Tre respiri

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Capitolo XXXV

*LOUIS' POV*


- Sono stata brava? - mi chiese dolcemente Daisy. Appoggiai la mia mano sulla sua schiena, per indirizzarla bene, dato che non potevo prenderle le manine ferite e poi le feci uno di quei sorrisi davvero grandi.

- Se sei stata brava? Ma tu sei stata bravissima! Non hai nemmeno pianto! - la presi in braccio, facendola ridere e roteai più volte su me stesso.

- Ancora! Ancora! - urlò entusiasta e mi fu inevitabile accontentarla, ma subito dopo la dovetti far riscendere per rispondere a una chiamata in arrivo.

- Pronto? - 

- Louis, sono mamma -

- Ehi mamma, dimmi -

- Com'è andata in ospedale? - 

- Tutto apposto. Le hanno disinfettato i tagli, adesso la riporto a casa -

- No, ascoltami. Io oggi ho il turno di notte e quindi sono già dovuta andare a lavoro. Fizzy e Lottie volevano dormire dalle loro amiche e quindi le ho accompagnate io. Georgia e Phoebe sono già dalla nonna, dormiranno lì. Accompagnaci anche Daisy così nonna farà in modo che domani possano andare tutte a scuola. A casa ci sono Zayn ,Harry e i suoi zii, prepara qualcosa o comprate una pizza. E se hai bisogno di qualcosa chiamami, va bene? - feci girare Daisy e cambiai rotta verso la casa dei miei nonni, fortunatamente non molto lontana da dove mi trovavo in quel momento.

- Stai tranquilla. Verso quando torni domani? Per pranzo? -

- Si, dovrei essere di ritorno o per pranzo oppure verso il pomeriggio presto, ma comunque noi ci rivedremo dopo scuola -

- Certo. Okay allora buon lavoro -

- Grazie amore e state attenti -

- Okay. Notte -

Chiusi la chiamata e mi accorsi di essere già arrivato.

- Allora piccola, stasera dormi dalla nonna e domani ti accompagna lei a scuola, va bene? -

- Okay. Notte, Lou - le lasciai un bacino sulla fronte per poi aspettare che mia nonna la prendesse in braccio e la portasse dentro. Salutai con un gesto della mano Georgia e Phoebe che mi guardavano dalla finestra e poi camminai verso casa. 

Nel frattempo mandai un messaggio ad Harry, chiedendogli se fosse tutto apposto, ma non mi arrivò alcuna risposta per tutto il tragitto, così mi ritrovai davanti al portone di casa, ad aprirlo lentamente per non svegliare chiunque stesse dormendo, anche se erano solo le sei di pomeriggio.

Salii silenziosamente le scale e un urlo smorzato mi fece cambiare idea e mi fece correre verso la camera di Harry. Ero terribilmente preoccupato per lui. Spintonai la porta leggermente bloccata e un dolore lancinante alla testa mi fece cadere per terra. Vedevo appannato, ma riuscivo a distinguere tre figure, tra cui una mi aveva sbattuto qualcosa in testa e le altre erano sul letto di Harry.

- L-lou.. - un altro urletto strozzato e mi impuntai di riuscire a capire cosa davvero stesse succedendo tra quelle mura, anche se non riuscivo a stare del tutto seduto.

- N-non f-fategli del m-male... Ah... m-me lo ah-avevate p-promesso... Ah... -

- Cosa gli state facendo? - chiesi, tenendomi la parte destra della testa e sbattendo più volte le palpebre, finchè non riuscii a notare meglio che uno degli zii di Harry se lo stava "scopando". Addio finezza, addio traguardi. Ero più incazzato che mai.

- Ma che cazzo gli state facendo? Lasciatelo subito! - provai a mettermi in piedi, senza successo e mi sentii stringere in una forte presa da qualcuno dietro di me. Sicuramente era uno degli zii di Harry. Zii? Zii? Mi ero davvero bevuto il cervello? Quelli non erano i suoi zii.

Il grido della libertàWhere stories live. Discover now