1. Io ti aspetterò.

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~Un anno e qualche mese dopo...~

I libri sono la miglior cosa che mi siano capitata. È così rilassante stendersi sul letto, aprire la pagina sulla quale è poggiato il segnalibro e iniziare a leggere.

Ti permette di vivere un miliardo di vite e non ci sono regole che tengano, no. Tu ti divertiti e basta, entri nel ruolo della protagonista e sei curiosa di sapere come andrà a finire.

Almeno, io sono così.

Ho iniziato a leggere da quando ero piccola. Con le storielle delle fiabe, quelle carine, che mia zia mi regalava quando mia cugina, ormai grande, non ne aveva più bisogno.

E mi divertivo, mi piaceva vedere le immagini così realistiche, sapere la trama delle mie storie preferite.

Poi per un po' di tempo -un po' per il lavoro, un po' per la scuola, un po' per l'amore- li ho messi da parte, ma ho ricominciato a leggere con più foga quando mi sono trasferita a Boston.

Non avevo niente da fare, così leggevo e rileggevo, poi mi è venuta un'altra idea. Un giorno, siccome mi annoiavo, ho deciso di sedermi sulla sedia della mia camera.

Ho acceso il computer e ho aperto il programma di Microsoft Word, iniziando a liberare tutti i miei pensieri. È uscita una storiella carina e breve, di qualche pagina.

Dopo molto tempo ho deciso di renderla più lunga, scrivendo capitoli interi di un libro che sono propensa a pubblicare, prima o poi. Mi piacque così tanto che continuai per molto.

Non uscivo di casa, tanto che mio fratello e Betty si stavano preoccupando. Poi gli ho svelato ciò che stavo facendo e loro si sono complimentati con me, hanno letto quello che avevo scritto fino a quel giorno e mi hanno imposto che appena l'avrei finito, lo avrei pubblicato.

Ma io ho paura perché non mi convince tanto e, sopratutto, che la casa editrice non l'accetti. Ci rimarrei davvero male.

Fin ora ho scritto quarantasette capitoli della mia storia d'amore, solo che, a differenza di quella che ho vissuto io, finirà bene. La protagonista se la merita dopo tutto quello che le ho fatto passare.

Finisco di scrivere l'ultima parola del capitolo e, accorgendomi che non ho le calze e che a contatto con il pavimento sento freddo anche se è estate, vado verso la mia amica. "Betty, dove hai messo le mie calze?" Domando passando da una maglietta'altra, gettate per terra.

Ma si può vivere con tre persone completamente disordinate sia mentalmente che praticamente?

"Credo di averle confuse con le mie." Le sue grida sovrastano il rumore del phon acceso nel bagno.

"E adesso cosa mi metto?" Urlo anche io in modo che mi senta.

"Esistono altre paia, non credo che tu ne abbia solo una."

"Già, in case normali, ma qui è tutto così in disordine che non so nemmeno dove si trovi la mia stanza." Le rinfaccio, arrivando finalmente in bagno.

"Le ho messe nel loro posto, ovvero qui." Spegne l'aggeggio che si usa per asciugare i capelli e apre il cassetto del mobile, mostrando tutta la mia roba.

"Hai messo le mie ciamfrusaglie nel bagno?" Le chiedo in toni di rimprovero. Sa che le voglio in camera mia, esiste la privacy!

"Scusami se qui sono io l'unica ad occuparsi di tutto. Dovresti darti una mossa anche tu, e muovere quel culo!" Si arrabbia.

"Capirai che fatica mettere le magliette e il resto delle proprie cose nelle loro rispettive camere...io cosa devo dire che sembro una domestica? Sei tu quella che non combina niente!" Urlo.

Io volevo te. [#2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora