Capitolo 33 - Motivi (Parte 1)

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La mamma di Joshua tenta di frenare il suo singhiozzo, mentre mia mamma si avvicina per controllare la ferita della mia gamba.

«Carl, sanguini!» Assume una faccia inorridita. «Diana quanto manca alla base dove si è rifugiata mia madre?» Domanda rivolgendosi alla donna che in questo istante pilota l'astronave.

«Siamo quasi arrivati.» Risponde lei di rimando. 

Il mio volto è irrorato da piccolissime gocce di sudore, sono pensanti e rendono il viso appiccicoso.

«Mamma, non ti preoccupare, è solo un piccolo graffio.» La rassicuro mettendo sulla ferita il pezzo di tessuto fradicio e di un colore scuro. 

La mamma si appura di fermare l'emorragia ponendo all'altezza della gamba un laccio emostatico, ma blocco la sua azione.

«Sono un uomo del futuro. Non posso morire per una banale ferita.» Affermo ironico. 

Jason sorride alla mia battuta, invece la mamma sembra essere confusa.

«Come sarebbe a dire? Sei un uomo del futuro?» Chiede issandosi dalla rivestitura nera dell'astronave  che funge da pavimento.

«La nonna non ti ha informata? Alla mia nascita mi è stato impiantato un DNA che si fuso con il mio, creando un sorta di DNA mutato. Le mie abilità fisiche, sensoriali e mentali sono superiori a voi altri umani.» Virgoletto la parola "umani."

La mamma è disorientata, le mie parole le hanno creato una specie di shock, che dura qualche minuto. 

Se ne resta lì, di fronte a me ad osservarmi con profonda attenzione.

Ora si passa una mano nei suoi capelli arruffati ed inumidisce le sua labbra.

Si tormenta camminando avanti e indietro. Udo le butta qualche occhiata, poi mi guarda svigorita.

«Non lo sapevi che ero un topo da laboratorio?»  Le domando, strizzando gli occhi per la fitta che ha appena assalito la gamba.

«Non credo che una mamma voglia che un figlio diventi una macchina da guerra. Tua nonna è una grande bugiarda.» Non la posso biasimare. «Mi avevo detto che una era un vaccino, e che tu non ti saresti ammalato per il resto della tua vita.»  Ha un'aria infuriata, e non oso immaginare cosa succederà quando incontrerà la mamma. «Come ha potuto trasformarti in una macchina da guerra. Tu sei suo nipote, il sangue del suo sangue.» Scuote la testa straziandosi.

«Le donne che mirano al successo non si fermano davanti a nulla.» Soggiunge Diana, la donna alla guida della navicella.

«Se torcerà un solo capello al mio ragazzo la spedirò all'altro mondo in un istante.» Si aggiunge Udo minacciosa e con grinta.

«Siamo arrivati!» Ci avvisa Diana.

 Mi isso arrancando e cerco di capire in quale posto abbiamo atterrato: scorgo un capannone, con metà tetto distrutto; intorno ad esso quasi tutti campi d'allevamento sono stati invasi dalla piante infestanti. 

La natura ha rivestito il ranch i suoi arbusti rampicanti, che raggiungono quasi l'intera parete di cemento della costruzione.

L'astronave comincia a stabilizzarsi per poi roteare e ancorarsi al suolo.

Diana ha scelto una vasta pianura per l'atterraggio, che avviene senza alcun intoppo.

Dovrei prendere lezioni di guida da lei, o forse da Chryssa, e adesso che ci preso maggiore attenzione hanno la stessa passione: pilotare astronavi.

Appena le rotelle toccano l'immensa distesa verde e disabitata la porta d'uscita si depressurizza e Jason si fionda di scatto.

Forse gli sarà tornata in mente sua madre e tutti i bei ricordi passati con lei.

Esco anch'io dalla rampa rifiutando l'aiuto della mamma, e appena i miei occhi guardano in direzione della grossa stella infuocata, che i terresti chiamano sole, e che ormai si prepara al suo lento declino, sento dei passetti provenire dalla foresta accanto ai campi d'allevamento.

Un piccolo animaletto guizza verso di me a quattro zampe. 

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Where stories live. Discover now