Capitolo 24 - Partenza (Parte 1)

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«Signore, adesso sono reale.» Viaggio nello spazio, ma una vocina squillante disturba il mio sonno.

Una mano sintetica percuote la mia spalla; avverto il dolore, ed è reale per essere un sogno; così mi volto leggermente sprangando le palpebre.

«Oh Dio!» Riesco a malapena a parlare; sobbalzo dal letto, ma dopo un paio di secondi riprendo le mie facoltà mentali.

«Trixy?» Domando ricomponendomi.

Un androide identico a una donna è eretto davanti al mio letto.

La sua pelle ha un colorito simile al rame e le sue forme femminile sono ben delineate.

I folti riccioli le scendono sulla fronte, ma quando chiude le palpebre mi sembra di notare qualcosa d'innaturale.

Indossa una tuta nera d'un pezzo e ora sorride mettendo in risalto in suoi zigomi umani.

«Sì, signore. Sarò il suo androide durante la missione che la poterà sulla Terra.» Annuncia gracchiante.

«Oh beh... Allora sarà un piacere averti al mio fianco.» Le rispondo avanzando verso di lei e osservandola attentamente.

«Sua nonna ha voluto predisporre questo corpo per me.» Mi informa rimanendo immobile.

«È fantastico.» Le gironzolo intorno.

Sino ad adesso non avevo mai visto un automa dalle sembianze così umane, è un vero miracolo della tecnologia. La mie mente ripensa alla nonna e una ferita si spalanca nel mio cuore.

«Signore, oggi è il giorno della partenza, le consiglio d'indossare la divisa.»

«Lo farò.» Non posso credere che sto per indossare la divisa dell'Èlite, la stessa organizzazione che ha fatto di me il criminale più ricercato di Marte.

Dopotutto era solo una simulazione, dovevano testare le mie capacità. Inoltre i capigruppo, me incluso, possiedono delle caratteristiche specifiche che li rendono diversi dagli altri ragazzi,

La nonna avrebbe potuto avvisarmi e non mento che mi sento alquanto ferito dalle sue menzogne.

Spalanco le ante e mi ritrovo la divisa piegata e adagiata sull'apposito scaffale; tentenno, poi l'agguanto.

Guardo Trixy, e senza pensarci poso il mio sguardo su di lei poi sulla porta, in chiaro segno di: "dovrei spogliarmi, è meglio se esci." Ma lei rimane lì, immobile a fissarmi e a chiudere le palpebre innaturalmente.

«Trixy, potresti uscire dovrei spogliarmi?» Mi domando il perché abbia pensato che potesse recepire gli sguardi impliciti.

«Certo, signore!» Fa qualche passo attraversando la stanza e sparendo nell'andito.

Tolgo la mia logora maglia e la scaravento sul letto. La battezzerò come: LA MAGLIA DELLE MILLE AVVENTURE.

«Fai il rap!» Daren subentra nella stanza e con lui il suo robot. «Guarda che sballo, Carl!» Esclama.

L'androide non ha sembianze umane e le sue articolazioni sono goffe. Come ordinato dal suo padrone,  il robot posiziona una mano davanti alla sua bocca metallica cominciando a rappare e a esibirsi in una performance scabrosa.

Arcuo le sopracciglia e Daren continua a incitare il suo androide. Mi svesto indossando la divisa; il robot nel frattempo termina la sua esibizione posizionandosi di fianco a lui.

«Sei geloso del mio robot?» Daren ha già indossato la divisa.

«In un certo senso sì, poiché il mio è Trixy versione umana.» Affermo discostandomi dal letto e dandomi una sistemata veloce ai capelli.

«Aspetta, cosa?» Domanda Daren gesticolando.

«Hai capito bene!»

«Ma il mio è più fico. Vero Harry?» Daren attende il cinque dal suo robot, ma l'automa lo snobba. «È tardivo a imparare. Ci sarà bisogno di molta pratica.» Conclude mostrando un po' d'imbarazzo.

«Oggi è il giorno della partenza. Hai incontrato Daisy?» Gli domando.

«Non intenzione d'incontrala.» Annuisco e insieme ci abbandoniamo la stanza. Trixy è sparita

«Io vado in bagno.» Avvisa Daren.

I dormitori sono vuoti; si sentono soltanto i passi del mio amico e del suo androide.

Nella sala d'accoglienza inspiro un aroma che sembra essere vaniglia; dopodiché pigio il tasto dell'ascensore e le ante si aprono.

Chryssa mi appare davanti e appena si accorge della mia presenza china lo sguardo. Le sua guance sono purpuree. È in imbarazzo per me? Forse starò sognando, ma se fosse un sogno è il più bello che io abbia mai fatto.

«Ciao! Ti sta bene la divisa.» Le dico ammirandola. Lei sollevo il capo incrociando il mio sguardo. Il mio cuore va in fibrillazione.

«Forse domani, oppure dopodomani moriremo, e voglio riuscire a fare ciò che ho sempre desiderato.» I suoi occhi verdi risplendono nella luce bianca dell'ascensore.

Poggia la sua tenera mano sul mio aspro volto e frappone delicatamente la sue soffici labbra sulla mie.

Le mie pulsazioni aumentano; chiudo gli occhi e i nostri muscoli danzano vicini. La sua bocca ha un aroma di rose.

«Sei perdonata!» Esclamo senza fronzoli. È stato il momento più magico della mia vita.

Ho smarrito la condizione del tempo e lei con me; ci voltiamo entrambi accorgendoci la mamma è intenta a rimirarci.

Chryssa ha ancora la mano appoggiata sul mio viso, ma appena scorge la mamma si ricompone sprofondando la testa fra le spalle.

«Oh scusate! Vi ho disturbato?» Domanda lei abbozzando un sorriso.

«No! È tutto okay.» Confermo.

«Ci vediamo di sotto.» Mi saluta Chryssa dileguandosi. La mamma la segue con lo sguardo. «Siete una bella coppia!»

«Dai mamma. Lei è fidanzata con Jason.»

«Jason l'ha abbandonata. Ora ci sei tu, il Cavaliere Oscuro.» Dice lei mimando non so cosa.

«Perché Cavaliere Oscuro?» Domando perplesso.

«Oh beh... Perché le donne amano gli uomini misteriosi.» Mi fa l'occhiolino.

«Non riuscirò mai a comprendervi.» La felicità mi pervade dentro. Ci siamo baciati, non posso crederci!

«Carl, non sono riuscita a mettermi in contatto con Joshua. Forse i Ribelli avranno già raggiunto Argus, ma Robert non farebbe mai del male a tuo fratello, o almeno spero.» Conclude assumendo un'aria costernata.

«Se non troverò Dylan sulla Terra, mi recherò su Argus, te lo prometto.» La rassicuro ed è la pura verità.

«Oggi è il grande giorno.» I suoi occhi si riempiono di lacrime.

«Non ammetto lacrime.» Le dico tentando di risollevarle il morale.

«Okay, niente lacrime. Tu invece mi prometti che tornerai sano e salvo?» Si asciuga le gocciole d'acqua e intrappola le mie mani nelle sue.

«Tornerò sano e salvo!» Mento poiché la mia preparazione ad affrontare un conflitto mi consente di accaparrarmi lo zero percento delle possibilità di sopravvivenza.

Lei mi abbraccia stampando un bacio sulla mia fronte.

«Ci vediamo presto.» Le dico dirigendomi verso le scale.

Le lacrime si azzuffano per poter uscire dai miei occhi, ma resisto senza voltarmi a guardare per un'ultima volta il viso distrutto di mia madre.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Where stories live. Discover now