Capitolo 27 - Rabbia

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«Entriamo anche noi!»

Riesco a sentire una voce fra il ronzio che ha appena preso forma alle mie spalle.

Ormai sono lontano dalla rampa, e tenendo sempre sollevato in grembo il corpo di Daren, seguo senza indugio Noelle, che ora ha preso il suo tablet sta pigiando qualche comando.

«Quanto ci vuole ad arrivare?» Domando guardandomi intorno.

Sia le pareti che il pavimento sono un grigio vitreo, inespressivo, come se questo posto celasse qualche oscuro segreto.

L'illuminazione è luminescente, tanto da far colorire ancora di più il sangue di Daren che ora mi scorre fra le braccia.

«Amico, non addormentarti.» Sibilo, dando dei leggeri colpi al suo volto.

«Ecco i soccorsi!» Esclama Noelle.

Il ticchettio dei suoi tacchi, che fa eco nel tunnel, viene accompagnato da rumori di scarponi.

Noto alcune persone che procedono verso di noi, e con loro hanno uno strano oggetto che libra dal suolo.

«Posa il tuo amico qui.» Mi ordina un uomo basso dalla pelle scura.

Con estrema destrezza poggio il corpo di Daren su un lettino librante.

«Si salverà, vero?» Domando inquieto.

L'uomo annuisce, ma non mi rassicura affatto.

Un botto improvviso e un involucro trasparente ricopre la barella.

Dentro di essa spariscono anche i paramedici; dopodiché si sente un leggero sfregamento di propulsori e la barella si addentra alla massima velocità verso il tunnel lasciando una scia di vento che investe me e Noelle e scompiglia tutta la sua accurata chioma bionda.

Lei sobbalza poi da una sistemata stirando con le mani il suo tailleur e dandosi una leggera smossa ai suoi capelli.

Dopodiché si alza gli occhiali e mi rivolge uno sguardo serio. «Starà benissimo il suo amico. Ora se vuole seguirmi le illustro il quartier generale.» Si volta ancheggiando.

«Devo avvisare i miei amici.» Affermo scrutando la grossa quantità di sangue che annerisce il colore della mia pelle. Noelle si ferma senza voltarsi, inarca le spalle ed espira. «Stanno già entrando.»

«Come?» Borbotto. La mia mente non è del tutto lucida e i miei occhi vedono un unico colore: il rosso. Del sangue è presenta sulla mia maglietta, sulla mia pelle e perfino alcune gocce nei miei capelli.

«Credo che debba darsi una ripulita, e poi parleremo di tutto quanto.» Mi risponde Noelle riprendendo il suo passo frettoloso.

Mentre cammino cerco di immobilizzare le mani tenendole tese come uno spaventapasseri; il sangue ha il sapore del rame e lo sento sul tutto il mio corpo; è così intenso che lo posso avvertire perfino sulle mie papille gustative.

L'eco dei passi scorre lungo tutto il passaggio, che ora decresce verso il basso. Noelle mi fa strada e la luce inizia a infastidirmi.

Il bianco si mescola con il rosso creando un effetto caleidoscopico.

«Ci vuole ancora tempo?» Inizio a spazientirmi e mi domando perché quest'organizzazione non è intervenuta nell'imboscata che ci hanno teso poco fa.

«Eccoci!» Noelle si ferma e indica un porta alla sua destra.

Il suo aspetto è serio, ma al tempo stesso mi squadra di sottecchi.

«Sua nonna sarà molto felice di rivederla.» Finisce accennando un debole sorriso e sfoggiando i suoi canini un po' sporgenti ma al contempo bianchissimi.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Where stories live. Discover now