Capitolo 30 - Interrogatorio

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La nonna ci dirige verso il reparto degli interrogatori.

Chryssa, Erik, Isaac e Sam mi seguono, mentre Trixy e il restante gruppo rimangono sparsi per la base.

Sorpassiamo il piano terreno per approdare dinanzi ad una sontuosa porta grigia di un materiale invalicabile e intagliata al sua interno appare il logo che ricordo di aver visto sulla prima navicella che mi sono imbattuto su Marte: un cerchio, che racchiude al suo interno la scritta NASA bianca, circondata da un ellisse messa di traverso.

«Direttrice Cara Johnson. Accesso consentito.» Convalida una trillante voce robotica.

Il rumore di depressurizzazione viene accompagnato dal tonfo delle ante che si spalancano.

Sulla destra, uomini vestiti in abiti sopraffini comunicano tramite microfono e comandano ad alcuni assistenti di controllare più nel dettaglio una data posizione sul radar, sulla sinistra, invece, donne in abiti succinti sono impegnate nella sale degli interrogatori, mentre al centro si estende lungo corridoio che permette di buttare un occhio ad ambo le parti.

«Perché delle donne ben vestite dovrebbero condurre degli interrogatori?» La domanda esce spontanea dalla bocca di Erik, mentre le stanze si susseguono.

Sono innumerevoli, e deduco siano occupate dai Ribelli che fanno parte della crociata di Robert.

«Persuasione, ragazzo. Noi donne abbiamo molte abilità.» Risponde la nonna di spalle.

Il brusio è lieve e permette di ascoltare degli spezzoni di discorsi fra interrogato e interrogante: "Quindi lei è un semplice cittadino, che sopravvive alla guerra." Domanda un donna in abito rosso e con occhiali attraenti.

Osserviamo tutte la conversazioni dai falsi specchi.

Se ci fosse stato Daren avrebbe di sicuro illuminato questi momenti bui con una delle sue battute.

Getto uno sguardo su Chryssa è il suo volto è pallido ed ha la testa china.

«Lo so che è dura, ma prima o poi lo dovrai affrontare.» La incoraggio e sembra rinvigorirsi un po'. Ma si limita a sfoggiare un sorriso forzato, che non mi convince per niente.

Capisco la sua angoscia nello scoprire per quale motivo il suo ragazzo l'abbia abbandonata, ma d'altro canto ci sono io qui con lei, e nella mia super-mente non balenerebbe mai l'idea di abbandonare il suo triste sguardo.

«Un tempo, non molto lontano la NASA era un'agenzia governativa spaziale, ma le vicende hanno voluto che tutte le forze governative si unissero; ed ora eccoci qui, tutti insieme in un'unica coalizione contro un nemico che avevamo sottovalutato e che freme dalla voglia di soggiogare il mondo.» La nonna si lascia andare in uno monologo introduttivo.

Non so come faccia e rendere sempre le sue spiegazioni così interessanti coinvolgendo qualunque età, razza e sesso.

«Siamo arrivati, è questa la stanza di Jason. Hanno provato in tanti ad estrapolargli delle informazioni di bocca, ma non è servito a nulla. L'unica parola che abbiamo ricevuto è stata: "andatevene a farvi fottere!".» Introduce la nonna guardando dallo specchio.

Jason è seduto su una logora sedia ed ha i polsi legati con delle manette luminescenti che segnalano i suoi parametri vitali.

Il suo viso è sporco di sangue, mentre la maglia è ridotta ad uno straccio.

«Cavolo è ridotto male!» Afferma Sam dalle retrovie allungando il collo come una giraffa.

La sua voce quasi non mi da più fastidio, ormai ho digerito il suo tradimento.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Where stories live. Discover now