Capitolo 3

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Frustrazione.

Frustrazione era la parola chiave che racchiudeva tutte le emozioni provate da Jimin, quel pomeriggio. Stette il più possibile lontano da Yoongi e osservò le cameriere mentre spostavano sapientemente tutte le valigie dei due ospiti nelle rispettive camere.

Un dolce profumo di crostata appena sfornata attraversava il freddo corridoio d'entrata e giungeva direttamente al piano superiore, stuzzicando l'appetito di Jimin come null'altro era in grado di fare.

A lui piaceva tanto quella fragranza. Gli ricordava di un tempo passato, di quando da bambino Sunji, la governante, preparava i suoi dolci preferiti a ritorno da scuola. Col tempo capì che quello fosse l'unico frammento della sua infanzia definibile tale, un ordinario stralcio di vita quotidiana che sarebbe parso familiare a chiunque. Ma i sonnolenti pomeriggi d'inizio primavera erano stati solo una minima parte della sua normalità, la migliore, certo, ma non quella che lui più ricordava. Costretto a crescere prima del dovuto e a dimostrare una serietà inusuale per un bambino di quell'età, si era ritrovato a dover combattere con il proprio lato infantile solo dopo molti anni di stretto rigore. Non aveva ricordi spensierati e ne sentiva la mancanza, vuoto al pensiero che in quella casa non ci fosse mai stato amore o affetto vero. Il denaro era servito da unico collante nella relazione tra i suoi genitori e Jimin era certo che non si amassero neanche un po', neanche quanto bastava per spingerli ad augurarsi buongiorno o a sfiorarsi le mani quando erano vicini.

Inizialmente credeva fosse normale. Ogni famiglia altolocata con la quale aveva a che fare non era realmente unita, ma tutti fingevano di essere felici e così era la norma. Chi possiede fin troppo non può mostrarsi debole e tanto meno può far emergere i lati negativi della ricchezza che tanto esalta, certo che l'invidia altrui sia essenziale per mantenere il distacco tra fortunati e non.

Viene dunque da chiedersi chi, a conti fatti, possa veramente ritenersi fortunato. Vale davvero la pena sacrificare la propria felicità per soddisfare la sola sete di denaro? Che prezzo ha poi la normalità? Tutte domande che Jimin, chiuso nella sua bolla di finta perfezione, nemmeno si poneva e a cui non avrebbe saputo assolutamente rispondere in ogni caso.

Disteso supino sul letto, continuava a rimuginare sulle parole di Yoongi e sentiva la rabbia ribollirgli nelle vene. La sola vista di quel ragazzo ormai gli dava alla testa e lo irritava oltre misura, facendogli venir voglia di assestare un pugno sul suo bel faccino, in modo da chiarire definitivamente i conti. Ma era certo che, se avesse usato la violenza, Yoongi avrebbe riso di lui e l'avrebbe considerato ancor più debole. Doveva giocare d'astuzia; non avrebbe lasciato che un ragazzo come lui gli mettesse i piedi in testa, non in casa sua e non contro il suo volere.

Passarono le ore e, proprio mentre Jimin pareva essersi calmato, la voce stridula e petulante della madre richiamò il suo nome a gran voce. Come un morto condannato al patibolo, il ragazzo trascinò i piedi fino alla cucina e si preparò ad affrontare la strega che diceva di averlo partorito. Era sua madre solo sulla carta, di lui non sapeva niente e mai se n'era interessata. Jimin non era certo di provare sincero affetto per quella donna eppure si sforzava di ammettere a sé stesso il contrario, consapevole che ai trattasse pur sempre di sua madre.

<<È ora di cena, chiama Yoongi e digli che può scendere>>

<<Cos- ma perché devo farlo io?! Non potevi semplicemente urlare anche a lui come hai fatto con me?>> chiese Jimin al limite della pazienza.

<<Sei stato chiuso in camera per tutto il pomeriggio, ti pare questo il modo di accogliere degli ospiti?!>>il pessimo carattere di Jimin proveniva con tutta probabilità da sua madre, non c'era da stupirsi.

<<Io non capisco, continui a chiamarli "ospiti" ma sai benissimo che ci hanno implorato per poter rimanere qui a nostre spese. Perché li stai aiutando? Non è da te essere gentile senza un tornaconto, so che c'è qualcosa sotto>> Jimin si sentiva particolarmente acido quel giorno e aveva tutte le intenzioni di andare fino in fondo. La madre assunse un'espressione decisamente distante dal suo modo di fare abituale e, anziché infuriarsi ulteriormente, si addolcì di colpo, sorridendo in un modo che Jimin trovò oltremodo inquietante. Si portò una mano dietro l'orecchio e chinò il capo con nostalgia. Jimjn non l'aveva mai vista così, sembrava... sincera.

Truth Untold || YoonMinWhere stories live. Discover now