Capitolo 2:- Cullata tra le leggende del cielo

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Delle braccia sembrarono avvolgermi delicatamente, non sapevo dove mi trovassi, ma intorno a me quella radura lasciava i primi segni di buio.

Il cielo sembrava imbrunirsi sempre di più, e volta la faccia verso colei che mi sosteneva tra le sue braccia delicate potei notare le labbra rosee e gli occhi color ocra della mia nutrice, ispirai quel profumo d'affetto e mi strinsi sempre di più verso lei, ora ricordavo mi ero assopita sotto il baobab dopo aver guardato il tramonto.

La luce era soffusa nella nostra piccola enkang e il tavolo di legno tremolante, quasi come se le assi fossero ormai fragili e logorate dal tempo e dall'umidità.

Attendevo mio padre che tornasse dal campo e il vecchio pendolo con le sue lancette ticchettava segnando il tempo che ormai scorreva inesorabilmente, Gleidis stava preparando della Ngima, la dolcissima polenta di mais accompagnata da dell' ottimo spezzatino l'aiutai com'era solito nella nostra popolazione, mentre le bambine spesso dovevano occuparsi di pulire l'enkang, cucinare e andar a prendere dell'acqua.

I bambini invece erano soliti far pascolare i vitellini e gli agnelli, ma spesso io avevo infranto qualche regola accompagnando il bestiame a pascolare.

Quel profumo inondava la nostra piccola enkang e aggiunto del curry, lo spezzatino avrebbe preso un ottimo sapore, avevo imparato molti trucchetti sia grazie alla mia mamma che grazie a Gleidis.

Scoccate le nove in punto si sentì bussare lievemente alla porta doveva essere sicuramente mio padre, aprii quasi impaurita, da qualche tempo sembrava che qualcosa fosse cambiata dentro di lui e nonostante la nostra popolazione fosse molto povera, la nostra famiglia era abbastanza benestante.

Il suo viso sembrava essere sereno e mi porse li su quelle mani un braccialetto con perle d'Avorio, un regalo che ormai mi aveva promesso da molto tempo e con le mani ancora sudice di terra mi prese in braccio stringendomi a sé.

La cena si svolse in una silenziosa quiete che calò su tutta la stanza, un silenzio che nascondeva dei fitti e loschi misteri, per essere una bimba Elgeyo di undici anni ero molto perspicace e anche una buona osservatrice.

Chiesi al capotavola di poter alzarmi e raccolta la mia veste rossa che pendeva dalla sedia decisi di ritirarmi nella mia piccola stanza, stanca della corsa e un po' pensierosa mi poggiai sul letto di paglia attendendo la mia nutrice, non tardò molto, indossava una veste blu e al di sopra una shuka, una classica coperta dai colori dominanti della natura e dal lobo delle orecchie le pendevano dei grandi cerchi dorati e dei pezzi di avorio, il suo sorriso sembrava essere affievolito e nonostante la stanchezza raccolta durante la giornata, non si rifiutava mai di raccontarmi una delle solite leggende della nostra tribù, si sedette vicino a me e cominciò a narrare:

- "Una notte una donna osservando le stelle, seduta lì sul più alto dei canyon notò una piccola costellazione che sembrava quasi assomigliare ad un piccolo focolare e alzando sempre più il viso verso l'alto, quasi all' estremità del cielo vide ricongiungersi un'armatura tale da sembrare quella di un guerriero.

Sulle spalle portava una faretra e con le possenti mani scoccò una freccia, la donna parve seguire la traiettoria di quella freccia, che colpì il paese vicino, era un vero e proprio attacco al paese nemico, si trattava del più grande guerriero della dinastia Elgeyo.

Ikar, possente guerriero che con la sua truppa aveva sconfitto ogni villaggio nemico per avere la supremazia su tutto il territorio keniota.

Ma un giorno accadde qualcosa di diverso piccola Sunset, un giorno durante un agguato ad un paese confinante, il guerriero, nascosto vicino ad un enkang in mezzo alla foresta, scrutò qualcosa che cambiò per sempre la sua natura ostile.

I suoi capelli scendevano bruni sul seno, intrecciati con dei piccoli fiori rossi che sembrava fossero stati appena raccolti, era lì fuori nel recinto a pulire la sua enkang, indossava una veste rosso porpora, e le sue labbra sembravano sussurrare un lieve canto, quasi una ninna nanna, fu lì che nacque uno dei più misteriosi sentimenti l'amore.

Egli immediatamente ritirò l'attacco, con l'intenzione di non prendere tra le sue colonie tale passaggio e per un lungo anno scrutò la donna che aveva rapito i suoi occhi e che si era impossessata della sua mente, finché ella sentendosi osservata, notò quell'uomo che ogni giorno era lì, nascosto tra quegli alberi.

Il tempo passava finché la donna un giorno uscii dalla propria enkang nascondendosi proprio dove era solito appostarsi il guerriero per ammirarla, la sorpresa fu di entrambi quando si imbatterono per caso e la donna, notata l'armatura sembro aver timore, ma allo stesso tempo sembrava sentirsi protetta dalla grande armatura.

È una sintonia inspiegabile cara Sunset, una sintonia che notavo sempre tra tuo padre e tua madre Teares.

Un giorno Ikar, decise di proporre un' alleanza tra i due paesi e sposò Arvel, proprio da lì nacque la nostra popolazione, gli Elgeyo; una donna innamorata osservava le stelle come è solito nella nostra popolazione.

Ogni nostra decisione, cara Sunset è dettata dalle stelle e da quel focolare da cui attraverso l'estremità delle fiamme cerchiamo di predire che cosa ci riserva il nostro futuro.

Adesso le due stelle più brillanti sono il Guerriero e la Moglie, ovvero Ikar e Arvel mentre le due stelle più piccole rappresentano i loro figli. Buonanotte piccola Sunset." -

I miei occhi sembravano pian piano chiudersi, avvolta dal quel racconto.

Angolo autrice
Spero che questo capitolo vi sia veramente piaciuto, chissà cosa succederà nel successivo, vi invito ad immergervi in questa nuova avventura.

Buona lettura
Vorrei ringraziare seiilmioangelo

Sunset 🐘Where stories live. Discover now