Con il cuore in gola.

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Capitolo XXXIX

* Liam's Pov *


Non sapevo cosa stava succedendo di preciso tra me e Zayn. Continuavo a sbranarmi il cervello e a dirmi che era tutto strano. Mi piaceva baciarlo, ma di certo non ero gay... Ero completamente diventato scemo. Dicevo di non essere gay e poi sapevo quanto mi piacesse baciare Zayn che è un ragazzo. Beh non era questa la cosa che mi tormentava il cervello. Essere spinto dalle scale mi aveva fatto sentire un completo idiota. Non riuscivo nemmeno a difendermi da una ragazza. Mi ero lasciato insultare senza che potessi girare i tacchi in tempo, prima di essere scaraventato giù da una scalinata. Ma sapevo quanto potessero ferire le parole. Sophia aveva disintegrato la mia autostima in poco tempo. Eravamo una coppia che stava molto bene insieme. Io ero felice e l'amavo, lei diceva lo stesso. Poi durante ciò che sembrava la "nostra prima volta", lei si è dimostrata il contrario. Il giorno dopo io ero felice, lei era una furia. Diceva che ero una palla di lardo, che l'avevo schiacciata per tutto il tempo, nonostante restassi sollevato sulle braccia proprio per non farle male. La sera, prima di tornare a casa sua, aveva avuto la faccia di dirmi che mi amava e che era stato speciale e stupendo. Il giorno dopo mi aveva spiattellato in faccia che era solo sesso, e questo mi bastava per capire che non era veramente la sua prima volta, che mi aveva preso in giro per tutto il tempo, ma non ho mai capito perchè avesse deciso di stare con me per due anni, piuttosto che dirmi che voleva solo del sano sesso. Di certo non mi sarei tirato indietro. Magari avrei perso in quel modo la verginità e non con il cuore distrutto. Oppure, mi dicevo che era semplicemente sadica. Amava vedermi ridere per poi farmi piangere nell'arco di pochi secondi. Ma l'idea che superava le altre, era quella di pensare che fosse pazza. Inesorabilmente pazza. Perchè qualcuno che sta con te per due anni e aspetta la fantastica e speciale prima volta, non ti dice che ti ama e il giorno dopo che era tutta una presa per il culo. Perchè non avrebbe senso recitare per due anni. Due fottutissimi anni in cui mi sono innamorata di un'emerita idiota.  O forse il pazzo ero io, che durante il tragitto del ritorno non avevo fatto altro che pensare alla ragazza che mi aveva scaraventato giù dalle scale. Ricordando l'episodio, sentii nuovamente male alla schiena. Ci mancava solo quello. E poi Zayn mi aveva totalmente scioccato. Si era tagliato, aveva davvero fatto ciò che aveva detto e mi ero sentito un cretino. Non avevo pensato a quanto lui stesse mettendo a rischio se stesso solo per evitare che non mi facessi del male. Si era ferito, mi aveva distratto facendosi del male e sapevo anche che dopo quella scena, non avrei  avuto più il coraggio di chinarmi in un water e uccidermi. Qualcuno mi aveva fatto capire quanto speciale potessi essere e lo aveva fatto nel momento in cui meno mi accettavo, facendomi però sentire speciale nel mio pensiero di essere una completa nullità.

Avevo sempre saputo che in fondo non avevo la necessità di rischiare la vita dimagrendo nel modo sbagliato, solo che avevo bisogno di qualcuno che me lo rendesse esplicito. Spesse volte sappiamo tutti di sbagliare, ma non ce ne rendiamo conto fino a quando qualcuno ci scuote e ce lo grida in faccia. A volte non ascoltiamo i discorsi fatti con calma e premura. Il più delle volte, le parole che ci restano impresse nella mente non sono quelle sussurrate, ma quelle gridate ai quattro venti. Solo per paura che tutti potessero sentirti oppure per capire quanto dannatamente vero potesse essere.

Entrai in casa e mi chiusi la porta alle spalle. Volevo fare una cosa per Zayn e sapevo di poterci riuscire. Mi aveva fatto alzare l'autostima abbastanza per dirigermi in cucina e prendere un piatto di bastoncini di pesce che mi aveva preparato mamma. Mi tolsi il giubbotto, lo appesi nell'apposito attaccapanni e poi mi sedetti a tavola. Ero solo, ma non mi feci suggestionare. In fondo amavo la solitudine.

Fissai il piatto solo per pochi secondi, poi fui colto da un improvviso appetito e una grande voglia di mandare giù quel pesce che profumava di limone. E io adoravo il sapore acro del limone. Adoravo il contrasto che si creava con le papille gustative. Tagliai un pezzo di pesce e lo misi in bocca. Mi sentivo un assaggiatore. Assaporai lentamente quel cibo. Era strano... era come se non mangiassi da secoli, anche se era quasi così. O mia mamma aveva cucinato divinamente o le mie papille gustative si erano evolute nel corso dei giorni in cui non ho toccato nulla.

Il grido della libertàDonde viven las historias. Descúbrelo ahora