(30) Tornare a casa

152 26 14
                                    

Per le successive due ore continuai a guardare ticchettare l'orologio, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo. Il cuore batteva a ritmo, il suono mi arrivava fin dentro le ossa.
<<Ho preso la giusta decisione?>> Continuavo a chiedermi, torturandomi le unghie lunghe e smaltate di bianco. Camminavo su e giù per la piccola cucina, continuando a rimuginare. Avevo davvero preso la decisione giusta?
Forse si. Forse no. Si, perchè è quello che ho sentito di dover fare. Per una volta dovevo pensare a me stessa. Per una volta venivo prima io. Okay, non ne ero più cosi sicura. Composi il numero di Manuela sulla tastiera dell'iphone: erano già le sei e mezzo:
<<Klaudia, se non è qualcosa di urgente...>>
<<Non ti chiamerei se non fosse urgente!>>
Esclamai:
<<Che succede!!>>
Sbraitò, dall'altra parte del telefono:
<<Scott.>>
<<McCall?>>
<<È venuto fin qui. Quando te ne sei andata, mi ha implorata di tornare a Beacon Hills.>>
Mi sedetti sul tavolo, a gambe incrociate, e sfregai il polpastrello dell'indice sull'incisivo inferiore:
<<La domanda è...Tu vuoi tornare?!>>
<<No.>>
Esclamai:
<<L'autoconvinzione non è mai stata una tua grande dote Klaudia!>>
<<Allora? Che devo fare?>>
<<Secondo me?>>
<<Si Manu, secondo te!>>
<<Secondo me dovresti andare. Te lo dico pensando a te. Secondo me tutto quello che hai e il tuo futuro sono lì. Secondo me se Scott McCall è venuto da Beacon Hills a "implorarti di tornare"...>>
Mi fece il verso:
<<...deve essere per qualcosa di veramente importante vero?>>
<<Manu, io non so veramente cosa fare. Da un lato vorrei restare qui. Ma...>>
<<Ma dall'altro, il più grande, vorresti partire.>>
<<Non posso cedere, soffrirei ancora.>>
<<Secondo me no.>>
La mia decisione vacillò, come se fosse soggetta ad un terremoto:
<<Parti Klaudia.>>
In sottofondo sentì la voce stridula di Arianna chiamare la MIA migliore amica:
"Amore, andiamo?"
Subito dopo esclamò:
<<Devo andare.>>
<<Amore?! Scontata e diabetica!>>
<<Ciao!>>
<<Ciao!>>
Conclusi con voce scocciata, fissando lo schermo. Dopo, mi portai il telefono al petto e feci un respiro profondo. Non sapevo davvero che cosa fare. Guardai ancora una volta l'orologio: 18:36.
Mi morsi l'interno della guancia, e cercai di tirarmi fuori il tornado che mi invadeva i pensieri:
<<Klaudia hai fatto la cosa giusta!>>
Mi picchiettai la tempia con il medio:
<<Hai fatto la cosa giusta.>>
Respirai, davanti lo specchio. Salì di sopra e andai in camera mia. Mi affacciai alla finestra: la moto era lì, era parcheggiata sul prato. Scott era appoggiato al muro, sotto la mia finestra, e lanciava in aria i piccoli sassolini del mio giardino. Scesi di corsa le scale e, dopo aver afferrato le chiavi, corsi in giardino:
<<Perchè sei qui fuori?>>
Mi avvicinai con le mani nelle minuscole tasche degli short di jeans che avevo addosso: avevano una spilla a forma di arcobaleno e del pizzo ricamato sulle cuciture. Mi sedetti sull'erba accanto a lui:
<<Non so dove altro andare.>>
Lanciò un sassolino sulla strada e mi guardò negli occhi: i suoi erano di un marrone intenso, e le pupille pian piano si dilatavano sempre di più:
<<Ah, non lo so, magari potresti entrare.>>
Dissi ironica, distogliendo lo sguardo:
<<Mi hai cacciato, due ore fa, ricordi?>>
Mi porse un sacchetto di carta:
<<Sono caramelle. Le ho prese...>>
<<...al candy shop in centro: dolci sorprese.>>
Sorrise:
<<Vieni dentro.>>
Dissi, alzandomi e tendendogli il braccio:
<<No, non voglio entrare.>>
<<Perchè?>>
Mi rigettai sul prato. Il suo cellulare vibrò:
<<È Derek.>>
Si alzò e si allontanò per rispondere: mi concentrai e riuscì a sentire le sue parole:
<<Devi riportarla qui. Adesso Scott.>>
<<Derek, non vuole tornare.>>
<<Stiles è internato ad Eichen House. Nemmeno questo la fa tornare?>>
<<A quanto pare no!>>
<<Oggi hanno chiamato lo sceriffo. Una ragazza l'ha aggredito. Dopo qualche ora hanno rubato le chiavi del seminterrato a Brunski, il capo degli infermieri, e sono scesi insieme...da soli...>>
<<CHE COSA!?>>
Urlai stridula, balzando in piedi:
<<Ci ha sentiti vero?>>
<<Si Derek, vi ho sentiti!>>
Strillai, strappando il telefono a Scott:
<<Quella puttanella crede di poter...>>
Mi bloccai, ringhiai e sospirai chiudendo gli occhi:
<<Sto arrivando!>>
Riattaccai, e corsi in casa.

υи αмσяє ѕσνяαииαтυяαℓє ↬ тєєи ωσℓfDonde viven las historias. Descúbrelo ahora