanchissima, ero stressata da quella situazione e non sapevo più come disperarmi per aver mentito alle autorità, dicendo che qualcuno aveva attaccato Chris alle spalle e che ero arrivata troppo tardi.

E ad incorniciare quella giornata come una delle peggiori della mia vita, fu la mia amica Denise, ferma davanti alla porta del mio appartamento, con le braccia conserte e con uno sguardo inferocito.

'Denise...' sospirai non appena me la trovai difronte.

'So cosa è successo a Chris, so che sei stata impegnata in ospedale e tutto il resto, ma ieri saresti dovuta comunque essere qui alle sette e non c'eri', puntualizzò velocemente, facendomi subito ricordare del suo appuntamento che era stato poi sostituito dall'insolita festa di Zayn. 

'Scusa, io...'
'Sono stanca di sentirti giustificare', mi frenò lei, serrando i suoi denti.

'Già...' sbuffai, abbassando contemporaneamente lo sguardo alle mie scarpe, 'vorrei non doverlo fare', mormorai.

'Lunevy, cosa diavolo succede!?' Mi richiamò lei, facendomi scattare a guardarla con terrore.

'Harry mi ha appena riaccompagnata a casa e sono davvero confusa in questo momento, perciò ti prego...' cercai di non farla dilungare troppo.
Davvero, avrei tollerato soltanto una lunga notte di sonno e di certo non un quarto grado.

'No Luveny, voglio davvero sapere cosa ti sta succedendo', mi interruppe lei, facendo un passo nella mi direzione, con un sopracciglio alzato: 'dov'è Lise?'

'Lise è con mia madre', mentii.
Mi resi conti soltanto poco dopo, che fosse una scusa a dir poco surreale: 'lei è tornata, l'ha presa per passare un po' di tempo insieme', mi corressi.

'E Harry?' Continuò lei.

'Se ne è andato, volevo restare da sola...' abbassai nello stesso tempo lo sguardo e sospirai frustrata, intenta a non proseguire con quel questionario: 'mi sono davvero spaventata, Denise, non è un buon momento'.

'Beh, io non continuerò ad inseguirti', sputò lei, 'quando vorrai degnarti a tranquillizzare la tua migliore amica e a tornare a lavoro, beh, fallo'.

E non aggiunse altro. Se ne andò su tutte le furie e nel modo più scortese ed insensibile che avessi mai visto.
E capii la sua irritazione. Non potei biasimarla od offendermi minimamente, sapevo che per comportarsi in quel modo, doveva per forza essere preoccupata.

Rientrai così in casa, senza troppe storie.

Lanciai la mia giacca sul divano e mi gettai poi su di esso, a peso morto, sprofondando la schiena contro la spalliera in pelle.
Presi una delle tante coperte in pile che erano sparse disordinatamente lì sopra e mi coprii le ginocchia, sbuffando sonoramente.

Pensai di rilassarmi, almeno per quel poco che potevo fare.

Chiusi gli occhi e lasciai cadere la testa all'indietro, così da poter stendere i nervi della mia schiena; ma quando lo feci, qualcosa di inaspettato sbatté delicatamente contro la mia nuca e due mani fredde si posarono immediatamente sulla base del mio collo, all'altezza delle spalle, facendomi sussultare.

Non servii neppure voltarsi troppo o strillare, prima di trovarmi Zayn alle spalle e il suo corpo immobile dietro allo schienale del divano.

Feci per divincolarmi con seccatura dalla sua presa, visto che non avevo di certo bisogno della sua comprensione, per restare calma; ma lui mi impose di restare immobile così come mi aveva trovata, stringendo saldamente le sue dita sulle mie spalle.

Sightings - ZAYNWhere stories live. Discover now