Capitolo 37 - False speranze

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Percorriamo qualche piccolo corridoio e svoltiamo un paio di volte, sino ad arrivare nella stanza dove Ai conserva i suoi attrezzi informatici.
Su un logora scrivania sono poggiati tre monitor, ognuno in una posizione differente e che fungano da unica fonte di illuminazione nella camera.
«Chiudi la porta!» Ordina lei a Jason mentre lei prende posto davanti agli schermi. Ai poggia la mano su un punto della scrivania e un attimo dopo un rumore fastidioso anticipa la luce emessa da un lettore di impronte.
«Accesso consentito!» Trilla una voce dai monitor. Di fianco alla scrivania prende forma un piccola struttura quadrangolare e un ologramma viene subito proiettato.
Appare la zona in cui la navicella di Chryssa è precipitata, e un punto rosso che lampeggia al centro della mappa indica la segnalazione del sensore.
«Ecco, proprio lì! Ci sarà sicuramente qualcuno.» Ai indica il punto, come se io e Jason non fossimo in grado di vederlo.
«Sei sicura? Non può essere un animale?» Domanda Jason guardandola.
Lei scuote la testa.«Impossibile! Ho testato quel sensore più e più volte.» Asserisce decisa. «Non posso sbagliarmi.» Si mette a braccia conserte e guarda di sottecchi Jason con un'espressione offesa.
Li guardo entrambi, prima di esprimere la mia opinione che lascia trapelare entusiasmo.
«Andiamo, allora!» Esclamo l'ebbrezza che riaccende in me una assopita speranza.
Sarà davvero Chryssa? Fremo dalla voglia di scoprirlo, non posso più restare qui con le mani in mano ad osservare un puntino rosso che lampeggia. Voglio appurarmi che sia davvero lei.
Jason annuisce convinto, mente Ai tentenna.«Wade non farà uscire i Cacciatori nel pieno della notte.» Constata con una note dolente nella sua voce.
«Non ho bisogno di Wade!» Rispondo schietto.
«Abbiamo bisogno delle sue motociclette per andare nel punto indicato dalla mappa.»
«Andiamo a piedi.» Suggerisco.
Ai scuote la testa di nuovo. «Di sera ci sono troppi balordi.»
«Allora ruberemo le loro motociclette.» Proprio mentre finisco di parlare entra Daren e sembra aver udito la mia frase.
«Ho sentito la parola "rubare", allora mi sono eccitato, e non poco.» Soggiunge. Ai lo squadra assumendo un'espressione stralunata.
«Può capitarci di tutto lì fuori; potremmo anche non fare più ritorno.» Mi sbilancio, ma Daren non si scompone.
«Allora, ben venga! Mi sono già rotto di stare in questo posto.» Mi lancia un debole sorriso e io rispondo di rimando. È tornato il vecchio Daren. Per un tempo ho pensato davvero che avesse deciso di restarsene segregata qui sotto.
«Mi hai fatto preoccupare!» Esclamo sorridendo per poi assestargli una pacca sulla spalla.
«Cazzo! Ogni giorno la tua forza aumenta?» Chiede ponendosi una mano sul braccio.
«Scusa, non ho messo neanche il minimo della forza.»
«Okay, allora...» Riattacca il discorso Ai.«Regola numero uno:» porta il conto con le dita «parteciperò anch'io alla missione. Regola numero due: prenderete tutti i dispositivi da me creati» afferma con un'ombra di fierezza «e regola numero tre: una volta andati sul luogo saremo fottuti, poiché se Wade ci raggiungerà saremo pasta per i suoi denti.» Finisce.
«L'ultima non è una regola.» Corregge Daren con aria da presuntuoso.
«E come se lo fosse.» Risponde lei infastidita.
«Dove sono le motociclette?» Domando cercando di abbreviare i tempi. Il desiderio di rivedere Chryssa mi fa attanagliare le budella.
«Wade è molto geloso delle sue moto, le ha rubate non molto tempo fa in un magazzino. La stanza è sorvegliata 24h/24h dalla sicurezza.» Ci informa lei.
Daren si lancia in una risata goffa. «Avete anche la sicurezza qui sotto? Per paura che rubino il vostro cibo!»
Ai ignora la domanda e continua: «Alle spalle dello spiazzale dell'arena c'è un enorme stanza che presenta una salita ripida in grado di farci uscire dai sotterranei, e lì sono parcheggiate le moto, ma le guardie presidiano i velivoli giorno e notte.» Ai spiega il tutto con enfasi come se stesse per fare l'esperienza più elettrizzante della sua vita.
«Come metteremo fuori gioco le guardie, senza destare alcun sospetto?» Domando serio guardandoli tutti uno ad uno.
Ai abbozza un mezzo sorrisetto che assomiglia ad un ghigno malefico, poggia un mano sull'ologramma e digita alcuni codici. Dalla struttura che sorregge la proiezione, alcuni ccassetti si aprono automaticamente mostrando alcune armi e degli aggeggi. «Questi.» inalbera un aggeggio che all'apparenza sembra un cerchio nero «Li dovete appoggiare sulle tempie, l'energia del vostro cervello li terrà calamitati sulla vostra pelle.» Porge l'aggeggio a Jason e quasi come se fosse calamitato si blocca sulla sua tempia e pochi secondo dopo degli occhiali blu ialino prendono forma davanti agli occhi di Jason. «Potrete vedere la posizione in cui vi trovate, controllare le carica delle vostre armi, rilevare il calore corporeo e guidare la vostra motocicletta, tutto questo con la mente.» Jason sorride, mentre i suoi occhi cambiano tonalità in continuazione, blu, poi verdi e infine rossi. Ai prende dal cassonetto alcune pistole, mi pone un'arma e sono strabiliato dalla leggerezza dell'arma.
«Ho ottimizzato al meglio le armi!» Afferma prendendosi tutti i meriti.
«Hai fatto un ottimo lavoro.» Dico facendole i complimenti.
Daren ne prende una distorcendo la bocca. «Si incepperanno.» Insinua squadrando la pistola, ma Ai distorce il naso ignorandolo di nuovo.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Where stories live. Discover now