Un'altra lettera per noi

5.2K 251 164
                                    

Capitolo XLV

* Niall's Pov *


- Buongiorno angelo... - aprii leggermente gli occhi e alcuni raggi di sole si impossessarono delle iridi, accecandomi. Li sbattei un po' prima di notare Charly che mi fissava sorridendo.

- Buongiorno principessa - biascicai, con la voce ancora impastata dal sonno.

- Come hai dormito? - le chiesi, stiracchiandomi e notando tutti i vestiti sparsi per il piano. Dalla vetrate poteva benissimo vedersi il sole alto in cielo e alcune nuvole sparse. Almeno non avrebbe piovuto, forse.

- In un modo paradisiaco - sorrise, baciandomi e alzandosi.

- Dove vai? Potremmo restare qui per tutta la giornata - progettai, immaginando di stare abbracciato a lei per 24 ore.

- Sarebbe stupendo, ma ho troppo bisogno di parlare con James. Devo chiarire con lui. Non posso prenderlo in giro. Inoltre ho fame, sono le dieci, abbiamo di nuovo saltato scuola e io ho bisogno di fare colazione per non impazzire - ridacchiò, infilandosi l'intimo. Restai a fissarla fino a quando non mi chiese di alzarle la zip, poi decisi di vestirmi anche io. Non aveva senso restare là da solo.

- Hai ragione. Oddio, i miei mi faranno un'altra bellissima ramanzina per aver saltato scuola - sbuffai, infilando la maglietta e abbottonando i jeans.

- Non se ti fai trovare a casa e con una presunta febbre alta - 

- Mi piaci vestita da diavoletto - ridacchiai.

- Lo so, lo so. Fai come ti dico. Mettiti subito sotto le coperte, ma prima lavati e lascia i capelli un po' bagnati, così sembreranno umidi per il sudore. Bagna costantemente la fronte con una pezza calda e immergi per pochissimo tempo il termometro in una bevanda calda. Tua madre ti toccherà la fronte calda, poi osserverà il termometro e il sudore sulla tua pelle e vedrai che non ti dirà nulla -

- Sei un genio del male! Vado di corso a casa, prima che siano di ritorno dal lavoro. Avevano il turno serale e alle undici arrivano dentro - ammisi, osservando l'orologio del telefono. Scendemmo le scale, le aggiustai un po' i capelli spettinati e mi affrettai ad accompagnarla vicino casa di James. La salutai con un bacio sulle labbra e poi mi diressi subito a casa mia. Applicai il suo piano e l'ansia salì quando sentii il portone principale aprirsi e chiudersi. Bagnai la fronte per l'ultima volta, poi buttai la pezza sotto il letto e mi immersi nelle lenzuola. Mia madre aprì la porta della mia camera, così mi assicurai di mettere ben in atto il copione.

- M-mamma? - finsi di tremare, socchiudendo gli occhi e sbadigliando. Ero un fottuto attore!

- Come mai sei a casa? Stai male? - mise una mano sulla fronte e l'allontanò subito.

- Ma tu sei caldo! Hai misurato la febbre? - annuii, facendole segno del termometro sul comodino.

- 38, 2°. Se sale un altro po' ti do la bustina. Adesso riposati un po', hai fatto bene a non andare a scuola - sospirò, scuotendo il capo e uscendo dalla stanza. Aspettai di non sentire più i suoi passi e mi tolsi le coperte di dosso. Stavo morendo dal caldo a causa di quella bevanda bollente. Mandai un messaggio ai ragazzi, avvisandoli della mia finta malattia e poi controllai la casella dei messaggi di Charly. Non mi aveva ancora mandato nulla. Che si fosse pentita? Avevo paura che, guardando gli occhi di James, non avesse trovato il coraggio per lasciarlo e che quindi lasciasse me. Ma sospirai, cercai di calmarmi e mi dissi che mi avrebbe chiamato. Lei voleva essere il nostro piccolo segreto e io avevo intenzione di custodirlo dolcemente. Passò un'altra mezzora prima di sobbalzare a causa della suoneria del telefono. Risposi subito dopo un secondo e fui felice di sentire la voce di Charly.

Il grido della libertàWhere stories live. Discover now