19. Sorprese inaspettate.

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Il viaggio fino a Boston sembra durare mille anni. Con le mani sul volante e il vento che mi scompiglia i capelli, resto in silenzio e passo tutto il tempo a sospirare e a pensare a quel bacio.

"Jackie, che hai?" Betty si è accorta, come sempre, che c'è qualcosa che non va. Me lo sta ripetendo da quando siamo saliti in macchina. "Niente, sono solo stanca." Continuo a rispondere senza guardarla.

"Certo." Sussurra con tono ironico.

"Perché non vuoi dircelo?" Insiste Freddie.

Alzo gli occhi al cielo. "Non ho niente, ragazzi! Ora essere in silenzio è sinonimo di stare male?" Sbotto. Non ho voglia di parlarne con loro, non so come potrebbero prendere la "notizia".

Nessuno dei due risponde e capisco che non l'hanno bevuta nemmeno questa volta. Resto in silenzio, indecisa se dirlo o meno. Così stacco un secondo gli occhi dalla strada, guardo per terra e sospiro, poi prendo parola. "Ho incontrato Brian mentre andavo da Leon e Natalie." Spiego.

Sento lo sguardo di entrambi addosso che, incuriositi, mi invitano ad andare avanti. "Mi...mi ha baciata." Sussurro.

"Cosa!?" Urlano entrambi.

Mi stringo nelle spalle e non li guardo per paura di vedere la loro espressione. "Avete capito bene." Rispondo, poi li spiego tutto.

"Io lo ammazzo. Gli avevamo detto espressamente che doveva lasciarti in pace!" Sbotta infine Freddie, chiudendo le mani in due pugni.

"È colpa tua, Jackie," dice invece Betty, "sei stata tu a lasciarti abbindolare un'altra volta da lui."

Davvero? Ora anche lei è contro di me? Riduco gli occhi in due fessure e cerco di non agitarmi perché provocherei un incidente con l'auto, poi scuoto la testa. "Ha ragione, però." L'appoggia il ragazzo seduto vicino a me.

Ovviamente! "Vedete? Ecco perché non volevo dirvelo. Sapevo che avreste risposto in questo modo e dato la colpa a me!" Grido.

Non si oppongono alle mie urla isteriche e rimaniamo in silenzio finché non arriviamo a Boston, poi sbatto la porta dell'auto e vado a casa, chiudendomi in camera. Avviso Aaron che sono arrivata e che sto andando a dormire. Il senso si colpa mi opprime e decido di non raccontargli del bacio, per ora. Non voglio parlargli per un po'.

Ho bisogno di mettere in ordine le idee.

Ripensandoci, sono sempre tutti contro di me, anche se il responsabile è lui. Non è giusto! Mi butto sul letto e guardo il soffitto, sospirando ogni secondo. Ad un tratto sento bussare e volgo la testa in direzione del rumore. "Sono Betty. Posso?" Sussurra piano.

Chiudo gli occhi. "Sì."

La porta si apre e la mia amica entra nella stanza, sedendosi sul mio materasso. Guarda per terra, in cerca delle parole giuste da dire. "Ascolta...volevo farti sapere che, se hai bisogno di parlarne, io ci sono. Anche adesso che sono le undici di sera, potremmo restare fino a mezzanotte a parlare, sai? Oppure fino a domani mattina. Potremmo raccontarci tutto nei minimi particolari, solo noi due, come facevamo un tempo. Ho così tante cose da dirti! E tu ne avrai sicuramente altrettante da confessare a me. Non voglio più giudicare prima di sapere la tua versione dei fatti, e ho sbagliato a darti la colpa, prima. Vorrei solo che mi perdonassi per l'ennesima volta e che ritornassimo ad essere "sorrelle", perché non riesco a starti lontana e a parlarti a malapena. Mi fa male! E fa ancora più male il fatto che ti abbia fatto soffrire, per questo ti chiedo scusa. Spero che le accetterai e ti prometto che, se lo farai, cercherò di essere più attenta e non combinerò altri casini. Davvero. Giuro." Porta una mano al cuore e l'altra la tiene alzata in aria, con un'espressione triste.

Io volevo te. [#2]Where stories live. Discover now