Capitolo 28:Linfa nelle radici 🍃

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Sunset
Urló:
"Come ti sei permessa ad oltraggiare la nostra enkang, sei una ladra, cosa hai rubato?"
Risi sarcasticamente e lo fissai negli occhi riconoscendo il mio stesso sguardo, il mio stesso coraggio...si trattava di mio fratello
Non rivelai nulla, ma lo condussi con me e poi sbottai con tristezza:
"Non sono io a sottrarti qualcosa, ma nostro padre....lui è un Assassino"- misi qualche secondo per pronunciare quelle parole cose dure.
E continuai incapace di smettere:
"È un mostro, ha sottratto la vita al Kenya".
Le parole erano soffuse dal rimbombo degli spari e il timore lo portò a seguirmi tacendo,si stava fidando di me, potevo dimostrargli che volevo salvare la mia patria, amavo il Kenya e lo avrei protetto a costo della morte.

Shan
Solo poche volte avevo udito nominare quel luogo,la valle della morte, ma non avevo mai compreso quale mistero si celasse dietro a quelle parole.
Mia madre aveva sempre evitato di farmi seguire le orme di mio padre o di seguirlo nelle sue spedizioni di caccia, pensavo a lui come ad un eroe, un genitore che si sacrifica per la propria famiglia lavorando nelle tenebre della notte.
Ma fu proprio durante l'oscurità che ogni cosa tornava a farsi sempre più chiara, ero lì ad osservare il cielo, addentrato tra quei pensieri udì quegli spari sospetti e soffusi nell'aria.

Quei passi sospetti e piccoli all'interno della stanza proibita, il coraggio si impossessò di me, entrai, ma la vidi uscire dalla finestra, una donna stava tentando di derubarci,non potevo permettere che scappasse senza aver pagato prima pegno per ciò che aveva appena fatto,volevo ucciderla, aveva disonorato la nostra enkang.

Nei suoi occhi c'erano dolore e coraggio, nei suoi occhi c'erano i miei.

Ad ogni parola una lama si conficcava profonda nel mio torace, lasciando delle ferite sanguinanti, mio padre non poteva essere un assassino o meglio nostro padre...

Solo in questa momento ebbi un sussulto, lei era quella sorella che non avevo avuto mai, quella che avevo sempre immaginato all'interno dei miei sogni, quella che era fuggita via per paura, paura di essere sconfitta dal male.

Ero stordito e intimorito, ma tacendo la segui, ero certo che ci fosse una spiegazione plausibile alle sue parole, sicuramente stava mentendo.

Ma in fondo cos'era una bugia se non una verità da cui vuoi fuggire?

Bisognava camminare a piccoli passi sulla terra macchiata di sangue, the country of death, il luogo della morte, una morte che avrebbe colpito anche me e Sunset se solo ci avessero scoperti.

Quel luogo dava i brividi, il sangue colava dalle zanne di quegli innocenti elefanti e lo strazio e il dolore fomentavano il bruciore delle ferite del mio animo.

Un ultimo sparo, un colpo secco, un colpo che indica la morte, quelle ali nere e cioè che si posano sugli occhi di colei che è adagiata li sul suolo poco prima che l'anima voli tra il fuoco del Kenya e i tramonti del cielo..

E poi lei lì, Sunset non era più vicino me, era uscita allo scoperto, correndo così perdendo l'unico ricordo che mi sarebbe rimasto di lei, il suo piccolo medaglione bianco

E poi quegli occhi, un eroe diventato una belva

Edward

Aveva mantenuto il coraggio di sua madre, la mia determinazione a non arrendersi, era come se gli spari soffusi nell'aria avessero smesso di rimbombare come i lampi in un ciel sereno, era come se la luna avesse lasciato spazio a quel tugurio di oscurità che inghiotte l'anima umana

I miei battiti erano in contrasto con i suoi passi, lenti, attenti, furbi, passi di una guerriera...

Accanto ai suoi udivo degli altri passi,passi incerti, passi timorosi di scoprire verità crudeli, passi da uomo pronto a difendere sua sorella.

Ma la mia anima era rinchiusa in una cella d'Avorio, l'avorio colui che mi aveva reso ricco, come facevo a non comprendere che stavo per perdere la mia unica ricchezza?

Quella bestia, quell'elefante stava proteggendo ciò che di più caro aveva, quei piccoli di cui io non ero mai stato capace di prendermi cura.

La leggenda delle radici oscure...

Quella terra aveva dato vita, il sangue dei guerrieri si era mescolato con le armi dei loro nemici, armi come l'odio, un odio insidiato tra le vene che si mescolava con il puro amore, l'amore per la patria.
Quella terra aveva lasciato morte, sgomento, ferite e sofferenze
Fu così che le immense radici del baobab si elevarono fino ai tramonti del cielo estivo del Kenya, affinché ogni eroe potesse espiare la sua colpa tingendo il cielo.
Quelle radici che un tempo erano oscure tornarono a splendere, splendere di un amor proprio.

Le radici oscure sembravano ancora percorrere le mie vene, il nemico era in me.

Quel fucile avrebbe ucciso un'intera famiglia solo con pochi proiettili, ma lei impavida come sempre osò correre tra la terra del sangue pronta a morire, un colpo letale parti dalle loro mani..

Urlai come se mi fossi ripreso da uno stato di torpore lungo una vita, urlai di non toccare mia figlia,corsi verso di lei e piansi non appena vidi il suo sangue mescolato con il sangue dell'odio, un cucciolo di elefante era lì stesso vicino a lei.

Solo una donna poteva aiutarmi, la piccola donna del telaio, Griseldeis, un legame le univa, un legame che andava oltre il sangue nelle vene, era come linfa nelle radici di un albero..

Angolo autrice
Scusate la lunga assenza, ma come molti hanno notato ho completato la mia prima opera e adesso mi dedicherò completamente a questa.

Che ne pensate di questo nuovo capitolo?
Sunset sarà morta?
Sembra che il suo destino sia simile a quello della madre, ma sarà così?
Chi è in realtà Griseldeis?
Cosa penserà Shan di suo padre?

Al prossimo capitolo
La vostra piccola Roby🐘

Sunset 🐘Where stories live. Discover now