Caro diario.

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Un  sorriso può essere finto. Ma gli occhi no. Quelli non tradiscono mai. Ma quegli stessi occhi mi si velano di tristezza, di paura e poi di pianto. All'improvviso. Perché la mia vita è cambiata così, di colpo.
Uno stupro.
Le sicurezze crollano, le certezze si sgretolano.
Riavvolgiamo il nastro e cerchiamo di capire come sia potuto succedere. Senza trovare risposta.
«Quella maledetta mattina... se solo non avessi marinato la scuola, se solo fossi rimasta con qualche amico..>>
Per giorni non sono più riuscita a dormire. Ricordavo solo il pavimento grigio su cui il mostro mi ha spinta. Poi sono riaffiorate le immagini, l'odore della sua pelle sulla mia e l'orrore che stavo provando.
Fu velocissimo. Io mi dimenavo come quel pesce buffo di cui non ricordo mai il nome. Ma non è servito. Era come se avesse mille braccia. Riusciva contemporaneamente a tenermi le gambe divaricare, le braccia immobilizzate, la bocca chiusa e a spingere le sue dita dentro di me.
"Si stancherà prima o poi", mi ripetevo. Ma quei minuti mi sono sembrati un'eternità. Dalle mie narici non riesco ancora a mandare via l'odore del suo sudore. Faceva caldo. Un caldo da morire. Cosa ci può essere di appagante nel fare l'amore con una donna che non ti vuole?
Sono stata "fortunata" che quel mostro non sia riuscito ad andare fino in fondo. Fino ad uccidermi
Ma per quello devo ringraziare quella ragazza. Quella benedizione che mi aveva mandato dio.
"Sto parlando con la polizia, sparisci subito."
Quando lui fuggì alle parole di quella misteriosa ragazza, sparita anch'essa con lui. Ho raccolto le gambe tra le braccia ed ho iniziato a piangere. Non riuscivo ad alzarmi per chiedere aiuto. Perché? Se l'avessi fatto forse l'avrebbero preso. Mi sento in colpa e sono arrabbiata con me stessa per non essere riuscita ad urlare mentre lui devastava il mio corpo e la mia anima.
Sono rimasta su quel gradino che mi ero aggrappata poco prima per non so per quanto tempo. Il mostro aveva lasciato la sua felpa e il suo accendino per terra.
Avevo ancora la maglia alzata e i jeans sbottonati. Non mi interessava. Quello che potevano rubarmi l'aveva già preso lui.
Ancora oggi non riesco a superarlo pur essendo passato un anno.
Dominic si arrabbia. Dice che devo affrontare le mie paure per riuscire a dimenticare.
Non riesco più a passeggiare per mia città senza avere la paura che io possa imbattermi in lui. Allungo la strada pur di rimanere sui corsi principali. Anche di giorno. La sera non esco se non con qualcuno. Dominic avvolte grida, ma so che lo fa per scuotermi. Perché da allora mi è sempre stato accanto con dolcezza, ma non è servito. Anzi. A volte le sue premure mi infastidiscono e non capisco perché. A volte se mi abbraccia mi ritraggo in modo quasi automatico. E da quel maledetto 26 febbraio non riesco più a ricevere carezze senza che io pensi alle mani di quel mostro.
Non credo resisterò ancora per molto.
Caro diario.
Quella esperienza mi ha devastata.
Ho chiuso il mio cuore. Non posso più tenerlo aperto per tutti.
Certe volte vorrei non provare emozioni.
Niente più dolore. Cosa ci può essere di più bello?
Quel dolore che mi divora l'anima non esisterebbe.
Lo so. Sono ancora una bambina e chi ascoltasse le mie parole direbbe che sono depressa. Come succede a tutti gli adolescenti. Beh non è così. Io non sono depressa, io mi porto un peso troppo grande sulle spalle. Un dolore troppo grande nel cuore.
Ho solo 15 anni.

La forza di rialzarsi.Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt