Sunset 🐘

Capitolo 17:La principessa Egle e il castello del re Javier

Se vuoi arrivare primo,corri da solo; se vuoi arrivare lontano, cammina insieme.

Quella voce proveniva dalla fonte, una piccola bambina con il capo ricoperto da un kanga variopinto,intonava un'antica canzone Shawili, i suoi lunghi capelli scendevano in delle trecce scure impreziosite da delle piccole perline colorate...

Sicuramente era una di quelle bambine che si era diretta alla fonte per prendere dell'acqua ,ma qualcosa non mi convinceva, poiché era da sola senza nessuna delle sue compagne.

Yari mi prese per mano,e a piccoli passi ci dirigemmo verso di lei cercando di fare meno rumore possibile, ma il nostro piano fallì miseramente quando Anshar con le sue enormi zampe schiacciò dei piccoli rami.

La ragazza essendo impaurita fece qualche passo verso di noi e ad un tratto si vide Anshar davanti a sé e urlò,ma subito andai verso di lei cercando di calmarla e rassicurarla.

Le porsi la mia mano come segno di amicizia e mi presentai:
"Il mio nome è Sunset e loro sono Yari e Anshar"e nel frattempo indicai i miei amici.

La piccola fece un inchino presentandosi:
"Io sono lady Egle, principessa del vasto regno di Nairobi."

Il mio viso parve essere sorpreso, mi ritrovavo davanti ad una principessa e subito ripensai al castello di sabbia ritratto tra le pagine del portafogli,allora era tutto vero,mamma aveva compiuto questo viaggio,ma non era riuscita ad uccidere il mostro.

Lady Egle:
" Da dove giungete? E come mai quell'enorme elefante si trova qui? Bisogna subito trovargli un rifugio altrimenti farà una brutta fine.
Quelle parole mi raggelarono il sangue, Anshar non era al sicuro in questo villaggio.

Sunset:
" Una missione accompagna la mia storia, bisogna che salvi il mio piccolo cucciolo conducendolo nell'antica valle degli elefanti affinché i bracconieri non possano ucciderlo".

Lady Egle:
" Seguitemi vi condurrò presso The quarry of precious Stones, una piccola grotta dove potrete nascondere il vostro piccolo cucciolo di elefante"-così dicendo si avviò verso di lui accarezzando dolcemente la sua proboscide e iniziò a muoversi con passo spedito, come se avesse il timore che qualcuno potesse scoprirci.