6. Un peso nel petto.

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"Jacklyn Robinson dov'è?" Una signora magra, alta, con i capelli castani raccolti in una cipolla vertiginosa e gli occhiali sulla punta del naso compare sulla porta e cerca la ragazza che ha appena nominato con lo sguardo.

Coraggio, Jack. È solo un esame, cerco di ripetermi per calmare il battito accelerato del mio cuore, ma non funziona.

Certo, un esame che se farai bene uscirai per sempre di qui e andrai al college, se farai male verrai bocciata e di conseguenza ripeterai un anno. Che sarà mai, no? Mi fa notare il mio subconscio.

Mi agito di più e sbuffo, poi mi faccio coraggio.

"S-sono qui." Alzo il braccio tremante e lei mi fa un mezzo sorriso.

"Puoi entrare, i professori ti stanno aspettando." Mi guardo intorno: le altre mie compagne di classe rimaste mi danno delle pacche sulla schiena e mi fanno l'occhiolino, dicendomi che andrà tutto bene e che ce la farò.

Sono quasi l'ultima dell'elenco, quindi Betty ha terminato gli orali prima di me, penso. Peccato che non può essere qui, in questo momento, così da dirmi come è andata e se è stato facile.

Quanto la invidio, in questo momento.

"Okay." Dico a me stessa. "Puoi farcela, Jacklyn." Mi alzo e raggiungo la signora che si fa spazio per farmi entrare.

"Prego." Mi sorride e vorrei darle un pugno in faccia solo per sfogare la tensione che sento in questo momento.

Quanto vorrei che ci fosse la collaboratrice che avevo a New York, quella che, quando ho avuto la punizione, credeva che Brian fosse il mio amico immaginario o una scusa per non lavorare. Però, in fondo mi stava simpatica e mi manca un po', ad essere sincera.

Basta pensare a lui! Devi sostenere un esame, Jacklyn!

Vero, non posso permettermi distrazioni. Non ora. Appena entro nella grande sala mi guardo intorno impaurita, poi glo occhi si soffermano sui professori, seduti in fila indiana lungo una grande cattedra -anzi, un insieme di tavolini delle altre classi-, e mi fanno cenno di sedermi su una sedia di fronte a loro.

Wow, non manca proprio nessuno.

Eppure sento di aver dimenticato qualcosa. "Robinson, la tua tesina?" Mi domanda il professore di scienze.

Cavoli, ecco cosa!

E se non l'ho portata? E se l'ho lasciata a casa oppure in macchina di Freddie? Mio Dio, spero solo di averla lasciata nel posto dove ero seduta prima di venire qui.

Divento rossa dell'imbarazzo e guardo per terra. "Uhm...potrei andare a prenderla? Credo di averla dimenticata nel corridoio." Spiego e alcuni di loro ridacchiano e annuiscono.

Esco di corsa dalla grande aula e vado nell'altra stanza. "Ditemi che ho lasciato qui la mia tesina." Chiedo alle altre con aria disperata.

"Non avevi niente quando sei arrivata, non ti ricordi?" Mi fa notare una di loro, e mi metto le mani sul volto.

"Cavoli." Sussurro poi, passandomi una mano tra i capelli.

Prendo immediatamente il telefono in mano e chiamo mio fratello sperando che la trovi subito.

"Pronto?" Risponde al secondo squillo e tiro un sospiro di sollievo perché stavo iniziando ad allarmarmi.

"Freddie, per caso ho lasciato in macchina un libricino?" Gli domando, incrociando le dita.

"Cerchi questa?" Una voce mi fa sussultare e girare di scatto. Spengo il cellulare e butto le braccia al collo alla persona con cui parlavo prima a telefono, riempiendolo di baci.

Io volevo te. [#2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora