Tentazioni

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Capitolo XIII

Tentazioni


Dopo quello scambio di sorrisi Louis se n'era andato. Non per qualcosa di male o perchè si fosse arrabbiato, piuttosto perchè Zayn lo aveva urgentemente chiamato al telefono e lui è scappato di casa. Mi aveva chiesto circa quattro volte di andare con lui, non voleva lasciarmi da solo, ma io ho rifiutato, essendo spaventato dall'idea che Zayn potesse sbattermi in faccia anche la porta di casa sua. 

Feci un piccolo sorriso, non volevo intristirmi, non dopo che le cose stavano cambiando per il verso giusto.

Una piccola fitta di bruciore salì per il mio polso. I tagli ancora bruciavano, non erano guariti del tutto. 

Mi sentivo così male che ero arrivato al punto di farmi del male. Ero talmente accecato dal dolore che pensavo fosse la cosa giusta, eppure in quel momento per me lo era. Tagliarmi era come una soluzione indiretta per uscire dai miei problemi. Come se mi fosse stata data solo quell'opportunità per scordarmi di tutto. Ma c'era una cosa che avevo paura si avverasse. Non volevo che Louis si stesse prendendo cura di me, solo perchè stavo male e mi tagliavo. Ripeto che non volevo la compassione di qualcuno. 

Il mio sorriso svanì nuovamente a quel pensiero. Poi scossi il capo e cercai di farne un altro, solo che ne venne fuori un piccolo sgorbio sorriso. Uno di quelli non sicuri e spaventati dalla compassione della gente. Uno di quelli che mi aveva perseguitato per tutta la vita, fino a quel giorno, fino a quando Louis mi aveva promesso che sarebbe stato sempre al mio fianco se io avessi avuto bisogno di aiuto. Attenzione ho detto aiuto e non compassione.

Mi alzai dal letto e andai in bagno. No, non volevo tagliarmi. Volevo semplicemente sciacquarmi il viso, per togliere via ogni traccia di stanchezza. Con la scusa che Louis era andato da Zayn avevo dormito altre tre ore, almeno ero un po' più riposato. 

Mi svegliai a causa del campanello che suonava insistentemente, così di mala voglia andai ad aprire e mi trovai davanti un Louis sorridente e un Zayn con una smorfia di fastidio attaccata al viso. Mi ero quasi dimenticato che ce l'avesse con me e mi ero anche scordato dell'incidente che aveva avuto. Il braccio era sempre fasciato, per come mi aveva detto Louis. Sul viso aleggiavano dei piccoli tagli, altri sul collo, chissà quanti nascosti dai vestiti.

Mi scostai e li feci entrare. Louis mi mimò un "scusa" prima di far passare una mano tra i miei capelli e scompigliarmeli tutti. Gli lanciai un sorrisino, sperando che non passasse per una smorfia. 

- Ciao Zayn - salutai cordialmente, beccandomi un'occhiataccia e una risposta brusca.

- Ciao figlio gay... posso chiamarti così vero? Non ti offendi? - sorrise strafottente e si andò a sedere sul divano. Chinai il capo verso il basso, avevo di nuovo quella strana voglia, quella voglia di farmi del male. Mi guardai in giro e feci per salire le scale, ma Louis mi fermò bruscamente e si avvicinò a me, sussurrando - Non pensarci nemmeno. Ora ci penso io a lui, ma non farti del male, me lo hai promesso - 

E' vero. Glielo avevo promesso. Gli avevo promesso che mi sarei fatto forza se lui fosse stato accanto a me... ma ero così debole e vulnerabile. Mi ero affrettato a fare promesse azzardate. Pensavo di trovare la felicità, in realtà cercavo di tirarla via da sotto le macerie. Già, tutti i miei muri, tutte le mie illusioni e tutti i miei sbagli, c'erano caduti addosso. Annuii flebilmente, quasi impercettibilmente, col capo e sussurrai un leggero - Sono in cucina - prima di sparire senza attendere risposte da Louis. 

Appoggiai le mani al bordo del lavandino e restai per qualche secondo con lo sguardo fisso sul muro di fronte. Sentivo dall'altra parte Louis e Zayn discutere a voce bassa.

Il grido della libertàWhere stories live. Discover now