Capitolo 31

2.3K 208 32
                                    

Chiunque sostenga che il canto degli uccellini sia rilassante, non ha mai vissuto fuori città per più di un giorno. Basta che una sola di quelle piccole bestiole emetta un suono, che subito si scatena un concerto di cinguettii fatti apposta per essere uditi da una valle di distanza.

Jimin già dall'alba  stava, a dirla tutta, valutando l'idea di avvalersi di un porto d'armi. Non aveva avuto un secondo di pace e aveva passato il conseguente dormiveglia col cuscino premuto sulla testa per tutto il tempo, aspettando che quelle bestie malefiche si zittissero.

Con un ultimo mugugno contrariato si spostò su un fianco e, finalmente, aprì gli occhi, gonfi di sonno.

Sul divano. Era sul divano.

Beh, quanto meno si spiega perché avesse dormito così male. Qualche altro secondo e riuscì finalmente a mettersi a sedere, per poi passare cinque minuti buoni a fissare un punto indefinito oltre il muro, aspettando l'accensione del cervello. Era un avvio lento quello mattiniero perché, si sa, troppo materiale nella mente appesantiva e rallentava il sistema.

Ma arrivò puntuale il ricordo che fece sobbalzare Jimin come colpito da una scarica elettrica, con tanto di occhi spalancati e respiro spezzato.

E non furono immagini le prime ad apparire, bensì gli odori, o meglio, il profumo fresco della pelle di Yoongi e dei suoi vestiti. Si portò una mano alla bocca con forza e sgranò ancor di più gli occhi ad ogni dinamica che gli riaffiorava in mente, con soltanto un'unica, gigantesca affermazione che gli pendeva dalle labbra, rovinate dal sonno e dell'umidità della montagna.

<<Merda>> disse, prima in un sussurro, tanto per prendere confidenza con la parola che avrebbe ripetuto incessantemente nella propria mente e a voce negli svariati minuti successivi mentre, con la testa tra le mani, sperava invano di trovare un metodo per sprofondare nel pavimento.

E continuò ad imprecare anche quando, con uno scatto, iniziò a lanciare i cuscini dappertutto, prendendoli a pugni e immaginando un primo piano di Yoongi stampato su ogni federa. La frustrazione era un cappio al collo e lui nulla poté se non dimenarsi, nel disperato tentativo di scrollarsi di dosso la solita voce fastidiosa che, in quel momento, penetrava fino alla bocca dello stomaco.

Eppure sapeva benissimo contro chi si scagliava la sua rabbia. Sapeva chi fosse l'oggetto del suo rancore e non ebbe paura ad ammetterlo, non quando aveva praticamente già ammesso di desiderare Yoongi nonostante tutte le cattiverie che aveva detto e pensato di lui, nonostante tutto il tempo che aveva passato ad evitarlo e nonostante gli avesse addossato ogni colpa.

<<Sono... sono un coglione>> ammise flebilmente, mentre lasciava stare il cuscino che stava torturando e si abbandonava sul divano, privo di forze. E lo disse per ogni cosa, per ogni singola azione e pensiero dettato dall'orgoglio e per ogni tentennamento di fronte alla nuda e cruda verità, amara sul palato e brutta al primo sguardo.

<<È quello che cerco di ripeterti da sempre>> aggiunse una voce poco distante, che fece scattare Jimin a sedere per lo spavento.

Nessun pericolo, non era Yoongi.

<<Mi spieghi che ti hanno fatto quei cuscini?>> chiese Jane avvicinandosi, sempre con il sorriso cordiale di chi capisce che c'è qualcosa che non va e non vuole infierire. Si sedette anche lei sul divano e si concedette un sorso dalla tazza calda che teneva in mano. Jimin era più che convinto si trattasse di caffè al ginseng senza zucchero e davvero, non riusciva ad immaginare una colazione più rivoltante di quella. Si sforzò fino all'ultimo di pensare al caffè dell'amica piuttosto che alla sua domanda e il silenzio, in un modo o nell'altro, parlò al posto suo.

Truth Untold || YoonMinWhere stories live. Discover now