(15) Un ritorno inaspettato

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Le tre settimane successive furono ripetitive e monotone. Evitai Stiles in tutti i modi, chiedendo i miei spazi e il mio tempo, saltando lezioni, mangiando da sola a mensa. A casa c'era sempre lo stesso clima, anche perchè in quella casa ci vivevamo praticamente io e Lydia. Ma arrivò, dopo aver trascinato ogni cellula del mio corpo a scuola, quel venerdì. Il venerdì del lacrosse. Il venerdì dei chiarimenti. Il venerdì in cui la signora Martin partiva per un convegno e tornava la mattina presto del lunedì successivo. Il venerdì di un inizio di weekend esplosivo. Alle 16, puntuale come un orologio svizzero, raggiunsi i ragazzi nel campo da lacrosse:
<<Klaudia?!>>
<<Scott.>>
<<Che ci fai qui?>>
<<Il coach mi vuole per le audizioni per la prima squadra!>>
<<Oh mamma, ma è fantastico!!>>
Mi abbracciò. Dietro di lui comparve un'altra figura familiare:
<<Stiles?>>
<<Klaudia!?>>
<<Anche tu per le audizioni?>>
<<Così sembra!>>
Iniziò ad allontanarsi a passi grandi:
<<Stiles!>>
Lo raggiunsi:
<<Ho pensato un pò a noi due, e vorrei delle spiegazioni su quel lunedì. Adesso sono pronta, anche perchè è passato un po di tempo.>>
<<Dopo l'allenamento?>>
<<Mi accompagni a casa?>>
<<Okay, andata!>>
<<BRANCO DI RAMMOLLITI, Hale...>>
Ci interruppe il coach, con il suo splendido tono aggraziato e le sue parole sempre incoraggianti:
<<...è arrivato un nuovo ragazzo. Poichè è una borsa di studio per il lacrosse, sicuramente farà parte della prima squadra. Quindi oggi non giocherà, ma vi guarderà giocare. Provate a fare bella figura!>>
Iniziò un borbottio sul nome, l'aspetto, la capacità e il ruolo di questo nuovo ragazzo.
All'improvviso sbucò da dietro le gradinate: guardava le sue scarpette. Aveva un'aria...familiare: i capelli ricci, arruffati, la forma fisica, robusta, spalle larghe, l'altezza. Abbassai la testa prima che lui potesse alzare la sua, in modo da non sembrare invadente, cercando di ricordare dove l'avevo già incontrato. Sentì il tonfo del suo borsone sulle gradinate. O forse sul prato. Prima che potessi alzare lo sguardo, la voce più bella che avessi mai sentito in vita mia disse il mio nome, con una semplicità che riusciva ad avere una sola persona al mondo:
<<Klaudia.>>
Alzai la testa di botto, sentendo un osso far rumore:
<<Isaac!!>>
Urlai, correndo fra le sue braccia.
Mi aggrappai con le gambe al suo fisico scultoreo e lui mi strinse fortissimo. Non volevo più staccarmi da lui, mai più! Per un istante, avevo scordato tutto: il lacrosse, il coach, i compagni di squadra, Stiles...STILES! Toccai di nuovo terra, ma continuai a stringerlo forte, fortissimo, annusando il suo profumo, toccando i suoi capelli morbidi che strofinavo da bambina, sentendolo di nuovo vicino:
<<Quanto cazzo mi sei mancata!>>
Mi sussurrò:
<<Cristo, solo Dio sa quanto tu sei mancato a me! Abbiamo molto da dirci!!>>
Sussurrai a mia volta, e gli morsi l'orecchio, alzandomi sulle punte. Ridemmo di gusto entrambi. Mi girai e notai che i miei compagni non davano importanza a noi, parlottavano tra di loro, e il coach era alle prese con un ragazzo che si sentiva poco bene. Solo Stiles ci fissava, con occhi penetranti. Guardava me, guardava poi la parte più bella di me, il mio migliore amico, tornava a guardare me, poi ci guardava entrambi. E aveva stampata sul viso un'espressione a metà tra la delusione e la gelosia. Sapeva già. Sapeva già tutto.
Il coach, all'improvviso, soffiò nel fischietto cosi forte che la pallina volò fuori: strinsi forte gli occhi e portai le mani sulle orecchie, ma qualcun altro mi precedette: Isaac mi poggiò le mani sulle orecchie, proprio come faceva quando eravamo bambini, durante i temporali: ho tutt'ora una paura irrazionale dei tuoni e lui è l'unica persona al mondo a saperlo. Strinsi le sue mani e poggiai la testa sul suo petto di marmo:
<<Bene ragazzi.>>
Disse, un pò imbarazzato il coach, recuperando la pallina da terra:
<<Isaac Lahey giocherà in prima squadra. Siediti Lahey, dopo avrai un compitò abbastanza duro. Guarda attentamente i tuoi compagni. ANDATEVI A CAMBIARE MAMMOLETTE!!! Hale!!>>
Urlò, stordendomi:
<<Si coach?>>
<<Hai il bagno nel mio ufficio per cambiarti.>>
<<Perchè?!>>
<<I ragazzi a quest'età sono un branco di pervertiti!>>
<<Me la caverò coach!>>
<<Qualsiasi cosa, qualsiasi...>>
<<Stia tranquillo!>>
Mi diede la maglia numero 7, e una mazza nuova di zecca:
<<Va' a cambiarti!!>>
Non me lo feci ripetere due volte.

υи αмσяє ѕσνяαииαтυяαℓє ↬ тєєи ωσℓfWhere stories live. Discover now