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Tutti mi stanno con il fiato sul collo. A quanto pare farsi i fatti proprio non è contemplato in questo posto, capisco che sono preoccupati ma se dico che non voglio parlarne significa che non voglio dannatamente parlarne. Perfino mio padre sono riusciti a mandare in allerta con questa storia del cibo, e dire che mi sto anche sforzando di mangiare, e con l'ansia che mi provoca nausea perenne non è esattamente facile.

"Mi sono svegliato presto stamattina per prepararti i pancake, sedetevi su" dice mio padre mentre prepara le torretta di pancake ripieni di crema alla nocciola e panna, che nel gergo di mio padre significa 'Sono preoccupato, devi mangiare di più' a vederli quasi mi fanno venire fame ma poi mi torna l'ansia e provo solo repulsione. Mi siedo al tavolo e mentre faccio piccoli bocconi sento gli occhi di mio padre e Jason addosso, ogni boccone mi si ferma in gola e ci metto un eternità a mangiarne appena uno.

Senza nemmeno chiedere mio padre mi versa del latte nel bicchiere e me lo piazza davanti sorridendo. Certo che dovrebbe fare l'attore per quanto è bravo a recitare.

"Bevi" mi intima. Ne prendo un paio di sorsi solo per farlo stare zitto e continuo a mangiare molto lentamente il contenuto del mio piatto con la speranza che si annoino e se vadano via, o almeno la smettano di fissarmi così posso buttarlo via.

"Puoi metterci tutto il tempo che vuoi tesoro, ma sappi che non mi alzo di qui fin quando non hai mangiato fino all'ultimo boccone, starò qui a guardarti non vorrei mai che come tuo solito buttassi via il cibo , quindi che vogliamo fare hai tre opzioni mangi e ti muovi, Continui a fare la lumaca e restiamo qui tutto il giorno, o visto che ti piace fare la bambina capricciosa vengo li e ti imbocco come quando avevi due anni?" chiede allegro, la tortura e ricominciata, aveva già fatto così quando sono finita in ospedale per delle lesioni allo stomaco e nonostante questo mangiavo come un canarino, ogni pasto così, e non gli importa se provavo a vomitare o a fare gli occhi dolci era irremovibile, e poche volte mio padre è così rigido.

"Perchè devi essere così rompipalle?"

"Perchè ti voglio bene."

"Lo so ma Dio sto mangiando, pranzo, cena, colazione non è come una volta non sto digiunando, e solo che ho lo stomaco chiuso, perchè dovete sempre allarmarvi?"

"Perchè l'ultima volta che hai fatto così ti abbiamo raccattato dal pavimento con la testa spaccata, e quella prima sei stata in ospedale per quasi un mese perchè ti eri lesionata lo stomaco, quindi mangia" dice senza fare un piega e solo per non sentirlo infilo con la grazia di uno scaricatore di porto bocconi sempre più grossi in bocca che mangio giù scocciata. Finisco la porzione e mi alzo ma mio padre mi blocca.

"Signorina non hai ancora finito, il latte" sbuffo, sono così imbronciata che davvero sembro una bambina, mando giù il latte e non contento mi fa seguire da Jason per accertarsi che io vada davvero a lavarmi i denti e non a vomitare.

Salgo su e sento i suoi occhi addosso, prendo lo spazzolino e lavo i denti, dentro lo stomaco mi sento un mattone in questo momento.

"Oggi arrivano le mie sorelle" dichiara lui.
"Si lo so, vengono per le prove finali dei loro vestiti e del mio vestito, manca poco ormai" dico cercando di non far tremare la voce.

"Da quando non mi parli più?"

"Da quando hai iniziato a dire cazzate forse? Sono al limite Jason, sto per implodere quindi se mi devi proprio rivolgere la parola comincia con lo smettere di dire merdate. Buona giornata" tuono prima di prendere la borsa e uscire di casa, è un settimana che covo gelosia e ormai sono al limite.

Passo tutta la giornata in giro evitando il più possibile casa mia, e con mio sommo stupore ritrovo anche la fame, abbandonarmi alla rabbia mi ha fatto passare l'ansia ma povero chiunque mi dica qualcosa, non risparmio nessuno oggi e anche il gesto più stupido mi fa infuriare, per completare in bellezza Elliott mi invita a mangiare con loro al giapponese, come la settimana scorsa e accetto dicendogli di chiedere anche a Jason.

Mi ha scritto durante il giorno ma ogni risposta che cercavo di formulare conteneva almeno un insulto quindi ho evitato di mandarlo.

Quando si fa ora e arrivo al ristorante lui è già lì, mi guarda e io lo guardo nessuno parla per quello che sembra un tempo infinito poi si decide finalmente a rompere il silenzio.

"Dove sei stata? ti ho cercato"
"Dal mio editore e da Vanity Fair."

"Potevi rispondere hai messaggi, ero in pensiero"
"Non devi esserlo, so badare a me stessa"
"Mi dici cosa ti ho fatto?"
"niente sono io che sono nervosa, non mi va di discutere andiamo a sederci con gli altri" Annuisce contrariato e ed entriamo dentro anche noi prendendo posto vicini, ordiniamo da mangiare e per tutta la cena Maddlene gli sta addosso come il burro d'arachidi su un toast parlando di un firmware o una cosa del genere che non conosco, il tutto non fa che aumentare la mia irritabilità e di conseguenza anche la mia fame nervosa tanto che l'omino che ci porta il cibo mi guarda ormai esterrefatto per quanto ho mangiato.

"Vuoi del sakè?" chiede Maddlene gentile, odio il suo essere così gentile.

"Ti ci devi annegare nel dannato sakè" sbotto seria e lei resta un attimino perplessa, come anche metà dei presenti mentre io continuo a mangiare come se niente fosse.

Finita la cena ci spostiamo in un pub non troppo lontano. Ovviamente Maddlene è in macchina con Jason Fred e Larry, praticamente stasera è uscito con lei non con me, e sto iniziando davvero ad essere stanca.

Arriviamo al locale, ci sediamo il posto è abbastanza pieno e grande, non credo di essere mai stata qui. Proprio quando sto tentando almeno in parte di rilassarmi con la mia birra lo vedo ridere a lei e vengo annebbiata dalla rabbia che fa scappare via il mio buon senso senza lasciarne traccia.
Spingo con la mano il bicchiere di vetro che struscia con forza sul tavolo fino a colpire lui con forza e versargli addosso il contenuto mentre afferro bruscamente la borsa e mi alzo per andare via sotto lo sguardo di tutti.

Solo quando il mio volto impatta contro l'aria calda di fuori mi rendo conto di non sentirmi bene, e di aver bisogno di aria che sembra non giungere mai nei miei polmoni, provo a inspirare ma sembra non funzionare e come se ci fosse una barriera che impedisce ai miei polmoni di gonfiarsi d'aria. Sapevo che sarebbe successo, sono stata troppo in ansia, troppo sulle spine e come ogni volta non può che portare ad un attacco di panico.

Per molta gente, chiunque non abbia mai provato sulla pelle un vero attacco di panico può sembrare un semplicemente malessere fisico simile ad uno svenimento ma non è così. E' una cosa mentale, la mente si offusca inizi a fare pensieri confusi e tutti le tue paure più inconsce ti martellano il cervello senza che tu possa controllarlo, non è come quando vedi un film horror e qualcosa di fottutamente, vero, reale, profondo, e non è paura di un qualcosa in particolare è solo paura nella sua forma più vivida, e come avere sulla pelle un assaggio di quell'inferno di cui tutti parlano, ti sembra di morire perchè il malessere è grande ma non riesci a reagire, e come essere chiusi un gabbia che sta per essere data alle fiamme, provi con ogni tua forza ad uscire di lì, nessuno può fare qualcosa per farlo smettere devi solo riuscire ad uscire da quella gabbia, e ogni volta che provo questa sensazione sulla pelle, mi chiedo: Riuscirò anche stavolta ad uscire dalla gabbia o cadrò stesa al suolo?

le gambe mi diventano molli, con le poche forze che mi restano cammino annaspando verso un muretto che ormai vedo sempre più sfocato mentre il fiato continua a morirmi in gola, sudo freddo e le orecchie smettono di funzionare anche quelle. Devo fare appello a tutta la mia forza per arrivare a quel muretto e pure è ameno di due metri dall'uscita di quel posto. Sento una voce flebile dire il mio nome, ma la ignoro mentre ripeto a me stessa di resistere di fare respiri profondi ma ormai il panico si è impossessato di me e sapere di non avere le mie medicine per fermarlo mi manda nello stato di disperazione totale. Sono ufficialmente in un altro mondo, un mondo sfocato fatto di malessere.

Look Past the End 3Where stories live. Discover now