Capitolo 7 - Braccati

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Il logo della NASA spazia sull'enorme schermo.

La nonna apparterà davvero a questa organizzazione? Joshua appoggia il suo dispositivo su un bancone logoro e ricoperto di una patina fetida.

Ricordo che nella fuga ho smarrito il mio dispositivo.

Butto lo sguardo ancora più giù sino alle ginocchia e avvisto una macchina rossastra espandersi sui miei pantaloni.

Un lieve bruciore mi fa distorcere il viso; mi poggio al bancone e ricaccio all'insù il tessuto dell'indumento.

Ho delle ferite ad entrambi gli arti inferiori, e non sono semplici sbucciature; riesco a vedere appena la carne e l'odore acre del sangue che giunge alle mie narici.

Joshua cala lo sguardo osservando i miei tagli. «Ci sei andato giù pensate Carl.»

«Non ti preoccupare, sono solo due graffi.» Mento. Ora che sulle ferite si deposita più anidride carbonica avverte un dolore crescente, ma provo a nasconderlo accennando a smorfie silenziose.

«Cosa abbiamo qui?» Gli domando discostando l'attenzione dai miei tagli.

Abbasso i risvolti e mi sollevo scrutando l'enorme schermo.

Probabilmente si attiverà con un riconoscimento vocale, e da quanto ho potuto capire questa organizzazione che si chiama NASA non è sprovveduta.

«Sto provando ad accedere al sistema, ma è difficile bypassarlo.»

Stacco il bottone dalla mia camicia e lo porgo a Joshua. «Cosa dovrei fare con il bottone?» Domanda stralunato.

«C'è Trixy, la puoi mettere sul tuo dispositivo. Basta che poggi il bottone sullo schermo.» Joshua lo afferra poggiandolo sul dispositivo. Sparisce la sua intelligenza artificiale e compare Trixy da un ologramma.

«Signore, il suo dispositivo è a pochi metri da qui.» Avvisa.

«Lo so Trixy, l'ho perso nella tempesta. Puoi darci qualche informazione sul sistema che gestisce questo schermo?»

«Che forza la tua intelligenza artificiale.» Dice Joshua fischiando.

Daren è alla prese con l'esplorazione della stanza, forse è in cerca di qualche punto di fuga.

«Ragazzi ma non vi sembra strano che ci sia un edificio abbandonato qui su Marte?» Ci interpella. Io e Joshua ci voltiamo mentre Trixy scansiona il sistema.

«Forse era qualche base segreta.» Gli risponde Joshua con uno strano senso di avventura che gli illumina le iridi.

«Non credo. L'Èlite non avrebbe mai permesso a questa NASA di costruire un edifico sul loro pianeta.» Constato.

«E se questa NASA fosse sbarcata prima della nostra colonia?» Ribatte Joshua guardando me e un attimo dopo Daren.

«Scansione effettuata, il sistema operativo è il medesimo del mio, signore.» Annuncia Trixy.

«Come?» Chiedo posando un sguardo cogitabondo sul dispositivo.

Joshua si volta un secondo dopo di me e inizia a digitare su una testiera proiettata.

«Il sistema è di uso militare, signore. Al minimo cenno di intrusione scatterà l'allarme.» Risponde lei. Tutto quello che la nonna ha detto nel messaggio per quanto riguarda il ruolo della NASA sulla Terra è una menzogna?

«Sto provando ad entrare.» Prorompe Joshua.

«Ragazzi qui c'è una piccola apertura, la parete è divisa» Sibila Daren da un angolo remoto della stanza. Mi avvicino e sembra davvero che la pareti celi qualcosa.

«Qualche punto di fuga.» Suggerisce Daren. È ossessionato da tutto quello che sembra appartenere a tunnel nascosti e sotterranei. L'apertura segue un filo che percorre l'intera parete sino al soffitto.

«Penso che sia troppo grande per un tunnel, non credi?» Gli domando.

«Ehm... In effetti è proprio così, ma è anche probabile che ci sia un'uscita che conduca direttamente a Marxan» Conclude Daren con aria da detective.

«Oh, oh! Ragazzi c'è un piccolo problemino.» Joshua emette dei colpetti di tosse.

«Cosa c'è?» Gli domando, ma lui non fa in tempo a rispondermi: un allarme comincia a strillare, tanto che i timpani fischiano.

«Sistema violato.» Annuncia una voce dallo schermo.

La parete dinanzi a me e Daren si schiude lasciandoci intravedere in primo piano una minacciosa torretta pronta a difendere l'edifico.

«Oh santo cielo! Non è un'uscita, è un'autodifesa. Scappiamo!» Urla indietreggiando e cadendo goffamente.

Poco dopo si rialza correndo in direzione delle scale. Lo seguo senza badare al modo in cui cado.

Fuggo in direzione delle scalinate e nel frattempo la torretta spara colpi che si infrangono sequenziali sulla parete assorbente. L'arma difensiva mira a Joshua e il ragazzo zigzaga disorientandola. Raggiungiamo le scale, con i colpi che si scagliono sopra le nostre teste. Dal pavimento del piano inferiore emergono altre due torrette, e siamo costretti a rimanere sulla scalinata. I proiettili vengono scagliati in tutte le direzioni, ma le pareti li inghiottisco.

«Ragazzi, dobbiamo sbarazzarci delle due torrette giù.» Suggerisce Daren.

La porta è a pochi passi dalle scale, ma con le torrette che sparano a raffica difficilmente riusciremo ad oltrepassarla e a giungere fuori sani e salvi. L'adrenalina mi scorre nella vene e il terrore di rimanere colpito da una di quelle torrette mi attanaglia.

«Come facciamo a fermarla? Il sistema mi ha buttato fuori.» Soggiunge Joshua agitato.

«Fai ritentare di nuovo Trixy nel sistema.» Gli suggerisco.

«Ragazzi, fate fare al sottoscritto. Forza bellezze, è il momento di entrare in scena.» Sbotta Daren mentre estrae due pistole laser dalla sua vita.

«Ora lo dici che hai due pistole?» Gli domanda Joshua spazientito ma al tempo stesso impaurito per un colpo che gli ha appena sfiorato la nuca. «Muoviti!» Gli ordina.

«Amico mi vedrai all'azione.» Sussurra Daren sollevando e abbassando le sopracciglia.

La follia di questo ragazzo raggiunge limiti da record, ma appena scende l'ultimo scalino inizia a sparare mettendo fuori gioco abilmente una torretta.

È in gamba per essere uno spavaldo!

«Dovremmo aiutarlo» Dico a Joshua, mentre osservo il ragazzo che è alle prese con la seconda torretta.

«Non so nemmeno come si usa una pistola. Non ti preoccupare Daren se la caverà, è abituato a questo genere di cose.» Ribatte il ragazzo freddo e mantenendo saldamente il suo dispositivo.

Le gambe fremono dalla voglia di agire e i miei occhi non resistono più ad osservare Daren. Scendo le scale fiondandomi incontro alla torretta.

«Spara, ora!» Urlo sperando che Daren mi abbia sentito.

Un colpo sta per partire dalla torretta, ma Daren la colpisce mandandola in corto circuito. Sospiro; ci è mancato davvero poco che finisse male. Ho agito di istinto, ma è servito a qualcosa.

«La prossima volta avvisami, amico. Che faccio qualche acrobazia.» Dice Daren rimettendo le pistole sotto la sua maglia.

«Ragazzi dobbiamo andare via di qui.» Ci rimbecca Joshua.

Annuisco e allungo un arto tirando verso di me la manopola, ma mi trovo davanti una decina di agenti accompagnati dai loro inseparabili androidi.

«Fermi dove siete. Alzate le mani!» Proclama stentoreo un uomo calvo.

«Oh cazzo! Non ditemi che ho fatto fuori le due torrette inutilmente.» Borbotta Daren.

Il mio sguardo si incontra con il simbolo peculiare di Marte: due cerchi che ci intrecciano venendo a creare un'unione. È il simbolo dell'Èlite.
Ora sì che siamo in guai seri!

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Where stories live. Discover now