Capitolo 1:-Il calare delle tenebre

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L'alba irradiava il kenya, in una giornata prettamente estiva, il cielo cominciava a tingersi dalle mani di un abile pittore, di quel lieve colore ambrato, frammistato con la polvere delle rocce che volava via al calare della sera.

I monti sembravano dividere me e quella realtà a me ancora ignota, una realtà che si celava dietro un'apparenza.

"La savana."
Udii quel barrito dentro i miei sogni, mi svegliai di soprassalto.

I raggi del sole si posavano sulla cornice, riflettendosi su una vecchia fotografia di mamma, insieme a quel piccolo cucciolo di elefante che aveva salvato poco prima di morire, trafitta proprio dalla sua zanna.

Era un incubo ricorrente, che sembrava non lasciarmi mai andare.

Ormai mamma era scomparsa da molti anni, lasciando in me il dono più prezioso, non avere timore della crudeltà dell'uomo.

Furono le ultime parole che potei udire , prima che ella scomparisse dalla mia vita e da quella di mio padre.

Abbandonai quel letto di piccola paglia, facendomi avvolgere dalle prime luci del giorno.

Il vento scuoteva i pendoli di quel piccolo acchiappasogni, che stava incorniciato al lato del mio letto, cullata da quel rumore uscii dalla nostra piccola abitazione, nel modo che sembrava essere più facile, la mia finestra.

Quel giorno doveva essere diverso dagli altri, non avevo voglia di irrigare i campi insieme alle bambine della nostra tribù , o badare al bestiame.

Quel giorno mi svegliai convinta di superare quelle montagne che dividevano me e la savana, quelle montagne che dividevano l'apparenza dalla realtà.

Volevo capire perché proprio la mia dolce madre si era spinta al di là dei monti.

Perché aveva rischiato la sua vita, volevo capire perché diffidava dagli uomini e perché cercava di proteggermi.

Cercavo di capire perché rischiare la vita per un elefante, cosa c'era al di là dei monti?
Al di là della nostra tribù Egeyo?

Ero determinata a scoprire i segreti della savana.

Fin da piccola nella mia tribù era da sempre stato vietato, che le bambine piccole potessero distaccarsi dalla propria madre, ma da quando mamma ci aveva lasciati avevo deciso di non rispettare più le regole del capo tribù, anche se la pena sarebbe stata cruda se solo mi avessero beccata.

Immersa in questi pensieri mi ritrovai in quello strano deserto, circondato dal baobab, l'aria era intensa e il sole riscaldava le mie vesti lunghe.

Nonostante indossassi i miei sandali, la terra incontrava la mia pelle ambrata, quella terra pungeva la mia pelle, quell'odore intenso pervase le mie narici.

Avvistato un baobab abbastanza alto, decisi di arrampicarmi per poter scrutare meglio la zona in cui mi ero addentrata.

Osservai il cielo, il sole era allo zenit e osservando il percorso da cui ero venuta, mi accorsi di essere molto lontana da casa.

Eppure pochi sembravano essere i passi che avevo compiuto in quella terra cocente, voltai lo sguardo in direzione opposta, potei notare un'immensa radura di acacie, euforbie e molte altre erbe rigogliose.

Scesi da quell'albero saltando nel vuoto, senza aver timore di potermi far male, continuai il mio viaggio finché non mi imbattei in delle altissime Acacie carro Hayne, più comunemente chiamate acacie Horridae.

Immensi alberi di circa dieci metri nati nel sud dell'Africa, diffusasi fino al Kenya.

Proprio a due passi da quegli immensi alberi, una giraffa brucava le foglie per potersi nutrire. Il suo manto era di un colore ocra con macchie castane, definite che scendevano su tutto il collo.

Camminai con l'intenzione di avvicinarmi il più possibile alla giraffa, trovatami a pochi metri, mi nascosi all'ombra di un baobab, per ripararmi dal sole.

La scrutai cercando di creare uno schizzo sul vecchio portafogli, rilegato con canapa che la mamma mi aveva donato.

Tra qualche ora il sole sarebbe tramontato, il cammino da fare era molto lungo, decisi di correre ripercorrendo tutta la raduna, mi dissetai con un sorso d'acqua e iniziai a correre sentendo la brezza di quell'umidità sul mio viso e sul mio corpo, finché sfinita arrivai quasi vicino casa.

Mancava solo un isolato e avrei potuto ammirare una delle più rare bellezze del Kenya, "I tramonti."

"Sunset!!! Dove sei finita?"

Quella voce proveniva dalle labbra rosee di Gleidis, la mia nutrice.

Ben presto diventata anche la mia matrigna, me ne stavo lì arrampicata ad un baobab, ad osservare quel amabile tramonto.

Il sole svaniva tra gli arbusti della savana, per dar spazio alle tenebre della notte e al chiarore della luna che rischiarava il cielo.

Travolta dalla natura, quella voce che mi chiamava sembrava essere stata semplicemente un pensiero, nato nella mia mente ormai stanca ma affascinata.

Il vento accarezzava la mia pelle bruna, scesa dall'albero mi assopii alle sue radici, raggomitolata sognando quella nobile giraffa, vista durante la mia avventura.

Angolo autrice

Spero che questa nuova avventura possa farvi emozionare!!!
Al prossimo capitolo
Vorrei ringraziare seiilmioangelo in quanto mi sta aiutando a revisionare tale opera
Spero leggiate la sua opera L'amore unico e puro

Sunset 🐘Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang