11. Karma.

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BRIAN'S POV.

La suoneria del mio telefono echeggia nella stanza, facendomi sbuffare. Cerco di arrivare sulla scrivania prima di Hector, dato che facciamo a gara per qualsiasi cosa, ma non ci riesco e risponde prima di me. "Sì?"

"Andiamo, brò! Passamelo!" Bisbiglio, incitandolo con le mani a ridarmi il cellulare.

"No, sono il suo amico Hector. In questo momento non può rispondere, con chi parlo?" Mi guarda con aria soddisfatta senza ascoltare i miei comandi e gli vado incontro ma, con una facilità estrema, mi scansa e rischio di andare a sbattere contro il muro. Fortuna che mi fermo subito.

"Ah. Sai cosa ti dico? È appena tornato, potete parlare...Brian! C'è Sally al telefono!" Fa finta di gridare come se mi stesse chiamando e, in questo momento, vorrei davvero non esserci.

Sbuffo quando il mio migliore amico mi dà il telefono e scappa via, lasciandomi qualche pacca di incoraggiamento sulla schiena, proprio come se stessi andando a combattere.

Lui non la sopporta, sin dalla prima volta che gliel'ho presentata. Anche se non la conosceva e non sapeva nulla del suo carattere, l'ha odiata fin dal primo istante. Cerca di evitarla in tutti i modi possibili. Secondo me fa bene perché, insomma, chi riesce a sopportare Sally?

"Ehi." Rispondo un po' svogliato.

"Ciao, tesoro! Questa sera hai impegni?"

Lei è Boston per qualche settimana a trovare i suoi nonni, io a Washington: perché devo fare sempre io tutta quella strada per stare con lei e non il contrario, per una buona volta? "Sì, sono stato invitato ad una festa."

"Fantastico! Dove?" Domanda, e presumo che si autoinviterà come fa sempre, del resto.

"A Boston, da te. Danno una festa per i diplomati a Carson Beach e un mio amico che ha finito l'high school ha invitato me ed Hector." Spiego, sperando che capisca e non venga.

Mi ha stancato così tanto...

"Allora a più tardi! Ci vediamo alle nove e mezza lì, passa da me come hai fatto l'altro giorno e poi andiamo tutti insieme lì, va bene?"

Ecco, dovevo immaginarlo.

Sospiro. "Certo, a dopo." Chiudo la chiamata e vado a cercare il ragazzo che prima era in stanza con me. "Uhm...coinquilino?" Lo chiamo, passando da una stanza all'altra.

"Che hai combinato?" Ogni volta che lo soprannomino in questo modo, sa che è qualcosa che non gli piacerà. Per niente.

"Questa sera andiamo a prendere Sally dai suoi parenti." Guardo per terra e mi dondolo sui talloni appena me lo ritrovo davanti.

Sbuffa. "Che palle." Dice semplicemente, poi si allontana e va in cucina, aprendo tutti i mobili contenenti cibo per sgranocchiare qualcosa.

Beh, credevo avesse reagito peggio. Forse si è abituato già.

"Mh...quindi, per te va bene?" Chiedo, pronto a difendermi dalle sue grida.

"Se lo è per te, lo è anche per me." Afferma con una scrollata di spalle, poi apre una busta con una brioche.

"Davvero?" Continuo a domandare.

"No, Foster, non è vero per niente. Sono incazzato nero, come ogni volta che c'è quell'oca, ma cosa ci posso fare? Non è colpa tua e nemmeno mia, quindi..." Mi passa davanti, passandosi una mano tra i capelli e sbuffando.

È solo colpa sua, Hector, penso quando ritorno in camera per cercare un abito adatto da mettere questa sera. Non voglio proprio andarci, a Boston: ho la sensazione che succederà qualcosa di cui non sarò contento e, questo sesto senso, con me non sbaglia mai.

Io volevo te. [#2]Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum