22. Non riesco a farti del male.

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JACKLYN'S POV

Sono due imbeccili, infantili come dei bambini! Ma si può? Sono così infuriata: nemmeno nei film si vedono scenate del genere. Ora gliela faccio pagare, a Brian. Me la prendo con lui perchè, essendo più grande di Aaron, avrebbe potuto farlo ragionare.

No, e poi?

Il signorino è troppo orgoglioso per dire di no!

Sembrava già scontato che, tra loro due, avrebbe vinto il biondo cenere: è due volte più grande del mio ragazzo e dovrebbe esserlo non solo in senso fisico. Dovrebbe, ma hanno entrambi l'età mentale di due bambini di quattro anni. Non sono poi così diversi!

Hanno fatto a botte per me, quindi, in gran parte, la responsabile della loro stupida rissa sono io. Come mi sento in colpa! Aaron è conciato malissimo e non smetteva di lamentarsi per il dolore alla schiena: se andasse a finire in ospedale perché ha qualcosa di grave non me lo perdonarei mai.

Vallo a spiegare poi ai suoi genitori che ha cominciato lui a provocare Brian!

A proposito di quest'ultimo, lo odio ogni secondo che passa. Ci sta rovinando l'esistenza. Quanto vorrei che sparisse per sempre! Asciugo una lacrima che scorre sulla mia guancia e, dopo aver tirato su col naso, entro nella sua casa.

Non ne posso più.

Eccolo lì, l'uomo da cui tutti dovrebbero prendere esempio. Sta ordinando il casino che lui e il mio ragazzo hanno combinato, quando schiarisco la voce e, sentendo voci estranee, alza lo sguardo. È sorpreso di incontrarmi e rilascia tutto per terra creando un tonfo assordante per poi assumere un'espressione annoiata.

"Avanti, fammi pure la predica." Sbuffa incrociando le braccia.

Lo guardo meglio: anche lui è ridotto malaccio. Ben gli sta! "Oh, certo che te la farò." Comincio con aria minacciosa. "Sei proprio testardo. Complimenti, complimenti vivissimi. Sei soddisfatto, adesso? Ora che Aaron è conciato come uno straccio e tu non sei da meno? Cosa volevi dimostrare picchiando un ragazzino più piccolo di te? Sono sicura che adesso sarai contento, soprattutto ora che lui è venuto a sapere tutto. Mi odierà di sicuro. Ma a te non importa, anzi. Ti diverti a vedermi così, non è vero? A guardare come mi esaurisco ogni giorno che passa? A non sapere che fare con voi due? Ad essere così confusa che...Dio!" Porto le mani nei capelli e comincio a piangere e singhiozzare per il nervosismo. Le lacrime scendono senza tregua e non riesco a trattenerle. "Non ti sopporto più. Guarda come mi hai ridotta..." Gli rinfaccio.

"No che non mi diverto, cazzo!" Mi prende per i polsi e mi intrappola contro la vetrina del mobile di fronte a noi, arrabbiato. "Pensi che mi piaccia vederti così? Vederti distrutta per...uno stupido? Smettila di dire cose che non esistono, smettila di dire che non mi importa di te!" Urla.

Non batto ciglio: non mi fa paura e non gli credo. "E allora dimmi perché sei stato al suo gioco." Borbotto. "Dimmi perché non gli hai detto di no e non l'hai fatto ragionare come qualsiasi tuo coetaneo con la testa a posto avrebbe fatto!"

"Perché è da quando l'ho visto per la prima volta che sognavo di riempire di pugni quel piccolo visino fino a farlo sanguinare." Ringhia a un palmo dal mio naso.

"Ti sta antipatico?"

"Non sai quanto."

"Se fosse stato un altro avresti detto lo stesso. Vuoi solo rovinarmi la vita." Scuoto la testa, poi mi vengono nuovamente gli occhi lucidi ma riesco a trattenere le lacrime, questa volta. Poi realizzo la chiara verità.

Non mi libererò mai di Brian Foster.

"Io non voglio rovinarti, non vorrei mai." Mente, poi cerca di calmarsi con un sospiro. "Sto solo cercando di farti capire che-"

Io volevo te. [#2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora