Capitolo 33:Morire per volere degli dei

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Gleidis

Mi trovavo in quella che potremmo definire la via del non ritorno, una via dove non c'è in fondo una luce che ti possa salvare dagli errori commessi, ma una via che si lascia alle spalle sangue e morte.

Ero solo partita da qualche giorno, ma la meta non era lontana, solo due giorni e sarei arrivata lì nell' immensa radura del Kenya.

Una radura che nascondeva leggende e pericoli, tramonti maestosi tra i baobab e stelle che decoravano i cieli invernali ed estivi.

Io vedevo solo sangue e tanti fiori appassire, fiori che dopo esser nati sotto i raggi del sole primaverile cominciavano ad appassire nelle notti autunnali lasciando un' onda chiamata deserto, un' onda che si era immersa dentro la mia anima, non vedevo la vita, vedevo solo una morte incombere dietro di me.

Come se mi seguisse, come se questa vita non mi avesse mai accetta, come se questa terra non mi volesse cullare tra gli alberi della natura.

Lì durante quel viaggio trovai colui che poteva aiutarmi, mi ero infatuata soltanto guardando quegli occhi, occhi color ocra, come le spighe di grano nei campi ad agosto, quel colore che aveva le tonalità dell' oro, quell' oro che si nascondeva aldilà delle zanne di un elefante inferocito.

Si trattava di Hendrick, l'uomo più potente e malvagio dell' intero Kenya, l' uomo che gestiva un esercito di bracconieri, si trattava dell' associazione "The elephants criminals" , pronti ad arricchirsi con quelle lucenti zanne, l'oro circolava nelle loro vene piuttosto che l'amore, quell'amore che io provavo per lui.

Solo pochi attimi, quegli attimi che dividono il tramonto dalla sera, attimi che dividono due anime che cercano vendetta, e subito riuscì ad entrare all' interno di quel meccanismo, un meccanismo da cui non saresti mai più uscita viva.

Il bracconaggio dell'oro bianco, quell'oro che si ricavava dalle zanne degli elefanti, quegli elefanti che lei aveva sempre amato, coloro che erano stati i suoi amici immaginari nei momenti di inquietudine e debolezza.

Hendrick mi spiegò come ogni anno circa trentamila elefanti africani venissero uccisi per trarne l'avorio, producendo ingenti quantità di ricchezze all'interno del mercato nero, solo un chilogrammo di avorio raggiungeva i tremila dollari, e la soluzione più immediata per eliminare quelle bestie era l'avvelenamento con il cianuro, in modo da non farli soffrire ulteriormente.

Il nostro o meglio quello dell'associazione di cui presto sarei diventato il più importante membro, non era certo un bracconaggio di sussistenza, bensì una vendetta contro il genere animale, una vendetta che conduce alla via della ricchezza suprema.

Subito mi misi in contatto con i compratori asiatici, ovvero coloro che erano disposti a pagare qualunque cifra pur di riuscire ad acquistare avorio di elefante e corno di rinoceronte, ciò da subito attirò associazioni terroristiche che si stanziarono sulla nostra terra con milizie di mercenari pronti a uccidere elefanti e rinoceronti per recuperare questi materiali così preziosi.

Ma il mio piano fu messo in atto durante quella notte, quella notte denominata "il massacro dell'avorio" secondo il codice segreto della spedizione impartita dall'associazione, fu proprio durante quella notte che i miei uomini presero in trappola Edward, l'uomo amato da mia sorella, che presto sarebbe diventato il mio uomo, lei meritava soltanto di soffrire come avevo sofferto io.

Avevo scoperto dove si trovasse la loro enkang, era poco più lontano dalla città di Nairobi e mi presentai lì, come balia, come qualcuno che avrebbe dovuto prendersi cura della nascitura, quella bambina a cui diedero il nome di Sunset, un tramonto senza ombre.

Teares non mi aveva riconosciuta, questo solo per un piccolo tempo, solo qualche mese dopo si accorse della mia somiglianza alla piccola Sunset è si accorse del modo in cui mi prendevo cura di lei.

I nostri lineamenti erano così vividi e intensi, non lasciavano trasparire nessuna disuguaglianza,troppo uguali per non essere sorelle, ma il piano le fu chiaro non appena cominciai ad avvicinarmi al suo uomo, era come se qualcosa all'interno del loro rapporto si stesse frantumando, come se dal momento in cui fosse arrivata Sunset si presagiva un vero tramonto, senza nessuna alba.

Provai a ricattarla non appena vide che durante la notte uscivo dalla stanza segreta dell' enkang, aveva scoperto tutto, le mie mani erano imperlate di sangue animale, i nostri visi si riconobbero, come un fantasma che fa ritorno da un passato oscuro, un passato che non può essere dimenticato.

Bisognava ucciderla, toglierla di mezzo, ormai la sua vita doveva essere la mia, e quella notte fu proprio il suo fucile a premere il grilletto, quel fucile che teneva in mano Edward, quella bestia inferocita andò contro la donna finché non morì sola pian piano, il mio piano aveva funzionato, ma adesso bisognava mettere fuori anche la piccola Sunset.

Ma il volere degli dei si era scagliato contro di me, ero cosciente che di lì a poco sarei morta, ma la mia ora arrivò non appena vidi le loro mani premere contro il grilletto del fucile, mentre invano cercavo di fuggire, il loro amore di fratello e sorella era stato più forte del mio con quello di Teares.

E come una rosa che appassisce pian piano sotto la gelida neve, così morì gridando invano al vento e al tramonto aiuto.

Angolo autrice
Scusate l'assenza cari lettori, ma ho iniziato l'università e adesso sono immersa tra libri, filosofia, storia e tedesco ahahahhaahaha.
Che ne pensate di questo capitolo?
Spero che vi piaccia
La vostra sognatrice 🐘

Sunset 🐘Where stories live. Discover now