36. Al cuore non si comanda.

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"Scusa." Freddie si sposta per farmi passare dopo che ci siamo accidentalmente scontrati. Lo fulmino con lo sguardo, poi gli passo di fianco senza dire niente e continuo a camminare verso la cucina.

Se crede che adesso cominci a parlargli come un tempo si sbaglia di grosso. Gli farò pesare tutto ciò che mi ha fatto. Capisco che ieri ha combinato quel casino per il mio bene, per "proteggermi" o come sostiene lui, ma deve cercare anche di guardare avanti e fidarsi di me. Ed io non avrò fiducia in lui finché Freddie non imparerà a credermi.

La sua voce mi fa bloccare e sono costretta anche a girarmi, dato che non sono capace di ignorarlo così a lungo. "Jackie..."

"Che vuoi?" Gli rispondo in tono fin troppo brusco. Non posso passarla liscia nemmeno stavolta, eh?

Rimane a fissarmi e solo ora posso osservarlo meglio: ha tutti i capelli scompigliati, uno sguardo stanco, la voce impastata dal sonno e la maglietta raggrinzita. Deve essersi svegliato ora. "L'hai...l'hai detto? A Betty, dico."

Inizialmente non riesco a capire, infatti assumo un'espressione confusa, poi la mia mente ritorna a ciò che è successo ieri sera -che poi è pure il motivo per il quale sono tanto arrabbiata con lui- e scuoto il capo. "Ancora no."

Deve smetterla di mettersi ancora in mezzo. Ha già causato parecchi danni.

"Dirmi cosa?" E, parli del diavolo e spuntano gli occhiali, arriva la bionda con il suo pigiamino e l'aria di chi si è appena svegliato ed ha scoperto che la propria migliore amica nasconde qualcosa.

Fantastico! Ora sono nei pasticci fino al collo. Se gli dicessi tutto ora, si incazzerebbe a morte, chiamerebbe anche Julie e mi sgriderebbero facendomi la solita ramanzina, ovviamente senza lasciarmi parlare e spiegare la situazione: roba che nemmeno mamma, papà e Freddie messi insieme.

Se invece le dicessi tutto con calma e da sole, ordinandole prima di ascoltare tutto dalla prima all'ultima parola, magari potrebbe capirmi e convincerà anche Julie, che odia Brian e lo disprezza come se fosse una lucertola entrata in casa senza preavviso e che non si sa come abbia fatto a restarci.

Cosa dovrei fare, ora? Inventerò una scusa e il ragazzo di fronte mi asseconderà perché, altrimenti, con me avrà chiuso per sempre. Il problema è...che bugia dovrei inventare, così su due piedi?

Io e mio fratello ci guardiamo, per la prima volta in questa prima mattinata, davvero. Lo prego con gli occhi di non dire niente perché le avrei spiegato tutto io e lui sembra capire. "Nulla, è che...Jackie voleva...tornare a New York per salutare i nostri genitori ma non era sicura." La butta lì. Menomale! Trattengo un sospiro di sollievo: allora un po' di buonsenso ce l'ha.

L'espressione della mia amica, da seria e tesa, si trasforma in un'altra altrettanto rilassata e serena, infatti risponde: "Quando volete! Anche io devo andare a trovare i miei: mi mancano tanto!"

"Uhm..." comincio a balbettare, "certo. Poi...poi ci organizziamo." E, detto questo, mi dileguo in cucina per prendere la tazza di latte che ora starà riscaldando.

Sbuffo e mi passo una mano tra i capelli: è mai possibile che, in questa casa, ci debbano essere sempre problemi? Non so come raccontare tutto a Betty senza che mi uccida con le sue stesse mani, chiamando Julie e facendolo insieme.

Un modo lo troverò, per convincere entrambe. Se l'ho fatto con me stessa, che sono una testarda di prima categoria e non perdono facilmente, non vedo perché non dovrei riuscirci anche con loro.

Il suono che emana il microonde mi riporta alla realtà, così tiro fuori la tazza riscaldata e comincio a bere il latte con gli occhi chiusi. Va tutto bene, mi ripeto, capiranno.

Io volevo te. [#2]जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें