Capitolo 6 - Tempesta

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Per arrivare a destinazione ci aspetta un bel po' di strada, e molto probabilmente ci fermeremo a riposarci. Daren sembra essere tornato in sé, forse gli ho instillato fiducia. «Che sballo amico la tua intelligenza artificiale.» Soggiunge.

Joshua rotea il suo volto madido di sudore verso di me ed ha un'espressione che traspare curiosità. «Perché tua nonna ti ha affidato proprio a te Trixy?»

Ma io non ho una risposta pre formulata.

La verità è che non so il motivo che abbia spinto la nonna a donarmi Trixy; forse avrà un debole per me, ma non credo poiché ha anche altri nipoti sulla Terra, ed io e Dylan siamo gli unici che non ha mai visto di persona. Quanto vorrei incontrarla e abbracciarla!

«Non lo so.» Gli rispondo abbassando lo sguardo. Nel frattempo il vento soffia più forte e la sabbia si solleva dal terreno iniziando ad andarci negli occhi.

«Sabbia schifosa!» Sbotta Daren da dietro.

Proseguo tenendo il capo chino in modo tale da non farmi entrare i granuli negli occhi.

D'improvviso Joshua si blocca di scatto. «Ragazzi...» Dice balbettando e alzando un dito per indicare qualcosa.

Alzo lo sguardo osservando il suo volto stupito e fiducioso alla stesso tempo.

Roteo leggermente la testa e scorgo una edificio da una distanza abbordabile.

Daren emette un urlo starnazzato ed esulta. L'edificio è logoro ed è piuttosto sospetto che Trixy non l'abbia rilevato.

«Ragazzi è strano che Trixy non abbia menzionato l'edifico.» Affermo cercando di far ragionare Joshua e Daren.

«Forse ha solo sbagliato.» Fa Joshua.

«Amico, è una macchina, può sbagliare. È l'unico riparo che c'è in mezzo al nulla.» Constata Daren dalle retrovie.

Non c'è una variegata scelta e se vogliamo ripararci quell'edifico è il miglior posto, al momento. Il cielo sembra presagire l'arrivo di qualche oscuro presagio, ma non dobbiamo preoccuparci, poiché Trixy ci avviserà di qualsiasi pericolo incorriamo.

Le condizioni climatiche su Marte cambiano velocemente, di solito le tempeste di sabbia sono i fenomeni più visti sul pianeta rosso e sono anche i più temuti.

Mantengo il mio dispositivo quadrangolare con un mano, mentre con l'altra riparo gli occhi dalla sabbia che si solleva dal suolo prepotente. Ormai la visibilità è scarsissima, ma si riesce ancora a scorgere l'edificio.

«Signore, è prevista un tempesta di sabbia.» Trilla Trixy.

Iniziamo a sentire un brusio assordante e contemporaneamente ci giriamo tutti e tre all'unisono. Una smisurata quantità di sabbia si sta unendo a poche centinaia di metri dalla nostra posizione e tra non molto la furia passerà su nostri corpi.

«Oh merda, la tua intelligenza artificiale ci ha avvisato tardi.» Afferma Daren orripilato. La tempesta assume una forma sempre più spaventosa e inizia a sollevare una quantità indefinita di sabbia.

«Corriamo!» Sbotta Joshua assumendo un'espressione da film horror.

Io e Daren prendiamo alla lettera l'ordine e scattiamo verso l'edificio.

La sabbia si alza dal suolo più violentemente.

Le pulsazioni nel mio corpo aumentano e l'adrenalina fusa alla paura sale alle stelle.

Non oso girarmi, ma la tempesta è proprio dietro di noi come la morte che va in cerca di uomini.

«Ragazzi non vedo più l'edifico.» Esclama Daren correndo come un forsennato.

Tutti e tre corriamo alla stessa velocità, la paura ci ha fatto sviluppare doti che non eravamo neanche a conoscenza. Il brusio e lo strascicare della tempesta si fa sempre più rimbombante, nel contempo continuo a correre a più non posso verso l'ultimo punto in cui ho avvistato l'edifico.

«Ragazzi corriamo sempre dritto. Lì ho avvistato l'edifico.» Questa è la voce di Joshua, avverto la sua presenza, ma la sento ovattata come se fosse lontana chilometri di distanza.

Forse è di fianco a me, oppure alle mie spalle, non ne ho la più pallida idea, ho perso completamente il senso dell'orientamento. L'unico rumore distinguibile è quello della tempesta alle mie spalle.

«Ragazzi!» Urlo ma ormai la visibilità si interrotta e un uragano di granelli di sabbia ostruisce la mia vista.

Il mio piede entra in contatto con una roccia e inciampo facendo milioni di capriole

«Carl alzati!» Esclama una voce e delle sabbia finisce nella mia bocca.

Appoggio le mani al suolo e avverto che la tempesta è sul punto di acciuffarmi.

Distendo le gambe e con una mossa fulminea mi rialzo e inizio a riprendere la corsa come un evaso che fugge dalla prigione.

Scuoto la mano accorgendomi che ho perso il mio dispositivo. No! questa non ci voleva.

Il cuore romba nella gabbia toracica.

Non ho più chance, c'è la possibilità che da un momento all'altro la tempesta mi risucchi portandomi chissà dove.

Le gambe iniziano ad allentarsi e i muscoli a stancarsi; corro senza una metà e ormai non riesco a vedere più nulla.

Mi infrango contro una parate metallica e avverto il dolore che si dirada sul volto.

Il cigolare di una manopola anticipa l'apertura della porta e una mano trascina la mia carcassa all'interno un secondo prima che la tempesta possa raggiungermi.

Sono steso al suolo freddo, immobile; chiudo gli occhi respirando affannosamente. Il cuore da un momento all'altro potrebbe esplodere.

Percepisco due colpi al viso e un timbro di voce familiare.

«Amico, ci sei?» È la voce di Daren. Che sollievo!

Ma non oso spalancare le orbite, ho ancora impresso la tempesta che era pochi metri dal mio corpo.

«Amico...» Altri due colpi in viso e questa volta spalanco le palpebre e avverto un bruciore provenire dagli occhi. I grossi occhioni neri di Daren non smettono di guardarmi

«È vivo!» Esclama sospirando. «Amico, pensavo fossi morto, o chissà cosa.»  Si manifesta porgendomi una mano, l'afferro e sono su in un secondo.

«Dove siamo?» Gli domando guardando circospetto la zona.

L'edifico sembra essere abbandonato ormai da anni. Il primo piano è disadorno, e un fetore di muffa si esala dalle pareti. La temperatura è bassa, tanto da farmi rizzare i peli sulle braccia.

«Non lo so amico, siamo arrivati due minuti prima di te.» Ribatte Daren. Alzo lo sguardo e noto Joshua intento ad esplorare il piano superiore.

«Saliamo.» Enuncia Daren.  Delle scale metalliche, piene zeppe di polvere, ci conducono al piano superiore, che è della stessa grandezza di quello adiacente.

Oltre le pareti il vento e la sabbia sbattono contro la struttura provocando un rumore incessante.
«Reggerà con la tempesta?» Domando a Daren oltrepassando l'ultimo gradino.

«Credo di sì» Risponde con un'aria non troppo convinta.

Joshua è a pochi metri di distanza ed è vicino ad un grosso telone verde che copre qualcosa di altrettanto enorme.

«Cos'è?» Chiedo alzando il volume della mia voce, che riecheggia nella stanza semi vuota. «Non lo so, ora lo scopriamo.» Replica.

Raggiungo Joshua e insieme leviamo il telo, che è affisso alla parate orizzontalmente, e poco dopo un grosso schermo si rivela.

«A cosa servirà questo coso?» Domanda Daren, ma non appena finisce di parlare, lo schermo emana un baluginino accecante che illumina l'intero piano. Riesco a rimirare un simbolo: NASA.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Where stories live. Discover now