Capitolo 7:-Né stelle né luna

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Edward
Immerso da quelle tenebre che sembravano appartenere a me, alla mia anima, immerso in quell'oscurità che ormai era diventata la mia alba e il mio tramonto,il buio mi inghiottiva e per me non esistevano né stelle né luna che potessero illuminare il cielo di questa mia amata terra.

Il Kenya,terra di passione,terra di mille tormenti,terra dove bisogna uccidere per poter vivere..

Da quando Teares aveva dato alla luce Sunset le cose sembravano essere cambiate tra noi due, lei era intenta a badare alla nostra bambina aiutata dalla nostra nutrice Gleidis, e nonostante il mio lavoro giù ai campi di grano, la carestia sembrava averci divorato.

Scarseggiava la farina e il bestiame sembrava essere stato annientato da quel caldo asfissiante, la nostra piccola bambina era così magra, quasi come se il calore avesse risucchiato ogni sua forza e ogni sua energia, ricordavo quegli occhi color cioccolato con un' intensa nota di nocciola proprio vicino alla sua pupilla e quel sorriso che sembrava aver ereditato da Teares, ma quel suo corpo così esile dava i brividi, il nostro cibo non bastava a nutrirla, non avrebbe mai ripreso le forze necessarie, le rimanevano due mesi di vita e al più presto avrei dovuto trovare una soluzione.

Una notte svegliatomi a causa dei vagiti di Sunset,andai presso la stanza dei giochi,la piccola era lì nella sua piccola culla e le sue lacrime erano devastate dalle grida,la presi in braccio con molta delicatezza e cercai di cullarla affinché potesse riaddormentarsi, intonai una dolce ninna nanna e cullata da quella melodia i suoi occhi parvero chiudersi.

Non riuscivo a dormire e preso da un incessante preoccupazione uscii dalla nostra enkang, era ancora buio e mi diressi ai campi con l'intenzione di rubare del grano in più per la nostra bimba, ma quello che udii e vidi cambiò per sempre la mia vita, quel barrito, quegli spari così fulminei che sembravano provenire da delle armi da fuoco, non mi trovavo più al campo di grano, ma in un'altra radura, una radura di dolore e morte.

Mi avvicinai cercando di capire cosa stesse succedendo, ma scivolai tra la sterpaglia, si sentì un fragoroso rumore, ad un tratto un silenzio inquietante e alle mie spalle un uomo, sembrava portare un'uniforme color ocra e verde militare, dei grandi scarponi e stava impugnando un'arma, i suoi occhi sembravano privi di ogni luce e temetti che mi avrebbe ucciso senza pietà, come non aveva avuto pietà con quei poveri elefanti,ma un silenzio sovrastò quella scena,finché i suoi non lo raggiunsero e ad un tratto uno tra loro parlò:

- Cosa ci fai qui?Come osi spiarci? Ti senti un eroe pronto a salvare gli elefanti dall'estinzione? Perché se è così, sei solo un povero illuso,hai visto già troppo.
- Fatelo fuori!!-
esclamò ad un tratto.

La paura si impossessava di me, non temevo della mia vita, ma della vita di mia figlia, come avrebbe fatto senza un padre, come avrebbero potuto nutrirla Gleidis e Teares?

Con esile voce alcune parole uscirono dalla mia bocca:
-Mi uniró a voi!! Vi prego risparmiatemi.

Quello che sembrava essere il loro capo, girò subito lo sguardo verso me, prima parve un po' pensieroso riguardo alla mia proposta, ma subito dopo urlò a gran voce:

-Fermi,gettate quelle armi! Da oggi quest'uomo sarà uno di noi,in fondo un uomo in più può sempre essere utile.

Dentro di me sapevo che stavo facendo un gravissimo errore, che stavo per immettermi in un giro illecito di bracconaggio, ma poi pensai alla mia piccola bambina, con l avorio che avremmo ricavato da quelle zanne avrei potuto comprare tutto il grano e tutti gli ortaggi del mondo affinché potesse riprendersi, e proprio in quel momento quell'orrore parve sembrarmi una soluzione, solo così potevo salvare la mia famiglia.

La notte successiva uscii nel piano della notte facendo in modo che nessuno sentisse i miei passi se pur lievi facevano scricchiolare il pavimento in legno della nostra enkang, e una volta uscito dalla porta del retro, la preoccupazione che qualcuno potesse vedermi mi abbandonò e corsi verso quella terra che in molti chiamavano The country of Death.

Il capo della nostra banda mi stava attendendo lì, e una volta arrivato mi affidó uno degli incarichi che non mi sarei mai aspettato, dovevo puntare l'arma verso l addome di un grande elefante e staccare la sicura e premere sul grilletto.

Le mani sembravano tremarmi, ma ormai ero lì e non potevo più tirarmi indietro, mirai e premetti, non pensando che stessi uccidendo una vita per salvarne un'altra, una freccia di circa un metro sembrò conficcarsi e dopo circa due secondi quella grossa bestia sembrò perdere le forze e svenire, quasi come se fosse morta, solo dopo seppi che in quelle frecce era contenuto un potentissimo veleno che li abbatteva per circa dodici ore, il tempo di togliere via quelle zanne.

Frank sembrò impugnare qualcosa per estrarre le zanne, ma il mio cuore era così fragile, e appena mi resi conto di ciò che avevo fatto le lacrime calde mi bagnarono il viso; ormai non avevo alcuna via di scampo.

Angolo autrice
Scusate l'attesa cari lettori, ma questo capitolo mi affascinava, cosa avrebbe dovuto fare Edward pur di salvare la sua Sunset? Ha preso la giusta decisione? Cosa comporterà tutto questo nella vita della sua famiglia?
Scoprirete questo nei prossimi capitoli😘💗

Angolo pubblicità
Vorrei consigliarvi questa magnifica storia: Sogni Reali di domenicopnapoletano

Sunset 🐘Where stories live. Discover now