Capitolo 9 - Chiarimenti

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Nella sala asettica cala il silenzio per qualche minuto.

Il signor Stewart ha un'aria truce, mentre Daren continua guardarmi compiaciuto. Sam è rimasto sulla soglia della porta, anch'esso stupito dalla notizia che ho appena enunciato.

«Stai mentendo ragazzino!» Afferma il Signor Stewart interdetto.

Ora ha un'espressione da stolido. Nel momento in cui sto per aprire bocca, sento la voce di mia mamma provenire dall'androne.

La mamma è spaesata quando prorompe nella sala, ma appena mi nota inizia a correre verso di me abbracciandomi.

«Adesso ce ne andiamo.» Sussurra con un filo di voce.

Si discosta scrutandomi nei minimi particolari. Ha notato le mie ferite a entrambe le gambe.

«Cos'hai fatto?» Domanda osservando il pantalone ricoperto di sangue.

Il padre di Sam sposta lo sguardo su mia madre. «Niente, saranno soltanto delle piccola ferite.»

Ora devo approfittare della situazione per uscire dal guaio che ho appena commesso. Ricaccio all'insù il tessuto dei pantaloni e dalle ferite ancora aperte il sangue scorre imperterrito sino alle caviglie.

«Solo una piccola ferita, eh?» Domanda la mamma irriverente. «E poi perché questi ragazzi sono qui?» Aggiunge guardando Daren e Joshua.

Il padre di Sam si raschia la voce. «Violazione di una proprietà privata.»

«Un edificio abbandonato nella Valle Morta.» Soggiunge Daren diffidente.

«Neanche io sono a conoscenza di quest'edifico nella Valle Morta. L'Èlite non dovrebbe avvisare i cittadini marziani di questa proprietà privata che hai appena accennato?»

Le parole della mamma infieriscono timore al signor Stewart tanto da far calare il suo sguardo al suolo. La mamma guarda me, Daren e Joshua, poi rivolge uno sguardo indignato ai tre membri dell'Èlite.

«Forza andiamo ragazzi! Questi uomini non hanno avuto neanche la decenza di appurarsi delle vostre condizioni.»

Daren si reca di fianco alla mamma tenendo lo sguardo fisso sull'uomo di colore; sorpasso il signor Stewart e mi accingo a seguire la mamma, che cammina spedita verso l'uscita. Joshua cerca di venire anche lui, ma l'uomo lo blocca con una mano.

«Mi scusi, forse non ha capito. I ragazzi sono liberi.» Avverte la mamma iniziando a spazientirsi.

«È mio figlio!» Risponde l'uomo irritato.

Notava una somiglianza tra l'uomo e Joshua, ma non mi aspettavo fosse il padre.

Ora ho capito perché il Joshua è stato taciturno per l'intero tragitto, era preoccupato d'incontrare il padre. Chissà per quale motivo lo teme cosi tanto. Daren è anche lui stupito dalla notizia. Ma la mamma non si scompone: «Caro, quanti anni hai?»
Joshua alzo lo sguardo. «Diciannove.»

«Bene, allora lei non può vietare a suo figlio di venire con noi.» Continua lei sfacciata.
Sam, nel frattempo è ancora sulla soglia della porta e butta un'occhiata di sfuggita su di me per poi distogliere subito lo sguardo.

Joshua si divincola dal blocco creato dalla mano del padre e ci raggiunge.

Passo di fianco a Sam osservandolo indignato, ma lui sembra essersi innmorato follemente del colore del pavimento.

Arriviamo nei pressi dellascensore: Joshua è completamente assorto nei suoi pensieri, mentre Daren ha un'espressione di chi freme dalla voglia di dire qualcosa. «Che sballo tua madre, ha steso due membri dell'Èlite nel giro di pochi minuti.» Alla frase di Daren accenno un sorriso e ripenso a quegli anni bui in cui mia madre era assente.

Da quando le ho raccontato del messaggio della nonna è un'altra persona, colei che conoscevo un tempo.

Pigio il bottone e le ante di schiudono silenziose. La mamma sembra aspettare impaziente la chiusura delle porte d'acciaio. «Ora possiamo parlare.» Inizia. «Grazie per il complimento.» E manda un occhiolino a Daren. «Cosa avete trovato?» Ci domanda.

Dalla vetrata che circonda la cabina è possibile scorgere l'intera Marxan: un flusso continuo di macchine voltanti ed edifici simili tra loro, ma alle spalle delle costruzioni le lande deserte si delineano dominano l'orizzonte.

«Un edifico abbandonato. Trixy ha provato a entrare nel sistema, ma è scattato un allarme e delle torrette hanno iniziato a spararci.» Rispondo alla domanda.
Joshua ficca una mano nella tasca per poi pormi il bottone.

«Grazie.»

«Ora andiamo a casa. Mr.Bender ti curerà le ferite e mi spigherete meglio la situazione!» Afferma la mamma.

La sinfonia ci aggiorna che siamo arrivati al pian terreno; usciamo dall'ascensore e passiamo per la sala d'ingresso.

Nella parete adiacente alla reception è affisso il simbolo dell'Èlite, due cerchi che si intrecciano.

Sorpassiamo il Distretto Alto dirigendoci verso il nostro quartiere.

Appena entriamo Dylan stringe le sua manine più forte che può introno alla mia vita.

Gli strapazzo i capelli e lui ride. «Signore, ha delle brutte ferita. Vuole che gliela curi?» Mi chiede Mr.Bender attirato dal rumore delle risate di Dylan.

«Ne sarei molto grato.» Gli rispondo emettendo sorriso.

Devo ammettere che l'odore di casa mi è mancato.

Durante la tempesta di sabbia per un attimo ho pensato che non avrei più rivisto la mia famiglia. Adesso, però, sono qui e se fosse necessario sacrificherei la mia vita per proteggerli.

Mr.Bender emette il suo laser risanatore dopo pochi muniti entrambe le ferite sono guarite, ma la pelle è rimasta butterata.

Dylan è entrato in sintonia con Daren e Joshua si è appoggiato al cardine della porta assumendo un'aria riflessiva.

«Ieri ho svolto delle ricerche negli Osservatori e ho scoperto che la NASA è giunta quasi centono anni fa su Marte.» Dice la mamma e dal tavolo appaiono gli ologrammi.

«Joshua aveva già pensato a questa ipotesi.» Informo la mamma. Joshua alza il capo facendosi inghiottire dalla curiosità.

«Arguto.» Si complimenta.

«Per ragioni a noi sconosciute, la NASA ha sempre operato in segreto sulla Terra. Una cerchia ristretta di persone sono a conoscenza dell'esistenza dell'organizzazione, tra cui la nonna.

Ma l'edificio nella Valle Morta resta un mistero.» Le informazioni continuano a scorrere dall'ologramma. Prendo il bottone e lo poggio sul tavolo.

«Signore il suo dispositivo è in movimento e i sistemi di sicurezza sono stati attivati.»
Delle gocce di sudore si precipitano a percorrere le curve del mio viso. L'Èlite è entrata in possesso della mia personali intelligenza artificiale.

«Avvisami se riescono a violare il sistema.»

«Certo, signore.»

La mamma ha un'aria inquieta mentre Joshua è impegnato a frugare nelle ricerche.

«Abbiamo visite.» Prompe Daren affanato indicando la finestra.

«Trixy telecamere!» Compaiono i punti d'inquadratura e degli androidi hanno appena circondato la nostra abitazione.

Il signor Stewart non ha alcuna intenzione di lasciarci in pace.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Onde as histórias ganham vida. Descobre agora