Capitolo 4

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Solo dopo mezz'ora di corsa a perdifiato Jimin arrivò finalmente di fronte al massiccio cancello in ferro che delimitava il cortile della sua scuola. Era terribilmente in ritardo e stranamente, per una volta, non era del tutto colpa sua.

Yoongi lo aveva lasciato letteralmente a piedi e neanche con tutta la buona volontà del mondo sarebbe stato capace di raggiungere l'istituto entro il suono della campanella. Si disse che sarebbe potuta andare decisamente peggio e che alla prima ora, invece della mansueta professoressa di storia dell'arte, ci sarebbe potuta essere la signora Lee, una sottospecie di mostro amorfo con un innato amore per i calcoli che lo costringeva a passare interminabili notti insonni chino sul libro di matematica.

In quel caso, il ritardo gli sarebbe di certo costato una settimana di doposcuola forzato, un lavoro più noioso che umiliante a dirla tutta.

Durante tutto il percorso verso la porta della sua classe, Jimin non volle neanche provare a reprimere tutto l'odio che lo infervorava, lasciando che la rabbia gli scorresse dentro e desse vigore ad ogni suo passo. Si prospettava una lunga giornata ed era certo che, una volta tornati entrambi a casa, avrebbero fatto i conti alla sua maniera.

Proprio come pensava, non fu punito per il ritardo e, al termine delle prime tre ore di lezione, dove le palpebre si fecero pesanti più volte, si diresse verso il suo armadietto per poter finalmente riporre libri e quaderni. Scoprì per caso che a Yoongi era stato assegnato un armadietto vicino al suo, quando lo vide a pochi metri da lui, ignaro di ciò che sarebbe successo di lì a poco.

Jimin, infatti, corse rabbiosamente nella sua direzione e gli rivolse uno sguardo di fuoco, sforzandosi di sembrare il più minaccioso possibile.

Poco gli importava che fossero nel bel mezzo del corridoio; avrebbe pestato a sangue quel ragazzo se necessario, anche perché si era stufato, che fosse un suo hyung o meno non aveva importanza.

Come si permetteva di comportarsi in quel modo così sfacciato sapendo chi aveva davanti?

Un tonfo proprio vicino all'orecchio destro distolse Yoongi dai suoi pensieri e lo fece voltare lentamente, in modo da poter osservare Jimin che, sovrastandolo, aveva appena sbattuto violentemente una mano sulla fredda superficie dell'armadietto in acciaio accanto a lui.

<<Brutto stronzo, che cazzo ti è saltato in mente, eh?! Mi hai mollato in mezzo alla strada e ho dovuto correre per tutta Seoul fino a qui. Giuro che questa è la volta buona che le prendi, Min>> Jimin sputava fuoco ed era decisamente poco incline al chiarimento. Afferrò il colletto della divisa di Yoongi e strinse la presa, limitando i movimenti del ragazzo e preparandosi per sferrare il primo di una lunga serie di colpi. Prima, però, attese una risposta da parte di Yoongi, tanto per avere il gusto di sentire la sua voce mentre lo pregava di risparmiarlo. Ma così non accadde, o meglio, la risposta di Yoongi arrivò, ma non fu quella che Jimin si sarebbe aspettato.

<<Una corsetta non fa male a nessuno. E poi, dove le hai messe le buone maniere Park? Sono "Hyung" per te, ricordi?>> ed eccolo di nuovo, quel lato tanto contraddittorio quanto sagace di Yoongi che, ogni volta, spiazzava e indispettiva Jimin sempre più.

<<Non ci penso nemmeno a chiamarti così e non me ne frega niente che tu sia più grande o meno. Giuro che stavolta ti ammaz->>

<<JIMIN! Che cavolo combini?!>> una squillante voce femminile interruppe la sua sfuriata, portandolo  voltarsi con sguardo omicida in direzione di colei che lo aveva interrotto sul più bello, ad un passo dalla rissa.

Yoongi poi si stupì di come Jimin si calmò di colpo non appena riconobbe la ragazza in questione, trasformando il cipiglio rabbioso in un timido, mesto sorriso. Un'espressione che cozzava enormemente con la sua personalità, costantemente combattuta tra scatti d'ira e finta contentezza, incapace di trovare un compromesso emotivo equilibrato e stabile.

Truth Untold || YoonMinWhere stories live. Discover now