Capitolo 26 - NASA

731 59 4
                                    


Sopra di noi saette laser si schiantano contro le astronavi creando una pioggia colorata.

Alcuni dei nostri combattono ancora sospesi in aria, mentre molte navicelle si sono ancorate al terreno.

Gli automa della nostra unità iniziano a sparare contro gli assalitori e i tonfi metallici sono spossanti. Dall'orecchio destro sento un leggero ronzio, un lamento.

Tammy è a carponi sul terreno e continua a disperarsi.

«Che le prende?» Domanda Erik.

«Se non lo sai tu.» Rispondo distrattamente mentre un'altra astronave precipita per poi depositarsi al suolo.

Butto lo sguardo a destra e a manca e scorgo diversi ragazzi che richiedono aiuto.

Tutti gli androidi sono occupati a sparare dei piccoli missili contro i velivoli nemici.

«Okay! Ragazzi.» Li sprono urlando. «A quanto pare siamo l'unico equipaggio uscito illeso.»

Tralascio il volto penzolante del ragazzo che ho visto sull'astronave, non sarebbe il caso di menzionalo proprio adesso, calerebbe solo il morale.

«I nostri compagni hanno bisogno d'aiuto. Non abbiamo armi, quindi ci faremo scudo dietro i robot.» Sto appena pianificando un piano alla svelta, e non ho la più pallida idea se possa funzionare, ma è così che fanno i leader, no? Dirigono le operazioni, che in questo caso è ai limiti della pericolosità.

I ragazzi annuiscono convinti. Alcuni hanno dei piccoli graffi in volto, mentre altri sanguinano, ma nessuno si è tirato indietro.

«Prendila in custodia Erik.» Raccomando al ragazzo.

Ho fretta, devo trovare Chryssa. È tutta colpa mia se lei è qui, oppure dovrei far ricadere tutta la colpa su Clem Hale e la sua stupida simulazione che mi ha sottoposto?

Ma scoprendo del coinvolgimento di mia nonna, devo ammettere che anche lei non esce indegne dalle colpe.

«Trixy, tu e tutti gli altri androidi farete da scudo a noi? Chiaro?»
«Sì, signore.» Trilla lei.

I robot si schierano orizzontalmente facilitando il nostro passaggio, mentre continuano a sparare a raffica.

Un pezzo metallico cade proprio a pochi passi da me, e con esso si schianta al suolo un colpo laser.

Balzo indietro e cado.

Intorno il mondo ruota e i timpani fischiano. Vedo tutto, ma non odo nulla. Delle mani si poggiano sulle spalle e riprendo il parziale controllo dell'udito.

«Tutto bene?» Credo sia la voce di Erik.

Faccio forza sulla mano di Erik per issarmi e riprendo il cammino senza badare alla conseguenze.

Proseguo verso una navicelle schiantata su una roccia. L'intero equipaggio è bloccato all'interno e sbattono i pugni contro l'uscita.

«Andiamo. Forza!» Grido.

Gli androidi continuano a farci da schermo: alcuni vengono colpiti, mentre altri resistono.

Ci rifugiamo dietro l'ormai detrito metallico. La nostra flotta sembra essere in vantaggio, e ora gli assalitori hanno cambiato rotta, si allontano e i rumori sordi dei proiettili laser che si infrangono contro il metallo vanno a scemare.

«Se ne stanno andando!» Esulta Erik, ma spazzo subito via il suo entusiasmo.

«Loro se ne sono andati, ma per noi è solo l'inizio.» Rispondo freddo e sgusciando verso la porta d'uscita dell'astronave.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora