Capitolo 13 - Missione Suicida

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Gli ultimi due giorni sono stati i più intensi di tutta la mia intera esistenza: ho conosciuto le vere intenzioni di mio padre e a causa dei miei sbagli, la mamma si è dovuta sacrificare. Inoltre a Daren è venuta la stravagante idea d'intrufolarsi negli Osservatori, che sono il quartier generale dell'Èlite.

«Come puoi credere che l'Èlite ci lascerà entrare?» Domando a Daren, mentre lui è alle prese col digitare alcuni comandi.

«Cristo! Non riesco mai a far funzionare questi aggeggi. Sono bravo solo ad attuare i piani di fuga. Dicevi?» Dice voltandosi con il capo.

«Ho detto semplicemente che non riusciremo mai a entrare negli Osservatori.» Ricompongo il mio pensiero. Solo un folle, sapendo di essere ricercato, si presenterebbe alla porta d'ingresso dell'Èlite e direbbe: "Salve posso entrare?", ma ormai da Daren ci si può aspettare di tutto. È matto da legare.

«Mhh... È semplice. Saremo anche noi dell'Èlite.» Si volta di nuovo interagendo con lo schermo. «Cazzo! Ci sono riuscito.» Esclama sbattendo i pugni sul bancone.

«Sei riuscito a fare cosa?» Domando avvicinandomi al monitor.

«Stai a guardare! Gi protocollo camuffamento.» Ordina entusiasta all'intelligenza artificiale.

«Signore questo protocollo può essere solo eseguito dal signor Joshua.» Asserisce Gi.

«Ci risiamo! Giuro che quando non servirai più a nulla, ti farò saltare in aria tutti i tuoi stupidi circuiti.» Daren aggrotta la fronte additando il monitor. Non ha un buon legame con l'intelligenza artificiale del suo gruppo.

«Gi, conferma missione!» È la voce di Joshua, che compare dallo schermo principale. Nella mia mente l'immagine del suo volto viene sovrapposta da quella del mio fratellino.

«Dylan?» Chiedo buttandomi d'istinto verso l'immagine.

«È qui.» Risponde il ragazzo.

Il mio fratellino appare dallo schermo sventolando la sua manina e abbozzando un sorrisetto. Chiudo gli occhi e scaccio tutta la tensione accumulatasi in queste ore.
Almeno lui è salvo; l'Èlite non lo potrà mai trovare su Argus.

Daren invece non sembra particolarmente felice, anzi borbotta qualcosa d'intraducibile. Quasi sicuramente ce l'avrà con Gi.

«Trixy è di nuovo disponibile! Notate, ragazzi... Davanti ai vostri occhi c'è un dispositivo.» Mi reco nei pressi del grande monitor e agguanto il dispositivo. Al mio tocco Trixy prende vita. «Signore, è un onore attendere le sue disposizioni!»

«Che bello riaverti con me Trixy. Mi sei mancata!» Rispondo.

Daren distorce il naso. Alle nostre spalle un rumore stridulo induce il mio collo a voltarsi: una parte del pavimento si è schiusa e a poco a poco compaiono dei camici blu notte contraddistinti dal logo dell'Èlite.

«Pensavo ti volessi presentare all'ingresso.» Dico rivolgendomi a Daren.

«Beh... L'idea era suggestiva.» Risponde lui solcando un debole sorriso.

«Cavolo, allora sei davvero matto.» Ammetto.

«Diciamo che il mio test psicologico non ha mai un esito positivo.»

«Ragazzi, vi prego.» Joshua ci richiama all'attenzione.

«Dylan com'è stato il viaggio?» Domando.

«Stupendo. Joshua mi ha messo per qualche secondo al volante.» Risponde lui ebbro.

«La mamma è lì con te?» Aggiunge.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Where stories live. Discover now