25. Non ti riconosco più.

6.3K 329 142
                                    

"Lui ti ha davvero detto questo?" Betty alza le sopracciglia all'unisono e incrocia le braccia al petto: è ovvio che non crede a nessuna delle sue parole. Come non biasimarla?

Sbuffo e mi passo un mano tra i capelli, frustrata. Ora mi dirà che quelle di Brian sono tutte bugie e mi ordinerà di non illudermi ancora. Io le dirò che potrebbe avere ragione e litigheremo di nuovo. "Sì." Rispondo, poi decido di rischiare. "E se fosse vero? Insomma, tutto coincide..." Gesticolo.

La mia migliore amica scuote la testa e guarda la finestra dietro di me. "Jackie," comincia con quel tono che una mamma usa per mettere in guarda la propria figlia, "non so a cosa pensare nemmeno io, okay? Ammettendo che fosse tutto vero, ha sbagliato lo stesso, e tu devi farglielo capire. Magari, come dici tu, avrà ragione. Chi lo sa? Io voglio solo capire una cosa e, dato che siamo sole, ti proibisco di mentirmi."

Annuisco, anche se riesco già a capire quale sarà la sua prossima domanda. "Lo ami ancora?"

Ecco. Lo sapevo.

Abbasso la testa e fisso il tavolo sotto la sottoscritta. Non l'ho mai detto a voce alta, non in questo periodo. Chiudo gli occhi e penso a tutto quello che abbiamo passato, a come mi faceva sentire prima, a come mi fa sentire adesso. E concludo che i sentimenti che provo per lui non sono mai cambiati, nemmeno di una virgola. Poso lo sguardo su quello di Betty e apro la bocca per parlare. Sento che sto per tradire Aaron. "Sì, credo di sì." Dico con un sospiro.

La bionda, stranamente, sorride. "E cosa suggerisce il tuo cuoricino? Crede a quello che ti ha raccontato?"

Strappa un sorrisetto anche a me per il tono infantile che ha usato. "Un po' ci crede, ma ha paura di rimanere deluso ancora se gli desse un'altra possibilità." Ammetto.

"E Aaron?"

"Aaron..." Chiudo gli occhi. Aaron è sempre stato il mio migliore amico, il ragazzo che mi ha salvata e aiutata quando ero in pericolo. Ma lo amo davvero come sostengo? Non lo so. Forse sì. Forse no. Forse ho capito come fare per capirlo. Li riapro di scatto. "So cosa fare con lui." Senza aggiungere altro, prendo il telefono e digito il suo nome per cercare il numero ad esso allegato. Betty mi osserva stranita ma le ordino di non fare domande.

Ho bisogno di spazio. Libertà. Voglio agire e pensare da sola per il mio bene. Porto il cellulare all'orecchio e aspetto. Primo, secondo, terzo, quarto squillo. Il cuore mi batte forte. Sono terrorizzata al pensiero di come lui possa reagire alla mia decisione.

"Salve, sono Aaron.."

"Aaron, ho bisogno che tu venga qui-"

"In questo momento potrei essere impegnato, vi prego di lasciare un messaggio e vi richiamerò appena potrò." La voce si blocca, seguita da un beep che dovrei usare per inviargli un messaggio vocale. Chiudo subito e mi metto una mano sulla fronte. Non ci voleva.

"E ora?" Betty capisce che non ha risposto. Alzo le spalle. "Aspettiamo. Prima o poi mi chiamerà, no?" Nemmeno il tempo di parlare che sento la suoneria echeggiare nell'aria e mi fiondo sul cellulare. È Aaron.

"Ehi!" Rispondo subito.

"Ciao, amore, avevo chiuso la chiamata per sbaglio...scusa."

"Non preoccuparti. Ascolta, dobbiamo parlare. È importante." Solo quando pronuncio quelle parole capisco che sto facendo un'enorme cavolata. So che qualcosa per lui la provo, ho solo bisogno di una pausa per capire se questi sentimenti dureranno o se è solo un infatuazione. Avrò anche del tempo per pensare. Per scegliere con calma. Ho solo paura che Aaron soffra per colpa mia: non merita niente di tutto questo.

"Mh, okay. Dimmi."

"No, non per telefono. Detesto parlare in questo modo. Ce la fai a venire a casa mia? Tipo adesso?" Chiedo. Stringo con forza il cellulare tra le mani e chiudo gli occhi. Mi dispiace così tanto...

Io volevo te. [#2]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora